Mancano ormai pochissime ore per avere i risultati delle elezioni presidenziali negli Stati Uniti e tutto il mondo, o almeno così riportano i giornali, è stato con il fiato sospeso in attesa di conoscerne l’esito. Trump o Harris: ecco la domanda che ha infiammato i dibattiti. Una domanda che rivela molto più della sua risposta. Ancora oggi sembra che gli Stati Uniti continuino a esercitare un primato sull’economia e sulla geopolitica mondiale. Sarebbe interessante domandarsi come e perché e fino a che punto siamo disposti a riconoscere nel governo a stelle e strisce la nostra guida, ma è ben più interessante domandarsi se e come gli Stati Uniti esercitino una supremazia mondiale. E se potranno continuare a farlo anche in futuro. Il ruolo degli Stati Uniti come guida nella leadership mondiale è davvero indiscusso? O qualcosa sta cambiando?
Ma per comprendere ciò è necessario far luce sulla storia di questo paese e in particolare sulla sua politica estera. Un desiderio di egemonia globale a Washington si affermò soltanto a partire dal 1945. Con lo sbarco in Normandia e la distruzione di Hiroshima e di Nagasaki, la supremazia militare degli Usa parve indiscussa. Fu allora che il governo di Washington si attribuì la “missione” di garantire la pace nel mondo e di esportare la pace e la democrazia, a suon di bombe certo. Per fare ciò Washington si è sempre adoperata per mantenere la propria superiorità militare, basti pensare che la spesa militare negli USA è costantemente cresciuta. L’idea alla base della politica estera degli ultimi settant’anni è molto semplice: affinchè il mondo sia sicuro e in pace è necessario che prevalga la potenza militare statunitense. Ed è altrettanto necessario che l’intero globo riconosca negli Stati Uniti la sua guida.
Quest’idea trovò la sua giustificazione filosofica in un interessantissimo saggio pubblicato dal politologo statunitense Francis Fukuyama nel 1992: The end of History and The last man, tradotto in italiano come «La fine della storia e l’ultimo uomo». La tesi avanzata da Fukuyama è che la storia umana ha raggiunto il suo culmine con le attuali democrazie liberali. La società del XX secolo ha finalmente completato il suo processo di evoluzione sociale, economica e politica fino a giungere alla sua massima e più perfetta realizzazione. Secondo Fukuyama viviamo nel “migliore dei mondi possibili”. Non esiste modello migliore del liberalismo democratico. L’uomo ha raggiunto un tale livello di perfezionamento che addirittura la “storia” si è conclusa. Non ci saranno più autentici cambiamenti, autentici stravolgimenti della società umana che si è ormai assestata nella sua forma ideale. In poche parole: la fine della storia.
Naturalmente questa tesi è stata ampiamente smentita, sia perché la storia umana non si è affatto arrestata, sia perché, come testimoniano le innumerevoli crisi che hanno sconvolto il mondo occidentale dopo il 1992, la società in cui viviamo non è affatto ideale. Il progresso tecnologico e industriale ha migliorato le condizioni di vita ma al tempo stesso ha amplificato i divari sociali. Ha provocato un distanziamento e una disgregazione delle comunità in tante piccole e sempre più isolate particelle. Eppure la tesi di Fukuyama sintetizza, in chiave filosofica e sociologica, l’agenda politica degli Usa. Washington ha tentato in tutti i modi d’imporsi come indiscusso leader mondiale, ma sul fatto che vi sia davvero riuscito ci sono forti dubbi.
Dal fallimento della guerra in Vietnam fino alla disastrosa guerra in Iraq all’altrettanto disastrosa guerra in Afghanistan, terminata con la precipitosa fuga da Kabul dell’agosto 2021: negli ultimi decenni gli Stati Uniti hanno collezionato un fallimento dietro l’altro. L’invasione russa dell’Ucraina ha rappresentato l’ennesimo banco di prova per testare una politica estera a dir poco fallimentare.
Washington ha investito ingenti somme di denaro nella guerra russo-ucraina, e ha spinto i membri della NATO a seguire le sue orme. Eppure nonostante il grande dispiegamento di risorse se c’è una cosa che tale guerra ha rivelato è che l’influenza degli Stati Uniti non fa che diminuire di anno in anno. Le sanzioni contro la Russia volute da Washington non solo non hanno realmente impattato l’economia russa, ma nessuno dei Paesi non alleati vi ha aderito. L’amministrazione Biden ha cercato in tutti i modi di far tornare in auge l’idea che gli Stati Uniti, a guida dell’Occidente, rappresentino l’unico faro in difesa della democrazia. Queste ad esempio furono le parole pronunciate da Biden: «Adesso è l’ora: è il nostro momento di responsabilità, la nostra prova di risolutezza e coscienza della storia… Così salveremo la democrazia».
Retorica che oggi fatica sempre più a far presa. Per Andrew Bacevich, professore di Storia e relazioni internazionali alla Boston University, questo mandato missionario che gli Usa si sono auto attribuiti non soltanto pecca di arroganza ma è anche ciò che ha fatto deragliare il paese negli ultimi decenni.
Anche dal punto di vista economico il primato degli Stati Uniti non è più indiscusso. L’economia cinese è già di un quarto più grande di quella USA. I dati della Banca Mondiale confermano una verità che gli Stati Uniti preferirebbero non ammettere: l’economia mondiale, un tempo dominata dagli Stati Uniti, ormai è dominata da altri attori. Nel 1994 dai Paesi del G7 veniva il 45,3% del PIL, oggi tale percentuale è scesa al 29%, mentre cresce sempre più l’economia di paesi come Brasile, Russia, India, Cina, Arabia Saudita.
Perfino l’egemonia del dollaro sembra avere i giorni contati. Il portavoce del Dipartimento di Stato americano Vedant Patel ha criticato il progetto di creare una valuta globale alternativa al dollaro: «Minare il ruolo del dollaro e sviluppare alternative allo Swift è una minaccia diretta alla democrazia nel mondo. Gli Stati Uniti, ovviamente, non possono permettere che ciò accada». Al solito il governo americano lega il successo, monetario in questo caso, della propria nazione al mantenimento dell’ordine e della democrazia nel mondo. Parole tuttavia, che come quelle di Biden per la Russia, restano sospese nell’aria, e non hanno il reale potere di arrestare il progetto di una valuta mondiale alternativa al dollaro. Washington non pare disposta ad ammettere e ad accettare questa nuova realtà che sta prendendo piede, restando ancorata a un sogno di leadership mondiale che sembra appartenere sempre più al passato.
Se gli Stati Uniti sembrano aver imboccato una parabola discendente, resta in sospeso la domanda su come sceglierà di reagire l’Europa a tale declino. Cosa orienterà le nostre scelte in futuro? Troveremo un altro stato da prendere come “modello” e guida? L’agenda politica europea potrà emanciparsi e diventare finalmente indipendente o continuerà ad avere bisogno di un altro tutore morale al quale appoggiarsi e dal quale dipendere? E le singole nazioni come sceglieranno di comportarsi? Ma soprattutto: il fallimento del grande sogno americano di dominio globale, quali interrogativi dovrebbe suscitarci? Può spingerci a rimettere in discussione la nostra idea di democrazia e società ideale? La storia, a dispetto delle tesi utopistiche di Fukuyama, è ancora tutta da scrivere.
[di Guendalina Middei, in arte Professor X]
Molto interessante la domanda su come intenderà posizionarsi l’Europa in un mondo multipolare , ma per adesso chi si è fatta la domanda e si è data la risposta è stata l’America ovviamente a suo vantaggio, ma non certo l’Europa dei piccoli e meno piccoli interessi a scapito gli uni degli altri . E su questa pochezza l’America ormai gioca da anni con più o meno velata protervia . La ricetta è sempre stata la stessa :tu fai cosa mi comoda in certi ambiti ed io ti lascio fare su altre purchè non mi siano d’intralcio. L’Italia occupata, ben più che liberata , l’avrebbe dovuto capire da molti anni e non le sono certo mancate le occasioni basta ricordare un trentennio abbastanza pesante tra gli anni 70 fino al 90 momento della capitolazione .Da allora governi sempre più inconsistenti , un paese sempre più snaturato nella sua identità culturale e storica senza più una dignità reale. E questa sarebbe uno dei paesi fondatori di questa strana europa . Può considerarsi un’entità politica capace di gestirsi autonomamente un’Europa che non è mai riuscita a darsi una costituzione , una lingua che non sia quella del padrone oltreoceano, e nemmeno programmi e corsi scolastici educativi comuni ? Può considerarsi una federazione pronta al futuro un’Europa che adesso parla di chiusura delle forntiere , si lamenta per l’invasione degli immigrati quando non solo ha consentito ad alcuni paesi di cui la Francia è l’esempio più eclatante ed ingombrante di continuare una politica oserei dire indecente nelle sue ex ( si fa per dire) colonie con conseguente mancanza di sviluppo economico ma anche politico perchè i governi compiacenti che creano situazioni di rivolte e guerre vanno bene per sfruttare depredare . Un’Europa che consente di avere al suointerno paradisi fiscali che danneggiano altri paesi membri, vedi l’Italia . Un’europa che si allarga a seconda di cosa comoda alla NATO altro carrozzone che avrebbe dovuto sciogliersi con la caduta del muro di Berlino e che invece imperversa succhiando soldi ai contribuenti con la scusa di essere la nostra difesa mentre finora ci ha solo portato in guerre senza nessun interesse per l’Europa , anzi a decremento vedi la guerra in Libia. Adesso poi siamo arrivati all’ultimo atto , che non è altro che la risposta che l’America in difficoltà si è data per rimanere a galla. Gli imperatori non vogliono amici ma sudditi e nonostante che già lo fossimo abbastanza , ancora non bastava il connubio energetico ed economico tra l’Europa e la Russia ha cominciato a fare ombra allo zio Sam e soprattutto alle sue forze finanziarie ed allora ecco pronta una gestione fraudolenta di una pandemia da chissà dove sfuggita , atta a creare un primo sfaldamento soprattutto delle piccole e medie imprese con le chiusure obbligate , ma anche un buon sistema per cominciare a preparare la seconda puntata della distruzione dell’ Europa che è culminata con la difesa della guerra procurata in Ucraina. L’ho fatta lunga per arrivare ad una sola domanda : perchè l’Europa esiste ? Si geograficamente e guarda caso comprenderebbe anche la Russia , ma non ne esiste altra visto che ha deliberatamente deciso di lasciarsi distruggere .
Come Europei che hanno speso (sicuramente) gli ultimi decenni a conoscersi meglio, abbiamo un’occasione nell’odierna ricollocazione dell’Occidente: quella di vivere l’EU non come solo come mercato ma come unione di intenti politici. E’ necessario essere molto chiari su quali siano i diritti che vogliamo difendere e sono i Paesi fondatori i primi che devono prendersi questo grosso impegno.
Di gente che manda a quel paese e basta non ne abbiamo più bisogno.
In realtà chi è in declino è l’Europa, tant’è che qui propongo ai miei concittadini, come durante l’ultima guerra, di usare il mitico Vaso da Notte sotto il letto per i propri bisogni, poi per una sola volta in vita comprate una copia del Corriere della Sera, che oltre a scrivere solo cazzate su comando, ha una bella carta sottile.
Poi dimenticate che la cacca sia brutta e sporca e consideratela invece un RNA messaggero, come quelli con cui ci hanno obbligato a vaccinarci, poi andate a Roma, Bruxelles e tutte le Capitali e come hanno insegnato gli Spagnoli, restituite il vostro RNA messaggero in forma di cacca così: Mettete la cacca sulla carta del Corriere della Sera facendone tante bombe carta e poi lanciatele alla Von del cazz e tutti i sui simili.
purtroppo l’europa è pesantemente azzoppata dalla mancanza di un fattore fondamentale: le risorse naturali. e adesso che il colonialismo, per fortuna, a quanto pare naviga in cattive acque, ciò pesa ancora di più (anche per i paesi agli sgoccioli o già ex colonialisti).