Non si placano le proteste in Georgia da parte dei sostenitori filoccidentali dopo che il partito considerato filorusso Sogno Georgiano ha vinto le elezioni legislative lo scorso 26 ottobre. Lunedì sera, infatti, si sono svolte ulteriori grandi proteste nella capitale Tbilisi, dove migliaia di persone si sono radunate fuori dal Parlamento per chiedere nuove elezioni sotto la supervisione internazionale. L’opposizione, capeggiata dalla Presidente della Repubblica francese naturalizzata georgiana Salome Zourabichvili, ritiene che la vittoria del partito di governo sia stata ottenuta attraverso pratiche fraudolente e accusa la Russia di avere interferito nella campagna elettorale e nelle procedure di voto. Cosa smentita dal Cremlino e di cui, attualmente, non ci sono prove. Contemporaneamente, si sono verificati disordini nella regione georgiana separatista dell’Abkhazia, dove il presidente Aslan Bzhania ha tenuto una riunione straordinaria del Consiglio di sicurezza, in seguito al blocco di alcuni ponti autostradali da parte dei sostenitori di alcuni attivisti detenuti.
Durante le proteste a Tbilisi, i capi dell’opposizione hanno minacciato di boicottare le sedute in parlamento e di voler proseguire le proteste a oltranza finché le loro richieste non saranno ascoltate: «Le elezioni sono state massicciamente truccate, ecco perché non riconosciamo i risultati delle elezioni», ha detto Giorgi Vashadze, capo della Coalizione del Movimento di Unità Nazionale. «Il nostro obiettivo sono nuove elezioni, il nostro obiettivo è formare un nuovo governo, che guiderà la Georgia verso l’integrazione europea», ha aggiunto. L’opposizione ha accusato il partito Sogno Georgiano, fondato dal miliardario Bidzina Ivanishvili, di essere diventato sempre più autoritario e orientato verso Mosca, mentre l’Ue mira a inglobare la Georgia nella sua sfera d’influenza in una più ampia partita geopolitica contro la Russia. Per questi motivi, Washington e Bruxelles hanno sollecitato un’indagine approfondita sulle elezioni, soffiando sul fuoco delle proteste che potrebbero sfociare in un’ennesima rivoluzione colorata.
Il clima non è meno teso per quanto riguarda la regione separatista dell’Abkhazia che Mosca considera indipendente, insieme all’Ossezia del Sud, dal 2008, quando le truppe russe avevano respinto il tentativo del governo georgiano di riconquistare l’Ossezia del Sud in una guerra di cinque giorni, conclusasi il 12 agosto 2008. Le due regioni separatiste si sono staccate dal dominio di Tbilisi durante le guerre degli anni Novanta che seguirono il crollo dell’Unione Sovietica, ma la maggior parte degli Stati riconosce l’Abkhazia come parte della Georgia. In questi giorni si stanno svolgendo ampie proteste in seguito alla discussione di un disegno di legge che regolamenta lo status giuridico dei complessi multifunzionali. Successivamente alla discussione parlamentare, il procuratore generale dell’Abkhazia, Adgur Agrba, ha spiegato che diversi individui hanno compiuto azioni illegali contro un legislatore. Sono stati quindi arrestati quattro residenti abkhazi: Garry Kokaya, Almaskhan Ardzinba, Omar Smur e Ramaz Dzhopya. Questo episodio ha a sua volta scatenato le proteste da parte dei sostenitori degli attivisti arrestati che hanno bloccato due ponti che conducono alla capitale dell’Abkhazia, Sukhum. I manifestanti sono sostenuti dall’opposizione, la quale ritiene che gli arresti non siano altro che una «persecuzione politica» e richiede il rilascio di tutti i detenuti. «In relazione all’attuale situazione causata dal blocco illegale della strada nazionale, il presidente dell’Abkhazia Aslan Bzhania ha tenuto una riunione di emergenza del Consiglio di sicurezza», ha affermato l’ufficio stampa presidenziale citato dall’agenzia TASS.
Uno dei motivi principali che ha innescato le proteste e la reazione degli attivisti sembra essere la ratifica di un accordo interparlamentare con la Russia, che consentirebbe alle entità russe di partecipare a progetti di investimento in Abkhazia. Uno dei capi dell’opposizione, Adgur Ardzimba, ha affermato che l’Abkhazia possiede già una legge sugli investimenti, adottata nel 2014, mentre le organizzazioni pubbliche critiche nei confronti del governo hanno istituito il 5 novembre una sede a Sukhumi per contestare la ratifica dell’accordo, ritenendolo dannoso per la sovranità economica dell’Abkhazia.
La Georgia, dunque, continua ad essere attraversata da turbolenze politiche che rientrano in una partita geopolitica più ampia tra Ue e USA, da un lato, e Russia dall’altro, dove non mancano accuse reciproche e tentativi d’ingerenza da parte occidentale per destabilizzare la piccola Nazione del Caucaso. Da tempo divisa tra la sua appartenenza alla cultura russa e le sue aspirazioni ad entrare a far parte dell’Ue e del “mondo” occidentale.
[di Giorgia Audiello]