46 agenti di polizia penitenziaria del carcere Pietro Cerulli di Trapani sono indagati per aver consumato o coperto sistematici abusi e violenze su alcuni detenuti attraverso azioni reiterate nel tempo, in un periodo compreso tra il 2021 e il 2023. Nello specifico, i poliziotti sono accusati a vario titolo dei reati di tortura, abuso d’autorità e falso ideologico in concorso. L’indagine, coordinata dalla Procura di Trapani, ha portato all’arresto di 11 agenti e alla sospensione di altri 14, mentre per molti degli altri indagati è scattata la perquisizione domiciliare. Secondo quanto ricostruito dai pm grazie a testimonianze, intercettazioni e videoriprese, i detenuti venivano percossi, costretti a camminare nudi lungo i corridoi, scherniti con commenti sui genitali e colpiti con lanci di acqua e urina dagli agenti.
In particolare, bersaglio delle vessazioni «inumane e degradanti» da parte degli agenti erano persone ritenute «problematiche», per lo più detenuti con la semi infermità mentale. «A volte i detenuti venivano fatti spogliare, investiti da lanci di acqua mista a urina e subivano violenze quasi di gruppo, gratuite e inconcepibili», ha dichiarato in conferenza stampa il Procuratore di Trapani Gaetano Paci, il quale ha parlato di «una sorta di girone dantesco» rispetto a cui «sembra di leggere parti dei Miserabili di Victor Hugo». Prima che l’urina mista all’acqua venisse lanciata all’interno delle celle, gli agenti disattivavano la corrente, per cogliere di sorpresa le loro vittime. Le condotte degli agenti venivano ovviamente omesse nelle relazioni di servizio: i poliziotti fornivano ai superiori versioni false, in cui si evidenziavano solo presunte condotte violente dei prigionieri. Le aggressioni a danno dei detenuti avvenivano nella palazzina blu in isolamento, dove per regolamento non erano presenti telecamere di sorveglianza. Videocamere nascoste sarebbero state però successivamente installate, documentando violenze che avrebbero avuto luogo fino al 2023, quando la palazzina è stata chiusa per ragioni igienico sanitarie. «Alcuni agenti agivano con violenza non episodica ma con una sorta di metodo per garantire l’ordine», ha affermato il Procuratore, che ha aggiunto che «le telecamere nascoste che hanno documentato tutti gli abusi e le violenze che avvenivano nel reparto» sono state installate «grazie alla collaborazione della direzione del carcere e la restante parte sana dell’amministrazione penitenziaria». «Ci auguriamo che si faccia piena chiarezza su quanto accaduto, riconoscendo in sede di indagini e processuale le eventuali responsabilità», ha scritto in una nota l’associazione Antigone, da sempre in prima linea per la difesa dei diritti dei detenuti.
Sono decine i procedimenti penali aperti in Italia per il reato di tortura che riguardano violenze avvenute all’interno delle carceri del nostro Paese. La prima condanna in Italia per tale delitto è stata pronunciata il 15 gennaio 2021, quando il Tribunale di Ferrara ha punito un agente di polizia penitenziaria per il reato di cui all’art. 613 – bis c.p. – introdotto nel 2017 – riconoscendolo colpevole di aver torturato un uomo detenuto nella casa circondariale della città toscana. Da allora sono emersi molti altri procedimenti da Nord a Sud, tra cui spiccano quello a carico di 105 funzionari dell’Amministrazione Penitenziaria accusati a vario titolo di tortura, omissione di denuncia, favoreggiamento, omissione in atti d’ufficio, falsità in atto pubblico e omissione di referto per le violenze che i detenuti di Santa Maria Capua Vetere avrebbero subito il 6 aprile 2020 e la condanna di 10 agenti di polizia penitenziaria della Casa di Reclusione di San Gimignano per tortura e lesioni aggravate in concorso nei confronti di un detenuto tunisino. Recentemente, sotto l’occhio della magistratura sono finite anche le condotte di decine di guardie penitenziarie che, nel carcere di Cuneo, tra il 2021 e il 2023 avrebbero sistematicamente picchiato, umiliato e gettato in isolamento un gruppo di prigionieri, lasciandoli per ore «senza cibo né acqua, senza vestiti né coperte». A marzo, dieci agenti in servizio presso il carcere di Foggia sono stati ristretti ai domiciliari per aver partecipato a un violento pestaggio, consumato l’11 agosto del 2023, ai danni di due detenuti. È arrivato invece nella sua fase conclusiva il processo che vede imputati dieci agenti penitenziari del carcere di Reggio Emilia accusati di aver torturato un detenuto tunisino, che il 3 aprile 2023 venne incappucciato con una federa stretta al collo, denudato e percosso con calci e pugni.
[di Stefano Baudino]