Continuano a crescere le proteste contro l’accordo sugli scambi di prodotti agricoli tra l’Unione Europea e il blocco commerciale del Mercosur, composto da Brasile, Argentina, Paraguay, Uruguay, e Bolivia. L’accordo favorirebbe maggiori importazioni agricole sudamericane, prodotte con standard ambientali meno rigorosi rispetto a quelli europei, motivo per cui ha attirato critiche da parte di varie associazioni di categoria, prima fra tutte la francese Via Campesina. La scorsa settimana, i trattori hanno raggiunto Bruxelles per una grande mobilitazione di categoria, mentre nel fine settimana gli agricoltori francesi, i più coinvolti nelle proteste, hanno bloccato infrastrutture e appiccato fuochi per le strade. Questa settimana, la Francia ha replicato le proteste, che, intanto, sembrano vicine ad approdare anche in Spagna. Nel frattempo, procede a rilento il dibattito politico interno, con il fronte del no, guidato da Parigi, sempre più popoloso, e la frattura sempre più evidente. Al G20 di Rio de Janeiro Von der Leyen cerca di accelerare le trattative, mentre l’Italia si è schierata con Macron, giudicando l’accordo «inaccettabile» nella sua forma attuale.
Le proteste contro l’accordo UE-Mercosur sono state lanciate nella settimana iniziata lunedì 11 novembre. Mercoledì 13, i trattori sono arrivati a Bruxelles. Alla manifestazione hanno partecipato Fugea (Federazione belga dei gruppi allevatori e coltivatori), esponenti degli eurogruppi The Left e Renew Europe, e gli agricoltori della Via Campesina, un movimento che si pone come scopo primario la lotta per il diritto alla sovranità alimentare di ciascun popolo, per la giustizia ecologica e ambientale e per quello alla terra e all’acqua, oltre a voler tutelare i lavoratori. La protesta ha raccolto un centinaio di agricoltori presso la rotonda Schuman, vicino alle sedi delle istituzioni europee, che hanno chiesto alla Commissione di non ratificare l’accordo con il blocco commerciale sudamericano.
Qualche giorno dopo, a muoversi sono stati i lavoratori francesi, tra i maggiori promotori dei sollevamenti e tra i più agguerriti contestatori dell’accordo. Nel fine settimana, le proteste hanno raggiunto più di cento località in tutta la Francia: durante la notte di domenica, decine di trattori sono stati parcheggiati sulla strada nazionale 118, a sud di Parigi, bloccando la viabilità fino alla mattina di lunedì; a Grenoble e nella regione Auvergne-Rhône-Alpes, i trattori hanno installato blocchi stradali, mentre a Lione gli agricoltori hanno danneggiato i cartelli stradali e bloccato un ponte a sud della città. Le proteste sono arrivate anche a Strasburgo, e nei dipartimenti meridionali del Var e della Vaucluse. Gli agricoltori spagnoli, invece, sembrano sempre più vicini a mobilitarsi, specialmente visto il posizionamento favorevole nei confronti dell’accordo assunto dal governo Sánchez.
L’accordo commerciale tra l’Unione Europea e il blocco Mercosur è sul piatto da oltre vent’anni e intende liberalizzare il commercio – non solo di natura agricola – tra i due raggruppamenti di Paesi. Un accordo preliminare è stato raggiunto nel 2019, ma i negoziati si sono arenati poco dopo a causa dell’opposizione degli agricoltori e di alcuni governi europei, in particolare quello francese. L’accordo sta venendo discusso al G20 di Rio de Janeiro, e dovrebbe eliminare la maggior parte delle tariffe sui prodotti del settore agroalimentare e su quelli industriali. Esso, inoltre, snellirebbe la burocrazia, favorirebbe i trasporti, alleggerirebbe i controlli, e incentiverebbe il settore telecomunicativo. Gli agricoltori europei temono di subire gli effetti della liberalizzazione commerciale sotto forma di aumento dei prezzi, perché ritengono che i beni sudamericani verrebbero favoriti dal mercato per i minori controlli su pesticidi e sul processo produttivo a cui sono soggetti, finendo dunque per fare concorrenza sleale ai prodotti locali.
Il dibattito sull’accordo non si sta svolgendo solo dal basso, ma coinvolge anche i piani alti della politica. Spagna e Germania ritengono che l’accordo UE-Mercosur rappresenti una grande opportunità per l’Europa, da cogliere per consolidare le politiche commerciali comunitarie. La Francia, al contrario, guida fermamente il blocco del no e da anni cerca di contrastare la ratifica dell’accordo. A margine del G20, Macron ha cercato di coinvolgere anche l’Italia, che sembra ora avvicinarsi maggiormente alle posizioni francesi. Tuttavia, la maggioranza governativa non ha espresso lo stesso grado di convinzione nel portare avanti la causa: il ministro dell’Agricoltura Lollobrigida, esponente di Fratelli d’Italia, è nettamente contrario all’accordo nella sua attuale forma, e come lui gli esponenti della Lega; fino a ottobre, il leader di Forza Italia, ministro degli Esteri e vicepremier Antonio Tajani, invece, era favorevole a concludere le trattative, mentre ora sembra intenzionato a mediare, evitando però di incorrere in attriti.
[di Dario Lucisano]
Il “nostro” ministro degli Esteri. Si posiziona sempre a favore di vento.