È rivolta nel Kurdistan del Nord, dopo che lunedì 4 novembre la Turchia ha rimosso dall’incarico i co-sindaci democraticamente eletti delle municipalità di Mêrdîn, Êlih e Xelfetî e nominato al loro posto propri membri di fiducia. Le accuse da parte del governo turco sono che i tre politici avessero presunti legami con il PKK, il Partito dei Lavoratori del Kurdistan, considerato dalla Turchia un’organizzazione terroristica. Dopo la decisione del governo sono scoppiate proteste e scontri nelle tre città, con esercito e polizia che si sono schierati nelle strade per impedire ai sindaci destituiti di accedere ai municipi.
La popolazione è insorta in tutti e tre le città, con i manifestanti che hanno affrontato gli agenti turchi in tenuta antisommossa e sono stati raggiunti dal getto di idranti e arrestati. Mezzi militari delle forze dell’ordine turche hanno occupato le strade delle cittadine coinvolte, per mantenere il controllo sulla folla. Si tratta della terza volta in dieci anni che il regime turco «reprime la volontà democratica del popolo curdo per imporre il suo dominio occupazionale», riporta in un comunicato il Congresso Nazionale del Kurdistan (KNK, la federazione di gruppi curdi per l’indipendenza del Kurdistan). Il DEM, il partito curdo Uguaglianza e Democrazia dei Popoli al quale appartengono i tre sindaci rimossi, ha condannato duramente quello che ha definito un «attacco contro la volontà popolare», l’ennesimo dal 1994. Lo schema è «ripetitivo e fallimentare», in quanto cerca di insediare il controllo del governo centrale turco con la forza, dopo che questo ha fallito nell’affermarsi con regolare processo elettorale. Numerosi sono i tentativi di questo tipo avvenuti in precedenza e fortemente respinti dalla popolazione. Uno di questi si è verificato lo scorso aprile, quando una rivolta popolare aveva impedito l’usurpazione delle elezioni nella provincia di Wan, nel Kurdistan turco, dopo che il governo di Ankara aveva annullato la vittoria del candidato DEM e cercato di soppiantarlo con un proprio candidato dell’AKP. «L’insistenza nel ricorrere ad amministrazioni fiduciarie imposte, che falliscono costantemente alle urne, sottolinea l’esaurimento politico e la disperazione del regime dell’AKP-MHP» dichiara il DEM, oltre a contraddire
Secondo quanto riportato da media locali, il sindaco di Mêrdîn, Ahmet Türk, è stato destituito con l’accusa di appartenere a una «organizzazione terroristica armata», facendo poi lo stesso con Gulistan Sonuk, sindaca di Êlih, e con Mehmet Karayılan, di Xelfetî. Come già accaduto diverse volte in episodi simili, a Mêrdîn il neoinsediato governatore turco ha imposto il divieto di manifestare per 10 giorni, così da tentare di impedire qualsiasi dorma di protesta da parte della popolazione. L’iniziativa non è comunque servita a fermare i cittadini, che sono scesi in piazza per sottolineare e rivendicare la legittimità delle posizioni ricoperte dai tre sindaci.
[di Valeria Casolaro]
In “Le accuse da parte del governo curdo sono che i tre politici avessero presunti legami con il PKK”, la parola “curdo” andrebbe probabilmente sostituita con “turco”.
Grazie, è stato corretto!