martedì 19 Novembre 2024

In Italia si consumano sempre più antibiotici, anche tra i bambini

Nel nostro Paese continua a crescere l’utilizzo di antibiotici, che nel 2023 ha registrato un aumento del 6,4% rispetto al 2022. È quanto emerge dal rapporto OsMed 2023 sull’uso dei medicinali in Italia, redatto dall’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA). Il report ha attestato che circa 4 italiani su 10 hanno ricevuto almeno una prescrizione di antibiotico, con punte al Sud (44,8% della popolazione) rispetto al Nord (30,9%) e al Centro (39,9%). Risulta inoltre in lieve costante crescita, oramai da un decennio, il consumo degli antibatterici a prevalente uso ospedaliero. L’OMS ha indicato la diffusione dei batteri resistenti agli antimicrobici come una delle grandi emergenze sanitarie che nel 2050 potrebbe provocare oltre 39 milioni di morti nel mondo.

Nel 2023 la categoria degli antibiotici ha registrato una spesa pubblica complessiva pari a 822,6 milioni di euro, con un aumento del 5,8% rispetto all’anno precedente. Quasi il 40% delle persone ha infatti ricevuto almeno una prescrizione di antibiotici, con livelli d’uso più alti nei bimbi fino a 4 anni di età e nelle persone con più di 75 anni. In proporzione, il report documenta che l’utilizzo è maggiore nella popolazione femminile rispetto a quella maschile (40,8% contro 33,7%): il distacco aumenta in particolare nella fascia anagrafica 35-54, probabilmente a causa del più ampio uso di tali farmaci nel trattamento delle infezioni delle vie urinarie nelle donne. Più nel dettaglio, l’aumento dei consumi degli antibiotici riguarda in particolare le associazioni di penicilline, inclusi gli inibitori delle beta lattamasi e le cefalosporine di terza generazione (circa +16%). Si osserva un’ampia variabilità nell’età media degli utilizzatori di questa categoria di farmaci, che va dai 38 anni per le penicilline ad ampio spettro a oltre 70 anni per aminoglicosidi, glicopeptidi e cefalosporine di IV generazione. Per quanto concerne l’età pediatrica, la categoria terapeutica a maggiore consumo è quella degli antiinfettivi per uso sistemico, che nel 2023 ha raggiunto un numero di confezioni pari a 977,3 per 1.000 bambini, registrando un aumento del 29,9% rispetto al 2022. Nei bimbi, l’associazione amoxicillina/acido clavulanico è stato il farmaco più prescritto della categoria, con ben 409,7 confezioni per 1000 individui. In costante crescita è anche l’andamento del consumo degli antibiotici a prevalente uso ospedaliero, come linezolid, tedizolid, daptomicina e fosfomicina. «Considerando che alcuni di questi antibiotici sono usati nel trattamento delle infezioni causate da microrganismi multi-drug resistant – si legge nel report –, tali dati ci suggeriscono la necessità di migliorare la sorveglianza delle infezioni nosocomiali nelle strutture sanitarie, garantendo una risposta tempestiva e adeguata alle infezioni».

L’OMS prevede che la diffusione dei batteri resistenti agli antimicrobici si rivelerà nel prossimo futuro una delle più gravi emergenze globali, rischiando di causare nel 2050 più di 39 milioni di decessi in tutto il mondo. Attualmente i batteri resistenti uccidono ogni anno più di un milione di persone. La problematica riguarda da vicino il nostro Paese, che vede la maggiore resistenza riscontrata in Europa, con 200mila pazienti l’anno colpiti da batteri resistenti e 11mila vittime. In futuro, però, la situazione potrebbe ampiamente peggiorare. Il primo studio globale sul tema, pubblicato lo scorso 28 settembre sulla rivista The Lancet e condotta dal Global Research on Antimicrobial Resistance (Gram) Project, indica infatti che i decessi provocati dalla resistenza agli antibiotici sono destinati ad aumentare in maniera costante nei prossimi decenni, con un incremento di quasi il 70% entro il 2050 rispetto al 2022, in particolare tra la popolazione anziana. La ricerca stima inoltre che nel 2050 1,91 milioni di persone potrebbero morire direttamente a causa della resistenza agli antibiotici e che il numero di decessi rispetto a cui i batteri antibiotico-resistenti giocano un ruolo potrebbe aumentare di circa il 75%, passando da da 4,71 milioni a 8,22 milioni l’anno.

[di Stefano Baudino]

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1 commento

  1. Innanzitutto come prevede Ray Kurzweil nel 2045 entreremo nella Singolarità, quando l’intelligenza umana e artificiale insieme raggiungeranno il livello praticamente INFINITO per quanto l’intelligenza potrà contare, quindi è solo ignoranza parlare di ogni data successiva perché o questo avverrà naturalmente continuando il progresso attuale oppure ci sarà stato il crash e i pochi salvatesi vivranno nelle caverne.

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