Le politiche e le pratiche di Israele nel periodo compreso tra l’ottobre 2023 e il luglio 2024 “sono coerenti con le caratteristiche del genocidio”. “I civili sono stati indiscriminatamente e in modo sproporzionato uccisi in massa a Gaza, mentre nella Cisgiordania occupata, compresa Gerusalemme est, i coloni israeliani, il personale militare e di sicurezza hanno continuato impunemente a violare i diritti umani e il diritto umanitario”. Sono le conclusioni dell’ultimo rapporto pubblicato dal Comitato speciale della Nazioni Unite per indagare sulle pratiche israeliane che incidono sui diritti umani, istituito nel dicembre del 1968. Il documento arriva dopo quello presentato a ottobre dalla relatrice speciale delle Nazioni Unite per i Territori Occupati Palestinesi, Francesca Albanese, dal titolo “Il genocidio come cancellazione coloniale”. Similmente alla relazione di Albanese, l’ultimo rapporto ONU evidenzia come Israele stia intenzionalmente e sistematicamente causando la morte della popolazione palestinese, mettendo in risalto i metodi utilizzati a tal scopo: la massiccia e indiscriminata campagna di bombardamenti, l’uso di attacchi basati sull’intelligenza artificiale con una minima supervisione umana e la crescente censura dei media da parte dello Stato ebraico. Una denuncia esplicita e dettagliata di cui i media occidentali non parlano nonostante la rilevanza e la portata delle accuse e dei fatti menzionati.
“Attraverso l’assedio di Gaza, l’ostruzione degli aiuti umanitari, insieme ad attacchi mirati e uccisioni di civili e operatori umanitari, nonostante i ripetuti appelli delle Nazioni Unite, gli ordini vincolanti della Corte Internazionale di Giustizia e le risoluzioni del Consiglio di sicurezza, Israele sta intenzionalmente causando morte, fame e gravi ferite, usando la fame come metodo di guerra e infliggendo punizioni collettive alla popolazione palestinese”, si legge nel comunicato stampa delle Nazioni Unite. L’imponente campagna di bombardamenti a Gaza ha decimato i servizi essenziali scatenando una catastrofe ambientale e epidemie infettive tra la popolazione, costretta a bere acqua inquinata e privata, oltre che del cibo, anche dei sistemi idrici e igienico-sanitari, distrutti dai bombardamenti. “Distruggendo i sistemi vitali di acqua, servizi igienici e cibo e contaminando l’ambiente, Israele ha creato un mix letale di crisi che infliggerà gravi danni alle generazioni future”, riporta il documento. Il Comitato ha poi posto l’accento sul fatto che Tel Aviv impedisce gli aiuti umanitari, accanendosi contro le organizzazioni e gli operatori umanitari presenti sul posto e ostacolando l’ingresso di beni primari. Lo stesso ha quindi condannato gli attacchi contro l’UNRWA e l’ONU in generale.
Un altro aspetto messo in luce dal resoconto delle Nazioni Unite è quello relativo all’uso dell’intelligenza artificiale (IA) negli attacchi: “L’uso da parte dell’esercito israeliano di attacchi basati sull’intelligenza artificiale, con una supervisione umana minima, combinato con bombe pesanti, sottolinea il disprezzo di Israele nei confronti del suo obbligo di distinguere tra civili e combattenti e di adottare adeguate misure di salvaguardia per prevenire la morte di civili”, afferma il rapporto. Già in precedenza era emerso, attraverso dettagliate inchieste condotte da giornalisti israeliani e palestinesi, come Israele usi sistemi d’IA che decidono in pochi secondi quali palestinesi uccidere, senza alcuna supervisione umana. Tra questi sistemi compaiono “Lavender” e “Habsora” (“Il Vangelo”): il primo, durante le prime settimane di guerra, ha generato una lista di 37.000 palestinesi sospettati di essere dei militanti delle sigle di resistenza arabe, indicandoli quindi come bersagli da colpire. Il secondo, invece, designa automaticamente gli edifici che sono un obiettivo legittimo. In questo modo, lo Stato ebraico ha sistematicamente preso di mira gli individui identificati da “Lavender” mentre si trovavano nelle loro case, uccidendone anche tutta la famiglia. Questa combinazioni di sistemi di IA è stata descritta da un ex ufficiale dell’intelligence come una «fabbrica di omicidi di massa» e rappresenta per il Comitato un chiaro disprezzo nei confronti della vita dei palestinesi.
Ad aggravare questo già macabro e distopico contesto, vi è la sistematica censura attuata da Israele sui media. Secondo il rapporto, la censura, la soppressione del dissenso e la presa di mira dei giornalisti sono sforzi deliberati per bloccare l’accesso globale alle informazioni. Già lo scorso maggio il governo israeliano aveva approvato all’unanimità la chiusura del media qatariota Al-Jazeera, l’unica emittente che raccontava la guerra in corso a Gaza con propri corrispondenti sul campo.
Il rapporto del Comitato ONU conclude affermando esplicitamente che “gli obblighi stabiliti dalla legge internazionale di limitare le barbarie della guerra e di proteggere i diritti umani, compreso quello all’autodeterminazione, sono minacciati dalle violazioni di Israele e dal fatto che altri Stati non riconoscono la sua responsabilità e continuano a fornirgli supporto militare e di altro tipo”. La Commissione ha inoltre affermato che un fallimento nel rispetto della legge internazionale “indebolisce il nucleo stesso del sistema legale internazionale e crea un precedente pericoloso, consentendo alle atrocità di passare inosservate”. Il rapporto sarà presentato alla settantanovesima sessione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite il 18 novembre 2024.
[di Giorgia Audiello]