giovedì 12 Dicembre 2024

Arresto di Netanyahu, il governo italiano si rassegna: “Sentenza sbagliata ma l’applicheremo”

Dopo le prime dichiarazioni sulla pronuncia con cui la Corte Penale Internazionale ha emesso un mandato di arresto per il premier israeliano Netanyahu e l’ex ministro della Difesa israeliano Gallant arrivate dal ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani, che aveva espresso commenti indecorosi per un esponente di uno Stato di diritto e membro della Corte Penale Internazionale, ipotizzando che la scelta di rispettare il diritto internazionale sarebbe stata subordinata al volere degli alleati, a ristabilire l’ovvio sono state le parole di Guido Crosetto, ministro della Difesa molto vicino alla premier Meloni. Il capo del dicastero di via XX settembre, intervistato a Porta a Porta su Rai 1, ha fortemente criticato una sentenza definita «sbagliata», affermando però che, se Netanyahu e Gallant giungessero in Italia, «dovremmo arrestarli, perché rispettiamo il diritto internazionale». Tale posizione riecheggia quella della gran parte dei Paesi europei, esplicata dall’Alto rappresentante dell’Unione Europea per gli affari esteri Joseph Borrell, il quale ha sottolineato che la pronuncia è da considerare valida in tutto il territorio dell’UE. Non mancano, però, le voci discordanti, dentro e fuori dall’Europa.

Il primo commento sulla sentenza della CPI – che, oltre che nei confronti di Netanyahu e Gallant, ha emesso un mandato d’arresto anche per il comandante delle Brigate Al-Qassam, Mohammed Al-Masri, era arrivato dal ministro degli Esteri Tajani, il quale, a margine del Business forum trilaterale svoltosi a Parigi, aveva detto: «Vedremo quali sono i contenuti della decisione e le motivazioni che hanno spinto a questa decisione la Corte. Noi sosteniamo la CPI ricordando sempre che la Corte deve svolgere un ruolo giuridico e non un ruolo politico: valuteremo insieme ai nostri alleati cosa fare e come interpretare questa decisione e come comportarci insieme su questa vicenda». Al contrario, a sottolineare senza indugi che il governo italiano sarà vincolato ad applicare la pronuncia è stato, alcune ore dopo, il ministro della Difesa Guido Crosetto. Il quale ha però sferrato un duro attacco contro i contenuti del verdetto. «Penso che hanno fatto una sentenza che ha messo sullo stesso piano il presidente israeliano e il ministro della Difesa con chi ha organizzato e guidato l’attentato che ha massacrato e rapito persone in Israele, cioè quello per cui è partita la guerra – ha infatti affermato il ministro di FDI –. Sono due cose completamente diverse». Si smarca, invece, il ministro dei Trasporti e leader leghista Matteo Salvini, che oggi ha detto: «Se Netanyahu venisse in Italia sarebbe il benvenuto. I criminali di guerra sono altri». Almeno per ora, la premier italiana Giorgia Meloni non ha rilasciato dichiarazioni.

A smentire la velata illazione che la CPI abbia prodotto una pronuncia “politica” è stato l’Alto rappresentante UE per gli Affari esteri, Josep Borrell. Il quale, in occasione di una conferenza stampa ad Amman con il ministro degli Esteri della Giordania, ha detto. «Non è una decisione politica, ma la decisione di un tribunale, la Corte penale internazionale, e le decisioni dei tribunali devono essere rispettate e applicate». Nello specifico, ha confermato il capo della diplomazia UE, la decisione della CPI «è vincolante per tutti gli Stati che fanno parte della Corte, che comprende tutti i membri dell’Unione europea, che sono vincolati ad attuarla». Eppure, anche in Europa qualcuno si sfila. È il caso del premier dell’Ungheria Viktor Orban, che stamane, intervenendo alla radio di Stato ungherese, ha dichiarato: «Oggi inviterò il primo ministro israeliano Netanyahu a visitare l’Ungheria, dove gli garantirò, se verrà, che la sentenza della Corte penale internazionale non avrà alcun effetto in Ungheria e che non ne rispetteremo i termini». Orban si pone dunque sulla stessa scia degli Stati Uniti, il cui presidente uscente, Joe Biden, ha definito «scandalosa» la sentenza, affermando che gli USA saranno «sempre al fianco di Israele contro le minacce alla sua sicurezza». «Nessuna scandalosa decisione anti-israeliana ci impedirà, e mi impedirà, di continuare a difendere il nostro Paese», aveva invece dichiarato il premier israeliano Netanyahu.

La pronuncia della Corte Penale Internazionale è arrivata nella giornata di ieri. Netanyahu e Gallant sono accusati di «crimini contro l’umanità e crimini di guerra» commessi nella Striscia di Gaza tra l’8 ottobre 2023 e «almeno il 20 maggio 2024». Il dibattito che si è scatenato sull’applicazione della pronuncia nel nostro Paese è a dir poco surreale. L’Italia ha infatti ratificato lo Statuto di Roma, attraverso cui si è sancito che le decisioni della Corte Penale sono vincolanti e i Paesi firmatari hanno l’obbligo di rispettarli. I mandati di cattura, nello specifico, stabiliscono che i Paesi arrestino le persone coinvolte nel caso in cui esse mettano piede nel loro territorio, per poi consegnarle al Tribunale. Uno dei principi fondativi dell’Italia e di quasi tutti i Paesi europei è poi quello della separazione dei poteri: Nel caso in cui Netanyahu dovesse atterrare in Italia, a prendersi carico dell’onere sarebbe l’autorità giudiziaria. Rispetto alla cui azione il governo, almeno fino a quando la parte della Costituzione che lo prevede non verrà cambiata, non ha poteri di intervento.

[di Stefano Baudino]

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4 Commenti

  1. La dichiarazione della corte penale internazionale è sicuramente un segnale significativo , ma a quanto pare con poteri assolutamente molto limitati. Ogni considerazione sulle esternazioni del governo Italiano non è che la conferma della pochezza che pervade i suoi leader. Tajani la solita ameba parlante che come al solito si trincera dietro ad altri . Crosetto che evidentemente di contatti di affari con Israele ne ha tanti e non mi riferisco solo a Leonardo ma anche alla Cyber security ad esempio, si lancia in una condanna sperticata dal solito viscido Vespa ormai voce del governo ,seppur prendendo in considerazione che la risoluzione dovrebbe essere risettata. Lo scemo del Papete ormai è diventato Orban dipendente .Ma qualla che fa ancora più ribrezzo è proprio quella che si proclama premier e che ormai si sfila da qualunque quastione spinosa , impegnata com’è a giocare in passerella con chiunque ritenga utile al suo potere da presunta furbetta del quartiere che i primi che ha tradito sono stati i suoi elettori che le hanno creduto.

  2. la grande ipocrisia del tribunale senza potere esecutivo e il fatto stesso che USA e Israele non ne facciano parte, e , Orban possa fare quello che vuole fa capire a che serve sto tribunale se poi le sentenze non vengonoi rispettate e seguite da tutti? il velo bianco dell’ipocrisia del blocco occidentale. “Noi siamo i piu’ civili e avanzati” si a parole.

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