La stampa italiana ha confermato ancora una volta il suo atavico vizio di riportare in modo parziale le notizie. Le pagine di giornale, le trasmissioni radiofoniche, i servizi in tv sono affollati dagli scontri avvenuti ad Amsterdam la sera di giovedì, 7 novembre, in cui i seguaci del Maccabi Tel Aviv hanno avuto la peggio. La stampa mainstream li ha descritti in termini di “pogrom organizzati” e “caccia all’ebreo”, gridando all’antisemitismo. Una ricostruzione demistificante, che volutamente relega gli eventi ad azioni estemporanee e sorvola su quanto successo prima (una dinamica che ben conosciamo dal 7 ottobre), nelle ore precedenti alla partita tra Ajax e Maccabi Tel Aviv, finita 5-0 per i padroni di casa. I sostenitori gialloblu del Maccabi sono tra i più violenti del panorama calcistico israeliano e lo hanno confermato seminando odio nelle strade della capitale olandese, tra cori contro i palestinesi, aggressioni e bandiere strappate via dalle case. La violenza è continuata anche all’interno della Johan Cruijff Arena, dove il settore ospiti ha fischiato durante il minuto di silenzio dedicato alle vittime dell’alluvione nella Comunità Valenciana.
A guidare la spedizione gialloblu ad Amsterdam è stato il suo gruppo principale: i Fanatics, legati agli ambienti dell’estrema destra israeliana, in particolare al ministro suprematista Ben Gvir, e connotati da una certa matrice razzista. Nel 2014 costrinsero, per le sue origini arabe, il giocatore israeliano Maharan Radi a lasciare il Maccabi Tel Aviv. L’anno seguente si opposero all’iniziativa della UEFA a favore dei rifugiati siriani, srotolando in curva un eloquente striscione con scritto: “Refugees Not Welcome”. Il loro odio si estende oltre a palestinesi e rifugiati anche verso la comunità lgbtqia+. Negli anni hanno esportato la loro violenza in giro per l’Europa; soltanto pochi mesi fa ad Atene, in occasione di Olympiakos-Maccabi Tel Aviv, gli ospiti hanno aggredito in gruppo un uomo che portava con sé una bandiera palestinese.
Proprio il simbolo di una palestinità che i sionisti fanno fatica ad accettare è stato, giovedì scorso, oggetto di violenze. Diversi video ritraggono i seguaci del Maccabi Tel Aviv intenti ad arrampicarsi sulle finestre delle case per strappare le bandiere palestinesi, violando la proprietà dei cittadini olandesi solidali con il popolo assediato a Gaza e in Cisgiordania.
Dalla sera precedente i supporter gialloblu hanno intonato nel centro di Amsterdam cori contro la Palestina e i palestinesi, aggredendo un tassista e finendo per trovare lo scontro con la popolazione locale in diverse zone della città. I disordini sono continuati appunto anche il giorno seguente. Nel pomeriggio gli hooligan del Maccabi Tel Aviv hanno aggredito un cittadino arabo, che è stato poi allontanato dalla polizia. In avvicinamento alla gara con l’Ajax, hanno inneggiato nei pressi della stazione centrale agli stupri e alla vittoria dell’esercito israeliano ai danni dei palestinesi. I cori discriminatori sono andati avanti anche durante il match, accompagnati dalla violazione del minuto di silenzio disposto per le vittime della Comunità Valenciana. D’altronde la Spagna ha riconosciuto a maggio lo Stato di Palestina ed è impegnata attivamente nel boicottaggio di import-export di armi nei confronti di Israele.
Al termine della partita, dopo due giorni di disordini provocati dai seguaci del Maccabi Tel Aviv, sono scoppiati nuovi scontri con gruppi di manifestanti vicini alla causa palestinese. Il bilancio parla di 62 arresti e di 5 israeliani feriti. Il governo di Tel Aviv aveva annunciato l’intenzione di inviare due aerei di soccorso per rimpatriare i cittadini, salvo poi fare dietrofront e optare per i voli commerciali messi a disposizione dalla compagnia israeliana El Al. Una volta arrivati all’aeroporto Ben Gurion, i supporter hanno ripreso a cantare, intonando: «Non ci sono scuole a Gaza perché non ci sono più bambini».
Mentre il primo ministro Benjamin Netanyahu ha messo in moto la macchina della propaganda evocando l’immagine della notte dei cristalli, Ursula von der Leyen si è detta «indignata per gli attacchi vili della notte scorsa contro cittadini israeliani ad Amsterdam. Condanno con forza questi atti inaccettabili. L’antisemitismo non ha assolutamente posto in Europa. E siamo determinati a combattere tutte le forme di odio». Si è dunque di fronte all’ennesima strumentalizzazione del concetto di antisemitismo, avallata dalla retorica israeliana che svilisce l’Olocausto, comoda a temporeggiare di fronte al primo genocidio in diretta social della storia.
[di Salvatore Toscano]
La sottomissione dell’Europa al potere finanziario è tale ormai che ogni cosa che coinvolge i grossi fondi monetari ,ed Israele di mani e piedi dentro ce ne ha molti , basta a dimenticare ogni etica. E per farlo non si fa altro che raccontare i fatti come funzionali alla narrazione deli padroni. E così per tutto , figurarsi per una partita di calcio. Possibile che Israele non si renda conto che sono proprio le sue azioni , la sua arroganza a creare un nuovo sentimento antisionista? Certo che lo sanno e per questo mettono le mani avanti depingendosi come i soliti poveri perseguitati dagli infedeli cattivi e tra gli infedeli ci siamo anche noi non dimenticatelo.
👍
ma per quanto ancora dobbiamo sopportare questa vergogna ?
stiamo appoggiando un governo sionista assassino, senza se e senza ma, bisogna boicottare tutto cio’ che ha anche una minima possibilita di avere a che fare con lo stato di ISRAELE. vanno isolati e condannati peggio dei nazisti. basta con questa storia dell’antisemitismo, se a fare queste stragi fosse il governo di “bora tora” io sarei un antiboratorano, ma se si criticano gli ebrei….. guai a dio…. loro hanno la shoah !!
che patetici servi schifosi…
Se i dirigenti UEFA conoscessero la geografia non ci sarebbero problemi.
concordo. Cosa cavolo c’entra Israele con un campionato europeo