Meno soldi all’educazione, ma più fondi alle scuole private. A proporlo è un emendamento alla legge di bilancio presentato dai deputati di Fratelli d’Italia, Lorenzo Malagola e Giovanni Coppo. L’iniziativa è rivolta alle famiglie con un reddito ISEE non superiore a 40mila euro, e prevede l’erogazione di un voucher annuale fino a 1.500 euro per ciascun figlio iscritto a una scuola paritaria primaria, secondaria di primo grado o ai primi due anni di una scuola secondaria di secondo grado paritaria. Opposizioni e associazioni scolastiche si sono scagliate contro la proposta esprimendo il timore che essa tolga risorse al sistema scolastico statale, favorendo indirettamente gli istituti religiosi, che costituiscono la maggior parte delle scuole paritarie. «Mentre con la legge di bilancio si taglia la scuola pubblica, quella che lo Stato dovrebbe garantire a tutti e tutte, la maggioranza di Governo propone un bonus di 1500 euro per frequentare le scuole private», ha criticato con forza Gilda Fracassi, segretaria generale della FLC CGIL. «È un governo che ha gettato la maschera e opera scientemente contro la scuola pubblica, calpestando la Costituzione».
Il “bonus paritarie” che verrebbe istituito dall’emendamento Malagola alla legge di bilancio prevede il calcolo del voucher sulla base di scaglioni inversamente proporzionali al reddito ISEE, con un budget complessivo fissato a 65 milioni di euro annui dal 2026. Le risorse proverrebbero da un fondo istituito nel bilancio del Ministero dell’Istruzione a partire dal 2025, con uno stanziamento iniziale di 16,25 milioni di euro, che dovrebbe poi salire a pieno regime per gli anni 2026 e 2027. Perché venga attuato, serve un decreto del Ministero dell’Istruzione. «Il governo è ben consapevole dell’importanza di assicurare il diritto dei ragazzi, a prescindere dal reddito, a studiare nelle scuole paritarie», ha dichiarato il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara, sostenendo di stare «lavorando per individuare soluzioni praticabili».
Opposizioni e associazioni di categoria sono di diverso parere. Secondo gli esponenti del Movimento 5 Stelle in Commissione cultura alla Camera, il messaggio del governo «è fin troppo chiaro: da un lato con le misure di Valditara e proposte come queste affossano la scuola pubblica, dall’altro foraggiano quelle private sia direttamente che indirettamente, incentivando le famiglie ad iscrivere lì i propri figli per avere il voucher». Analoghe critiche sono arrivate da Alleanza Verdi Sinistra, che ha giudicato l’emendamento incostituzionale, dalla federazione Gilda degli Insegnanti, e da sindacati di categoria. Secondo il sito di consulenze legali Brocardi, “l’emendamento relativo ai voucher per le scuole paritarie, pur mirando a garantire maggiore accessibilità agli istituti paritari attraverso un sostegno economico per le famiglie con reddito medio-basso, solleva questioni critiche dal punto di vista costituzionale e sociale”, e cozzerebbe precisamente con l’articolo 34 della Costituzione. Esso stabilisce che “la scuola è aperta a tutti” e prevede che la Repubblica si impegni a garantire ai capaci e meritevoli il diritto di accedere ai più alti gradi dell’istruzione. “Questa proposta, concentrandosi esclusivamente sugli istituti privati paritari, rischia di entrare in contrasto con i principi di equità e inclusività sanciti dalla Costituzione. La scuola pubblica, già afflitta da carenze strutturali, organico insufficiente e difficoltà nel contrastare l’abbandono scolastico, potrebbe essere ulteriormente penalizzata, in quanto una parte significativa di risorse verrebbe dirottata verso il settore privato”, sostiene l’analisi redazionale.
L’emendamento Malagola alla legge di bilancio non sarebbe la prima misura che i partiti governativi varerebbero a favore delle scuole paritarie e di una graduale privatizzazione delle scuole. Nel 2020, gli istituti paritari avevano ricevuto 150 milioni di euro di fondi del PNRR dal governo, in una cornice di generale aumento dei finanziamenti per l’istruzione non statale. Questa tendenza alla liberalizzazione delle scuole non è iniziata con il governo Meloni, ma va avanti da anni. Si pensi che nel 2012, il finanziamento statale destinato agli istituti paritari era di 286 milioni. Cinque anni dopo, nel 2017, il budget era quasi raddoppiato; oggi, supera i 600 milioni di euro. Lo Stato finanzia le scuole paritarie perché risparmia. Gabriele Toccafondi, ex sottosegretario all’Istruzione, nel 2018 affermò: «L’Italia riconosce alle scuole paritarie un contributo di 500 milioni di euro annui (500 euro all’anno a studente). Alla scuola statale, invece, ogni iscritto costa 6.000 euro l’anno (per ogni ordine e grado dalle elementari alle superiori). Il resto lo paga la famiglia».
[di Dario Lucisano]