Tra le 7:30 e le 8:00 di oggi, mercoledì 20 novembre, una ingente squadra di forze dell’ordine ha accerchiato il presidio di Selargius della ribattezzata “rivolta degli ulivi” contro il Tyrrhenian Link, il lungo cavo che collegherà la Sardegna alla penisola per trasportare l’energia elettrica prodotta dall’eolico sull’isola. Polizia, forestale, carabinieri, e vigili del fuoco, sostenuti da mezzi privati, ruspe e camionette con gli idranti, hanno così dato il via a sequestri, espianto degli ulivi piantati dal presidio, e identificazioni degli otto presidianti, chiudendo tutte le strade di accesso alla zona e sgomberando i manifestanti. «Il Pubblico Ministero ha emesso un decreto di sequestro e sgombero dell’intera area», ci spiega l’avvocata dei presidianti, Giulia Lai, e ha «accusato le persone presenti sul luogo di danneggiamento aggravato e occupazione di area di pubblica utilità». Intanto, gli operai e i mezzi di Terna, l’azienda incaricata di effettuare i lavori per la messa in funzione del Tyrrhenian Link, hanno già ripreso i lavori, nonostante il ricorso del proprietario del terreno sia ancora attivo.
Lo sgombero del presidio di Selargius è iniziato nelle prime ore di oggi ed è tutt’ora in corso. Da quanto ci spiega l’avvocata Lai, il tutto è partito dai due esposti presentati alla procura da Terna, nei quali la compagnia sosteneva che il presidio bloccasse il proseguimento dei lavori. Il PM, pertanto, ha emesso un decreto di sgombero e sequestro per l’intera area interessata. Sul posto sono arrivate numerose squadre delle forze dell’ordine, che hanno circondato la zona bloccando le vie di accesso e fermando chiunque tentasse di entrare, portando avanti nel frattempo sequestri e identificazioni all’interno del presidio. Presenti agenti della digos e camionette della celere, ma anche forestale, per espiantare gli alberi, e vigili del fuoco, per mettere in sicurezza l’area. Il numero di agenti dispiegato è maggiore a quello dei presidianti. Una ruspa ha già provveduto a sbancare e sradicare gli alberi, mentre gli operai di Terna hanno ripreso il controllo dell’area spostando gli alberelli, e hanno ricominciato i lavori.
I terreni del presidio di Selargius sono di proprietà di Gianluca Meis, e gli sono stati espropriati lo scorso luglio per affidarli a Terna, che ha così iniziato i lavori, sradicando gli alberi. Qui, infatti, la compagnia intende costruire una futura stazione di conversione elettrica legata al progetto dei cavi sottomarini tra la Sardegna e la penisola. Il Tyrrhenian Link, denunciano i manifestanti, è un cavidotto che permetterà alle multinazionali di fossile e rinnovabile di installare un numero enorme di impianti: secondo i suoi oppositori, esso costituisce un preludio alla devastazione del territorio sardo perché serve a dimostrare che l’energia producibile nell’isola possa effettivamente venire trasportata verso la penisola. Per fare fronte all’esproprio, Meis ha presentato ricorso, le cui procedure sono ancora attive, mentre in parallelo, a seguito dell’espianto delle piante, il presidio ha dato vita alla “rivolta degli ulivi”, occupando i terreni di Meis e piantando nuove piante.
Sin da subito si è cercato di proteggere quello che era rimasto delle radici delle piante di ulivo sradicate dalle ruspe e lasciate appositamente al sole, denunciano i cittadini, per causarne la morte definitiva. Nei mesi il movimento ha acquisito dimensioni sempre maggiori, con persone giunte da ogni parte dell’isola per portare il proprio contributo. Grazie all’aiuto degli agronomi, sono state selezionate una serie di piante in grado di resistere alle alte temperature estive, da piantare di fronte alla stazione di Terna in modo da rendere il luogo «il simbolo della nostra resistenza sarda». «La nostra lotta è simboleggiata dalle radici», scrivono i cittadini, «quelle sarde che non si possono estirpare».
[di Dario Lucisano]
Fra poco ci ritroveremo rinchiusi in una riserva, ce lo chiede l’Europa! sic…