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Amsterdam sta vietando tutte le manifestazioni per la Palestina e arresta chi partecipa

In seguito agli scontri di giovedì 7 novembre [1] ad Amsterdam, descritti dalla stampa mainstream in termini di “pogrom organizzati” e “caccia all’ebreo”, l’amministrazione della capitale olandese ha deciso di varare il pugno di ferro, vietando [2] tutte le manifestazioni per la Palestina. I divieti dovevano inizialmente durare solo il fine settimana, ma sono già stati estesi fino a, almeno per ora, giovedì 14 novembre. In tanti hanno deciso di scendere comunque in piazza, ignorando il divieto, e rifiutandosi di «permettere che l’accusa di antisemitismo venga utilizzata come arma per sopprimere la resistenza palestinese». In risposta, le forze dell’ordine hanno arrestato [3] almeno 50 manifestanti, pescando indiscriminatamente tra tutti i presenti, giornalisti, osservatori, politici, e membri del consiglio comunale compresi. Nel mentre, in sella ai cavalli e imbracciando gli sfollagente, le forze dell’ordine olandesi sembrano pattugliare la città fermando chiunque di remotamente collegabile alla Palestina.

Dopo i fatti di giovedì scorso, la tensione ad Amsterdam è aumentata notevolmente. La decisione di fermare tutte le iniziative a favore della Palestina è arrivata dalla stessa prima cittadina, Femke Halsema, lo scorso venerdì, e inizialmente doveva durare solo fino a domenica. Malgrado il divieto, diversi gruppi solidali con la causa palestinese hanno deciso di scendere comunque in piazza e di non farsi intimidire dall’iniziativa dell’amministrazione comunale. In particolare, i manifestanti, provenienti da varie aree del Paese, intendevano denunciare la scelta di Halsema di tacciare «gli eventi del 7 novembre come attacchi antisemiti» e contestare «il conseguente divieto draconiano di protestare nel fine settimana», giudicando strumentali sia le accuse che il divieto legati ai fatti avvenuti in occasione della partita di Europa League Ajax-Maccabi Tel Aviv. A riprova dei sospetti dei manifestanti, la corrispondente olandese di Al Jazeera, Step Vaessen, ha spiegato [4] che «ad Amsterdam vietare le proteste è un evento unico», che «non si era mai verificato nell’ultimo anno, in cui si sono svolte molte proteste di solidarietà con i palestinesi».

I manifestanti si sono organizzati pubblicamente e riuniti in piazza Dam nel primo pomeriggio di domenica 10 novembre. Secondo i numeri forniti dalla polizia, si sarebbero presentate all’appello solo 340 persone. In occasione dell’iniziativa, le forze dell’ordine hanno schierato decine di agenti, che avrebbero fermato [5] e identificato chiunque portasse simboli palestinesi. Mentre si tenevano la proteste, alcuni di essi sono entrati nel presidio con l’intento di strappare le bandiere palestinesi dalle mani dei presenti, facendosi strada coi pugni [6]. In un video [7] che gira in rete, si vede inoltre una squadra di agenti in tenuta antisommossa disperdere una folla di manifestanti situata in una via adiacente a piazza Dam, gettandone qualcuno a terra per tenerlo fermo. Stando a un primo bilancio, 50 persone sarebbero state arrestate e caricate su un bus (anche se altre fonti, tra cui la stessa Al Jazeera, parlano di 100 arresti), e 4 di esse, tra cui 2 minorenni, sarebbero ancora in custodia con l’accusa di atti violenti; 40 persone avrebbero ricevuto multe per condotta disordinata, mentre 10 sarebbero state sanzionate per reati come vandalismo.

Da una testimonianza video [8] sembra sia stato inizialmente arrestato un giornalista, e pare siano stati presi anche politici, membri del consiglio comunale, e due osservatori; alcuni di essi sono stati rilasciati in seguito. Una signora è stata inoltre trasportata in ospedale, dopo essere stata colpita alla testa. La sera, poi, su una strada centrale della città, un gruppo di dieci persone è stato circondato da 8 agenti a cavallo, nonostante non pare stessero facendo niente; tra di essi era presente lo stesso politico autore di alcune delle testimonianze, il quale ha registrato [9] la scena. In seguito al presidio, il Comune ha deciso di ampliare la messa al bando delle proteste fino a giovedì mattina.

Quello di Amsterdam è solo l’ultimo di una lunga lista di casi che vedono i Paesi europei vietare le manifestazioni di solidarietà alla Palestina, di cui l’Italia fornisce uno degli esempi più significativi. Nell’ultimo periodo, i casi di soppressione delle voci a sostegno della Palestina, stanno emergendo con più vigore. Solo il mese scorso, in Italia, è stata vietata la manifestazione nazionale di Roma del 5 ottobre [10]. A Udine [11], invece, in occasione della partita di calcio Italia-Israele, è stato impedito a un corteo di sfilare vicino allo stadio, la cui zona circostante è stata completamente militarizzata.

[di Dario Lucisano]