Sono stati assolti anche in secondo grado i 18 attivisti che sei anni fa occuparono una ex casa cantoniera a Oulx, in Valle di Susa, per offrire sostegno ai migranti in difficoltà. La Corte di Appello di Torino ha infatti sancito che le azioni degli attivisti, accusati di invasione di edificio pubblico, non erano punibili, riconoscendo come prioritario il valore umanitario delle loro iniziative. Nel 2018, quando il leader leghista Matteo Salvini sedeva sulla poltrona più alta del Viminale, l’edificio era stato trasformato in un rifugio per migranti, offrendo fino all’anno successivo riparo e assistenza a chi cercava di attraversare il confine italo-francese in condizioni estreme, tentando di attraversare i valichi alpini anche in pieno inverno. In primo grado, i giudici del tribunale di Torino avevano assolto gli imputati sostenendo che il reato di «invasione di edificio» era stato effettivamente commesso, ma che non fosse punibile per «tenuità del fatto». Diversa la lettura della Corte d’appello, che ha scelto di applicare l’articolo 54 del codice penale, in base a cui non è punibile chi commette un fatto in quanto «costretto dalla necessità di salvare sé o altri da un pericolo di un danno grave alla persona».
È stata così accolta la richiesta della difesa, che aveva sottolineato come l’occupazione fosse dettata da uno stato di necessità, motivato dalla volontà di salvare vite umane. Testimonianze e documentazione hanno dimostrato che, grazie all’intervento degli attivisti, molti migranti sono stati sottratti a situazioni potenzialmente letali. L’ex casa cantoniera di Oulx, chiusa da tempo, era stata individuata come luogo di transito per i migranti diretti in Francia, spesso respinti al confine dalle autorità francesi. Il rifugio autogestito offriva un luogo sicuro dove riposare, ricevere cure mediche e prepararsi al viaggio. Nel 2021, l’edificio è poi stato sgomberato dalle forze dell’ordine. «Migranti con abiti estivi in pieno inverno, senza alcun luogo dove ripararsi, rischiavano conseguenze gravissime. Gli imputati, offrendo supporto, hanno concretamente evitato tragedie», ha dichiarato Danilo Ghia, uno degli avvocati difensori, in seguito alla lettura della sentenza. Alla sbarra erano finiti anche i militanti che avevano occupato una struttura sita nei pressi della chiesa di Clavière, ma per loro è stato disposto il non doversi procedere per difetto di querela.
A testimoniare in favore degli anarchici al processo era stato, nel 2022, anche il parroco di Bussoleno Luigi Chiampo, che sempre a Oulx gestisce il Rifugio Massi. «Per quei migranti la montagna era come le acque del Mediterraneo per i barconi che affondano, una causa di morte – aveva dichiarato il sacerdote -. Una quindicina di persone persero la vita per il freddo, la neve, la caduta in un dirupo. Un giovane afgano fu travolto a cinque km dal nostro rifugio mentre camminava lungo i binari della ferrovia: non poteva permettersi il viaggio in treno». «In quei due anni – aveva aggiunto don Chiampo – il flusso in Alta Valle aumentò, verosimilmente per il blocco del valico di Ventimiglia. La media fu di ottomila o diecimila passaggi. Anche nel 2021 è stata molto alta». La maggior parte delle volte, ha riferito il prete, si trattava di persone di origine di origine africana che «non conoscevano l’ambiente di montagna e non avevano mai visto la neve: c’era chi arrivava in maglietta o con le infradito ai piedi».
[di Stefano Baudino]