Nelle ultime settimane, il Mozambico è stato segnato da forti proteste, represse in maniera estremamente dalle forze di sicurezza del Paese. La popolazione è infatti scesa in piazza per contestare l’esito delle elezioni generali, che si sono svolte il 9 ottobre scorso. Sarebbero almeno 24 i morti accertati, ma il numero delle vittime aumenta di giorno in giorno: le autorità stanno infatti dispiegando armi da guerra, tra cui fucili e veicoli blindati, oltre che gas lacrimogeni, per fermare i manifestanti. Il governo ha ripetutamente interrotto l’accesso a Internet in tutto il Paese e bloccato i siti di social media per quasi una settimana. Uomini armati non identificati hanno assassinato due figure di spicco dell’opposizione, mentre il leader dell’opposizione Venancio Mondlane si è dovuto nascondere per timore di essere ucciso.
Migliaia di persone si sono riversate oggi, 7 novembre, nelle strade di Maputo, la capitale del Mozambico, per protestare contro la vittoria elettorale del partito FRELIMO, accusato di brogli. Violenta la risposta della polizia, che ha usato la mano pesante, come per tutte le precedenti proteste avvenute nell’ultimo mese. A seguito delle elezioni generali del 9 ottobre scorso, i membri dell’opposizione e gli osservatori indipendenti hanno denunciato brogli elettorali, provocando il malcontento della popolazione. Il 19 ottobre, due esponenti di spicco dell’opposizione, Elvino Dias e Paulo Guambe, sono stati uccisi nella capitale del Paese. Il 21 ottobre, la polizia ha disperso violentemente una conferenza stampa indetta da Venancio Mondlane, candidato dell’opposizione, il quale ha dovuto poi nascondersi per il timore di essere assassinato anch’egli.
Il 24 ottobre, l’autorità elettorale nazionale ha dichiarato il candidato del FRELIMO, Daniel Chapo, vincitore con il 70,6%. Così, Mondlane ha indetto uno sciopero nazionale di due giorni per il 24 e il 25 ottobre, che la polizia ha poi represso nel sangue. Dallo scoppio delle proteste, i morti accertati sarebbero 24, ma ogni giorno arrivano notizie di nuove uccisioni da parte della polizia e di persone ignote, con tutta probabilità sostenitori del FRELIMO. Al momento non si hanno notizie circa i feriti, o gli eventuali morti, derivanti dalla repressione violenta della manifestazione odierna. Amnesty International ha denunciato i fatti e ha chiesto che vengano rispettati i diritti umani così come i diritti alla libertà di espressione, di riunione pacifica e di associazione. Ieri, 6 novembre, il Sudafrica ha comunicato di aver temporaneamente chiuso il suo principale valico di frontiera con il Mozambico per motivi di sicurezza. Secondo quanto riportato da Reuters, si tratterebbe del porto di ingresso di Lebombo, nella provincia di Mpumalanga, chiuso dopo che sono giunte segnalazioni di diversi veicoli incendiati sul lato mozambicano e di una fila di auto e camion diretta alla frontiera.
Il Mozambico sta attraversando uno dei periodi di crisi politica più feroce degli ultimi anni e le proteste, così come la violenza dell’apparato poliziesco, non accennano a voler terminare. Il Paese rischia così di scivolare verso una stagione di rivolta che potrebbe pure sfociare in una vera e propria guerra civile.
[di Michele Manfrin]