martedì 26 Novembre 2024

Taranto, chiesero diritto allo studio per i figli: condannati a 30 giorni di carcere

A distanza di cinque anni, otto cittadini del quartiere Tamburi di Taranto sono stati condannati a un’ammenda di oltre 1.000 euro o, in alternativa, a 30 giorni di carcere per aver interrotto un consiglio comunale del 2019. L’azione, che secondo l’accusa i cittadini avrebbero intrapreso «urlando e pronunciando frasi ingiuriose all’indirizzo dei consiglieri», nasceva dalla disperazione legata alle collinette ecologiche dell’ex Ilva. Queste strutture, progettate per contenere la diffusione delle polveri minerali, si erano rivelate discariche abusive di rifiuti tossici. Nei pressi delle collinette, sequestrate nello stesso anno, sorgevano le scuole Vico e Ugo De Carolis, dove erano stati segnalati malori tra gli alunni, portando alla chiusura degli istituti e al trasferimento di oltre 700 studenti. «Eravamo esasperati, era in gioco la salute dei nostri figli e non siamo stati ascoltati», hanno dichiarato alcuni dei cittadini condannati, che hanno annunciato che faranno ricorso contro il provvedimento.

La notizia dell’ammenda ai cittadini tarantini è stata data da una delle persone coinvolte nei fatti del 2019, oggi consigliere comunale di Europa Verde, Antonio Lenti. L’avviso di condanna penale, emesso dal tribunale, impone agli otto accusati una multa di 1.125 euro o, alternativamente, 30 giorni di carcere. «Ricordo bene quei giorni», scrive Lenti. «Venivamo da notti passate per strada all’interno della scuola Deledda, da presìdi e proteste sotto il Comune. Volevamo tutelare la salute ed il diritto allo studio dei bambini che frequentavano le scuole, dall’inquinamento provocato da Ilva, dalle collinette artificiali, soprattutto durante i giorni di Wind Days. Chiedevamo gli impianti di areazione per le scuole e condizioni sicure». La vicenda, infatti, si colloca all’apice di una serie di tentativi di attirare l’attenzione sulla precarietà delle scuole del quartiere Tamburi, che andarono, tuttavia, a vuoto. La zona ospitava infatti le cosiddette “collinette ecologiche”, aree verdi costruite negli anni ’70 per schermare la diffusione delle polveri del siderurgico e diventate, invece, discariche di rifiuti industriali. Nei cosiddetti “Wind Days” — così venivano chiamati i giorni di vento intenso che soffiava da ovest e nord — i bambini dei Tamburi dovevano restare a casa e non potevano fare lezione, perché gli impianti di aerazione per difenderli dalle polveri non erano ancora in funzione.

In quei mesi, l’Arpa Puglia accertò un superamento delle concentrazioni-soglia di contaminazione nell’area delle collinette, sequestrate a febbraio. A marzo il sindaco emise un’ordinanza di chiusura temporanea delle scuole, disponendo successivamente la loro chiusura fino a giugno. I genitori occuparono simbolicamente le scuole chiuse, chiedendo che venisse assicurato il diritto a un’istruzione sicura per i propri figli, con il collaudo degli impianti d’areazione e una successiva riapertura dell’istituto Grazia Deledda, che era già stato oggetto di interventi per migliorare l’isolamento e l’impianto di aerazione. Le proteste arrivarono anche a ritardare la compilazione degli scrutini, ma rimasero inascoltate. «Abbiamo percorso tutte le strade possibili con mail, PEC, comunicati stampa, richieste di incontro, ma siamo sempre stati ignorati». Dopo varie sollecitazioni a sindaco, Regione, e prefetto, i cittadini, esasperati, entrarono in consiglio comunale. «Visto che non venivano da noi, siamo andati noi da loro, in Comune», spiega Lenti. I bambini tornarono a scuola a settembre, e gli impianti vennero ultimati solo nel 2022. Oggi i genitori sono accusati di aver interrotto la seduta del consiglio comunale e di aver ingiuriato i consiglieri, ma hanno già annunciato che presenteranno ricorso.

[di Dario Lucisano]

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