domenica 22 Dicembre 2024

Repressione, omicidi e brogli elettorali minacciano la democrazia in Mozambico

Secondo quanto dichiarato da un portavoce di Human Rights Watch (HRW), in Mozambico «dal 19 ottobre al 6 novembre sono state uccise 30 persone e centinaia sono rimaste ferite durante le manifestazioni». I numeri sono destinati a salire. Già solo giovedì scorso sono stati segnalati tre morti nelle proteste a Maputo, la capitale. «Dei 66 feriti di giovedì, almeno 57 sono stati colpiti da armi da fuoco», ha riferito ai media Dino Lopes, direttore del pronto soccorso per adulti dell’ospedale centrale di Maputo. «La maggior parte delle vittime aveva un’età compresa tra i 25 e i 35 anni, ma alcuni avevano appena 15 anni», ha aggiunto. Il Paese è interessato in queste settimane da proteste che, con oltre 30 morti, centinaia di feriti e più di 500 arresti, rappresentano la più grande contestazione mai registrata contro il partito di governo.

I manifestanti, che intonavano slogan come «Potere al popolo» e «Il Frelimo deve cadere», hanno bloccato le strade bruciando pneumatici. Diverse organizzazioni per i diritti umani, sia nazionali che internazionali, hanno accusato le forze di polizia di usare munizioni vere contro i dimostranti, una pratica già emersa in passato. Il ministro degli Interni mozambicano ha difeso l’operato delle forze di polizia, dichiarandolo «necessario per ripristinare l’ordine».

Il 24 ottobre sono stati pubblicati i risultati finali delle elezioni, che hanno confermato ancora una volta la vittoria del Frelimo, al potere dal 1974, con oltre il 70% dei voti. Segue il partito di opposizione Podemos, con il 20%. Venâncio Mondlane, candidato indipendente sostenuto da Podemos, ha accusato il Frelimo di brogli, chiamando in piazza i mozambicani e indicendo uno sciopero generale che sarebbe dovuto concludersi la scorsa settimana con la marcia pacifica su Maputo. Prima del risultato ufficiale, Mondlane aveva pubblicato online i verbali originali che mostrerebbero una netta vittoria di Podemos. Alcuni osservatori internazionali, tra cui quelli dell’Unione Europea, hanno denunciato irregolarità nei verbali, come il conteggio di voti superiori al numero di elettori, oltre a intimidazioni e acquisti di voti. Il Consiglio costituzionale del Mozambico non ha ancora certificato i risultati elettorali e, martedì scorso, ha chiesto alla Commissione elettorale di chiarire le discrepanze nei numeri dei voti.

Le proteste non si sono fermate e si sono intensificate dopo l’omicidio dell’avvocato di Mondlane, Elvino Dias, e del rappresentante di Podemos, Paulo Guambe. I due avevano affermato di possedere prove dei brogli, che intendevano presentare alla Corte costituzionale. Il 18 ottobre sono stati uccisi a colpi di arma da fuoco nelle trafficate vie del quartiere Barrio da Coop di Maputo. Due auto hanno bloccato davanti e dietro la vettura di Dias e Guambe, scesi dalle macchine degli uomini armati hanno aperto il fuoco. «Sono stati brutalmente assassinati a sangue freddo, con 10-15 proiettili», ha dichiarato Adriano Nuvunga, direttore del Centro per la Democrazia e i Diritti Umani (CDD) del Mozambico. L’Unione Europea e il Portogallo hanno condannato l’omicidio, chiedendo un’indagine «immediata, approfondita e trasparente». In un comunicato, l’UE ha ribadito che «in una democrazia non c’è spazio per omicidi politici», come riportato dal The Guardian. Il Frelimo ha respinto «con veemenza» l’atto e ha invitato le autorità a fare chiarezza. Anche Mondlane ha denunciato di essere «in pericolo di morte» dopo che un gruppo armato ha tentato di raggiungerlo nella sua casa a Johannesburg, ma non ha fornito prove delle sue affermazioni. Le autorità mozambicane non hanno ancora rilasciato dichiarazioni ufficiali, mentre il governo sudafricano ha confermato che almeno sette esponenti dell’opposizione mozambicana hanno cercato rifugio in Sudafrica.

Il percorso democratico del Mozambico è iniziato nel 1992, con gli Accordi di pace di Roma che posero fine alla guerra civile tra Frelimo e Renamo (Resistenza nazionale mozambicana), conflitto che causò oltre un milione di morti. Da allora si sono svolte elezioni multipartitiche, alle quali il Frelimo ha sempre trionfato. Mondlane, ex membro della Renamo, ha rotto con il partito nel 2024 e ha ottenuto il sostegno di Podemos, guadagnando crescente popolarità tra i cittadini, stanchi delle promesse mancate e degli scandali di corruzione. Il Paese, governato da un’élite politica che ha concentrato la ricchezza nelle mani di pochi, è caratterizzato da una povertà diffusa: il 65% della popolazione vive sotto la soglia di povertà. Tuttavia, il Mozambico è anche il ventesimo Paese in Africa per numero di milionari. La corruzione, come nel caso dello scandalo Hidden Debt del 2015, ha visto funzionari governativi intascare mazzette milionarie mentre la popolazione vive in condizioni di estrema difficoltà. Nel nord del Paese, la guerra contro i gruppi jihadisti legati allo Stato Islamico ha causato centinaia di migliaia di sfollati dalla provincia di Capo Delgado, ricca di giacimenti di gas estratti da multinazionali come TotalEnergies, ExxonMobil ed Eni. La povertà estrema della popolazione è quindi in netto contrasto con le ricchezze che il governo centrale di Maputo e le grandi aziende straniere producono sulla pelle dei mozambicani.

[di Filippo Zingone]

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