Nella giornata di chiusura della COP29, la Conferenza delle Nazioni Unite sul clima iniziata l’11 novembre e svoltasi a Baku, in Azerbaigian, gli attivisti di Extintion Rebellion (XR) hanno deciso di mettere in atto un’azione dimostrativa «in segno di protesta con le politiche climatiche inquinanti del Governo italiano e la promozione di leggi volte a reprimere il dissenso». Così, venerdì 22 novembre, un centinaio di perone hanno occupato con tende e sacchi a pelo la piazza di fronte al Viminale, a Roma, dove sono state scaricate 5 tonnellate di letame. Nonostante si trattasse di una forma di protesta non violenta, la risposta repressiva non ha tardato ad arrivare. Oltre settanta attivisti sono in finiti in questura, dove sono stati emessi 33 fogli di via dalla città di Roma per periodi compresi tra i 6 mesi e i 2 anni, effettivi a partire da due ore dalla loro emissione.
Sono ben 74 le persone portate dalla polizia presso l’Ufficio Immigrazione di Roma, riferisce Extintion Rebellion sui propri social. Qui, gli attivisti sono stati trattenuti diverse ore per un fermo identificativo, senza che fosse chiaro se si trovassero in stato di fermo e senza che agli avvocati fosse comunicata la loro condizione. «Tutto questo sembra esagerato e sproporzionato a fronte di un’iniziativa pacifica e non violenta» commentano gli attivisti. Alla fine, il bilancio della giornata è di «33 persone espulse da Roma, più di 70 fermi in Questura, striscioni strappati e tende tagliate». Provvedimenti, secondo XR, «illegittimi e pieni di falsi in atto pubblico». Per questo motivo, l’indomani gli attivisti hanno deciso tutti di violare il divieto di ingresso nella Capitale, prendendo parte al corteo contro la violenza di genere e il ddl Sicurezza, attualmente in discussione in Parlamento.
La repressione contro le azioni di protesta non violente per il clima subisce spesso una battuta d’arresto in tribunale. Uno dei casi più recenti è stata l’archiviazione delle accuse contro sessantacinque attivisti di XR che lo scorso aprile avevano occupato il grattacielo di Intesa Sanpaolo, a Torino, in occasione del G7 per il clima. In quel caso, come in numerosi altri, la procura aveva riconosciuto che «non è stata infranta alcuna norma penale», smontando così le accuse occupazione, violenza privata e manifestazione non preavvisata formulate dalla Digos.
[di Valeria Casolaro]