Migliaia di persone hanno riempito le strade di Barcellona, sabato 23 novembre, per protestare contro il caro affitti e la speculazione immobiliare. La manifestazione, organizzata dal Sindicat de Llogateres (Sindacato delle Inquiline), ha radunato più di 4000 organizzazioni e una sessantina di comitati provenienti da tutta la Catalogna, diventando una delle manifestazioni più partecipate dai tempi delle proteste per l’indipendenza del 2017. Le numerose associazioni e comitati attivi per la difesa del diritto all’abitare dopo essersi radunati nei vari quartieri della città condale, sono confluiti alle ore 17 in Plaça Universitat per dare inizio ad una lunga passerella per le vie del centro. 170.000 persone, secondo gli organizzatori, hanno sfilato per i centri nevralgici della città per chiedere iniziative concrete per il diritto alla casa.
Le proposte sono chiare: contratti indefiniti che limitino il rischio di vedere il proprio contratto d’affitto non rinnovato; recuperare case vuote, appartamenti turistici e stagionali per immetterli nuovamente nel mercato di case per residenti; abbassare i canoni d’affitto del 50% e aumentare le tasse alle persone multiproprietarie. Proprio su quest’ultimo punto, l’Istituto Di Ricerca urbana di Barcellona (IDRA) afferma, secondo un’indagine del 2024, che «la metà delle abitazioni registrate tra il 2008 e il 2020, sono state acquisite da aziende già proprietarie di almeno otto immobili».
La manifestazione, svoltasi senza momenti di tensione, ha coinvolto varie istanze di lotta, tra le altre la resistenza contro gli sgomberi. Difatti, durante la stessa mattina di sabato, i Mossos d’Esquadra hanno sgomberato una famiglia con due bambini dopo solo una settimana di occupazione. L’appartamento era vuoto da cinque anni.
Una delle tappe centrali del percorso della manifestazione è stata infatti la Casa Orsola, un edificio modernista nel centro della città spesso interessato da sgomberi. La proprietà d’investimento, la Lioness Inversores, senza alcuna possibilità di mediazione ha proceduto alla denuncia delle persone occupanti per attivare il processo di sgombero. Il sindacato lamenta che la proprietà trasformerà il luogo in appartamenti turistici di lusso, costringendo ancora una volta il tessuto residente ad abbandonare il proprio quartiere.
«Vogliamo abbassare principalmente gli affitti» mi spiega David, un manifestante appartenente al Sindicat de Llogateres. «Ormai è impossibile qui a Barcellona, con un lavoro normale, permettersi di vivere da solo. I prezzi sono saliti alle stelle». Consultando i dati sulle variazioni del prezzo dei canoni d’affitto è possibile constatare che dal 2016 ad oggi, il prezzo degli affitti ha subito un incremento del 100%.
«Protestiamo anche contro i fondi di inversione e gli speculatori che comprano immobili per levarli alla popolazione e immetterli sul mercato a prezzi inaccessibili con canoni da affitto di stagione. Almeno è stata limitata la possibilità di accedere alle licenze turistiche per Airbnb» afferma ancora David.
Dopo aver percorso la Avinguda de Tarragona, la moltitudine in corteo raggiunge un palco posizionato a pochi metri dalla stazione centrale della città. Dal palco varie esponenti delle differenti realtà associative della città e della comunità catalana scandiscono con chiarezza l’inalienabilità del diritto all’abitare e promettono di continuare a lottare fin quando non avranno raggiunto i propri obiettivi. A chiudere la manifestazione, la moltitudine che si estendeva per chilometri dal palco ha iniziato ad agitare in alto le proprie chiavi al grido «s’ha acabat (è finita)».
La manifestazione ha visto la presenza e il sostegno di varie rappresentazioni politiche di sinistra, tra le quali alcune figure del partito indipendentista catalano Esquerra Republicana; l’europarlamentare e rappresentante di Podemos, Irene Montero, e varie figure del partito En Comú Podem, compagine politica dell’ex-sindaca Ada Colau.
Proprio l’ex sindaca, dopo aver recentemente abbandonato la politica, ha iniziato un percorso di divulgazione della propria attività politica come sindaca, appoggiando la lotta cittadina e le proteste contro il nuovo sindaco Jaume Collboni. Va ricordato, però, che proprio sotto i suoi mandati sono state approvate numerose trasformazioni della città, tra le quali le criticate superilles, che secondo alcune associazioni hanno contribuito all’aumento dei canoni d’affitto nel contesto cittadino. Tra le altre cose, sotto l’amministrazione Colau è stata approvata l’assegnazione della trentasettesima edizione dell’America’s Cup, svoltasi quest’autunno sulle sponde del mare barcellonese, causando grossi problemi al quartiere della Barceloneta e di conseguenza numerose proteste.
Mentre Jaume Collboni promette di non rinnovare le licenze turistiche nel 2029, anno in cui non sarà al governo della città a meno di un’ipotetica rielezione, mentre Ada Colau partecipa ad eventi promossi da stakeholders e fondi di Real Estate attivi negli investimenti pubblico-privato, come l’evento About a City di Milano, una moltitudine di persone scende in piazza per gridare basta. Perché se la voce di un singolo non può che svanire contro il potere del mercato, l’assordante rumore di centinaia di migliaia di mazzi di chiavi sventolati contemporaneamente non può passare inosservato.
[testo e foto di Armando Negro]