Da giorni, i cittadini sardi sono in presidio presso il palazzo del Consiglio regionale a Cagliari, chiedendo che l’amministrazione prenda in esame la proposta di legge di iniziativa popolare Pratobello. Nonostante le oltre 210.000 firme e la manifestazione tenutasi poco più di un mese fa, i capigruppo della maggioranza hanno «stabilito che la proposta di legge “Pratobello” non potrà essere discussa direttamente in aula, senza seguire il percorso regolare», accantonando di fatto la legge. Nel frattempo, ieri, martedì 12 novembre, tra le proteste, è iniziata la discussione dell’altra proposta di legge per regolamentare la speculazione eolica nell’isola, avanzata dalla stessa amministrazione Todde. Questa intende ridefinire le aree idonee e lascia aperta la possibilità di avviare nuovi progetti, contrariamente a quanto richiesto dai promotori della Pratobello.
Il presidio davanti al palazzo del Consiglio regionale della Sardegna è iniziato martedì 5 novembre, tra tende e sacchi a pelo, accompagnati da striscioni e cartelli. Come nella precedente occasione, i cittadini sardi hanno realizzato atti dimostrativi simbolici, portando una croce in legno e una corona di spine, su cui uno dei manifestanti si è fatto “crocifiggere”, cinto dalla bandiera sarda con la Croce di San Giorgio e le quattro teste dei mori bendati. Uno dei promotori di Pratobello, l’avvocato Michele Zuddas, ha anche iniziato uno sciopero della fame. La protesta si è intensificata ieri, con l’apertura della discussione della proposta di legge di Alessandra Todde, la presidente regionale. Le modifiche di Todde al ddl “aree idonee”, tra le altre cose, puntano a individuare nuove zone per la costruzione di impianti eolici, e a stabilire se i progetti già avviati possano essere bloccati, introducendo la definizione di “Modificazione irreversibile dello stato dei luoghi”. Esse, insomma, non bloccherebbero la realizzazione degli impianti, ma cercherebbero altre aree in cui installarli. I cittadini, al contrario, chiedono che la costruzione degli impianti non ancora autorizzati o completati venga completamente fermata, e che la regione prenda in mano la gestione di questi progetti.
Malgrado le 210.000 firme raccolte e consegnate all’inizio del mese scorso, il 25 ottobre i rappresentanti della maggioranza hanno diffuso un comunicato sui quotidiani locali, annunciando che l’iniziativa popolare Pratobello non sarebbe stata discussa direttamente e avrebbe dovuto seguire il rituale iter di approvazione, «a causa della concomitante calendarizzazione del disegno di legge 45, che tratta la stessa materia e ha già concluso il proprio iter nelle commissioni». Eppure uno degli scopi delle firme era anche quello intavolare una discussione sulla proposta in tempi celeri, provando a dare priorità all’iniziativa popolare. La scelta di ritardarne la discussione sembrerebbe un atto di boicottaggio per rallentare la mobilitazione popolare, ritengono i promotori della legge, che denunciano la scarsa «volontà di dare seguito alla richiesta di 211 mila sardi». «Il Consiglio può approvare, modificare o bocciare la nostra legge», ha dichiarato Zuddas, «ma chiediamo che ciò avvenga in modo trasparente, quindi in aula e senza passaggi in commissione, per evitare ritardi volti a smorzare la protesta». Analoghe critiche sono arrivate da Forza Italia, i cui rappresentanti, in segno di protesta, hanno abbandonato le sale del Consiglio all’avvio delle discussioni di ieri.
[di Dario Lucisano]