Scavare un buco nel terreno con un bastone robusto, afferrare un lungo gambo, farlo scorrere tra i denti e creare un’estremità simile ad una spazzola che aiuta a pescare il prossimo spuntino: tutte tecniche tutt’altro che banali che gli scimpanzé potrebbero attuare grazie alla collaborazione e alla condivisione delle informazioni acquisite dagli antenati, proprio come avviene negli esseri umani. È quanto suggerisce il lavoro di ricercatori dell’Università della California, i quali hanno dettagliato i risultati delle loro analisi in un nuovo studio sottoposto a revisione paritaria e pubblicato sulla rivista scientifica Science. Secondo gli scienziati, gli scimpanzé hanno un “piccolo grado di cultura cumulativa” nel tempo, e ciò sarebbe provato dal fatto che le popolazioni più pratiche e più propense all’utilizzo di utensili sono correlati geneticamente. «È difficile pensare che tali tecniche possano essere apparse all’improvviso», ha commentato Andrew Whiten, esperto di evoluzione culturale dell’Università di St. Andrews in Scozia non coinvolto nello studio.
La cultura cumulativa è considerata una caratteristica distintiva dell’essere umano: consiste nella capacità di accumulare conoscenze, innovazioni e pratiche nel tempo, costruendo su quanto appreso dalle generazioni precedenti. Questo fenomeno permette di sviluppare tecnologie, arti, linguaggi e sistemi sociali sempre più complessi. Si ritiene unica dell’uomo poiché richiede un livello avanzato di apprendimento sociale e cooperazione, dove gli individui non si limitano a imitare ma migliorano attivamente quanto appreso. Fino a oggi, si pensava che altre specie, pur mostrando tracce di cultura, come l’uso di strumenti, non avessero la capacità di accumulare e trasmettere innovazioni nel tempo in modo così sofisticato. Gli scimpanzé dettagliati nel nuovo studio però, con i loro comportamenti complessi, sfidano questa visione, suggerendo che forme primitive di cultura cumulativa potrebbero esistere anche al di fuori della nostra specie.
Grazie all’aiuto di Cassandra Gunasekaram, dottoranda in biologia evolutiva presso l’Università di Zurigo, è stato individuato uno schema utilizzando un database genetico di 35 popolazioni di scimpanzé dell’Africa orientale e centrale scoprendo che, nonostante la maggior parte di esse non utilizzi strumenti complessi per estrarre il cibo, alcune lo fanno regolarmente e presentano una correlazione genetica. Per esempio, gruppi in cui vengono utilizzate solo componenti preliminari di sequenze di strategie sofisticate – come per esempio quelli che fanno solamente il buco nel terreno col bastone ma non sono arrivati al punto di usare esche – sono risultati positivamente correlati, suggerendo che le popolazioni che si comportano in modo simile sono imparentate geneticamente. Ciò, secondo gli scienziati, significherebbe che tali tecniche «potrebbero aver bisogno di una sorta di trasmissione sociale e di apprendimento sociale, uno scambio di idee tra luoghi diversi» e di miglioramenti ed innovazioni nel tempo. Il tutto potrebbe essere facilitato anche dalle femmine che, una volta raggiunta la maturità sessuale, potrebbero migrare verso altri gruppi per riprodursi e diventare “portatrici di cultura”. In tutti i casi, spiegano gli autori, la ricerca suggerisce che anche gli scimpanzé hanno una cultura cumulativa, sebbene in quantità minore rispetto agli umani, ma ciò potrebbe aiutare a spiegare come mai la nostra specie sia arrivata a svilupparne una più complessa.
Tuttavia, le evidenze presentate non hanno convinto completamente scienziati come Claudio Tennie, esperto di cultura delle scimmie dell’Università di Tubinga in Germania che ha criticato la solidità dei risultati riscontrati. Secondo Tennie non è ancora certo se le tecniche usate dagli scimpanzé siano così sofisticate da non poter essere stati inventati indipendentemente da individui di gruppi diversi, e inoltre altri esperimenti potrebbero suggerire che alcune strategie potrebbero essere “escogitate” senza essere imparate da altri. Attribuire sempre abilità complesse alla cultura sociale «presuppone in un certo senso che le scimmie non siano intelligenti di per sé», ha aggiunto Tennie, che ha concluso: «Quello che ho detto per tutti questi anni è che stai sottovalutando l’intelligenza delle scimmie!». D’altra parte, Whiten ribatte che i suoi esperimenti, come quello in cui ha dato agli scimpanzé delle cannucce particolari per bere il succo, offrirebbero «prove indiziarie» che questi comportamenti «vengono realmente raggiunti» e diffusi solo attraverso la trasmissione culturale.
[di Roberto Demaio]
Grazie Roberto per l’interessante articolo. Non deve stupire l’intelligenza degli Scimpanzè, almeno non da quando è stato scoperto il ‘trait d’union’ tra loro e l’Umanità: americani e israeliani.