lunedì 2 Dicembre 2024

Le lobby spendono un miliardo l’anno per influenzare i voti in Europa

Nel 2023, le lobby hanno investito oltre 1 miliardo di euro per fare pressioni sul Parlamento europeo, impiegando l’equivalente di 7.621 dipendenti a tempo pieno, pari a 10,8 lobbisti per deputato. Lo ha rivelato un rapporto di Agir pour l’Environnement, che ha illustrato come i primi 100 gruppi di pressione abbiano speso nei 12 mesi dello scorso anno tra i 265 e i 297 milioni, per una media di 398.936 euro per eurodeputato. Tra i principali finanziatori spiccano il Consiglio europeo delle industrie chimiche (Cefic) e le Big Tech come Meta, Apple e Google, orientate a influenzare le normative su privacy e big data. Uno scenario che solleva interrogativi sul reale equilibrio democratico nell’Unione, sempre più esposto a pressioni di multinazionali.

Cefic, il Consiglio europeo dell’industria chimica, svetta nella classifica di chi spende di più in Europa per l’attività di lobbying, avendo messo sul piatto in un solo anno ben 10 milioni di euro. Fondato nel 1972, è il forum delle grandi, medie e piccole imprese chimiche in Europa, impiega 1,2 milioni di persone e rappresenta circa il 14% della produzione chimica mondiale. Segue, con quasi 9 milioni di investimenti, Meta Platforms, che controlla Facebook, Instagram, Whatsapp e Messenger. La multinazionale americana, fondata nel 2004, con circa 76.000 dipendenti, nel 2023 ha registrato un fatturato di 134 miliardi di euro e un utile di 39 miliardi di euro. C’è ancora una Big Tech sul gradino più basso del podio, ovvero Apple Inc., che ha investito 8 milioni. Con 163.000 dipendenti in tutto il mondo, nel 2023 ha realizzato un fatturato di 383,97 miliardi di euro e un utile di 96,995 miliardi di euro. La stessa cifra è stata spesa da Microsoft Corporation, che nel 2023 ha raggiunto un fatturato di 212 miliardi di dollari e un utile di 72,4 miliardi di dollari, con circa 200.000 dipendenti.

Subito sotto, con 6.5 milioni di euro investiti in attività di lobbying, ci sono la belga Insurance Europe – federazione europea dell’assicurazione, che riunisce 37 associazioni nazionali di società assicurative, inclusa la FFA, rappresentando circa 3.200 compagnie europee di assicurazione -, e la società farmaceutica e agrochimica tedesca Bayer AG. Appaiate in classifica con una spesa di 6 milioni di euro ci sono la Federazione europea delle industrie farmaceutiche e delle associazioni, Google (che nel 2023 impiegava 182.502 persone in tutto il mondo) e la compagnia petrolifera anglo-olandese Shell, che nel 2019 è stata classificata come la quinta azienda più grande del mondo, con un fatturato di 396,5 miliardi di dollari e secondo gruppo petrolifero al mondo.

Dopo aver presentato le statistiche, all’interno del rapporto Agir pour l’Environnement chiede alle istituzioni UE una regolamentazione più severa al fine di «limitare l’influenza dei gruppi di pressione sul processo legislativo europeo», ad esempio attraverso «l’introduzione di un limite alla spesa annuale per l’attività di lobbying», che potrebbe contribuire a «bilanciare l’equilibrio di potere» tra le organizzazioni non governative, le “Associazioni commerciali e professionali” e le “Società e i Gruppi”. Sebbene Commissione ed Europarlamento abbiano sottoscritto negli ultimi anni un accordo per istituire un registro europeo obbligatorio per la trasparenza, le grandi multinazionali tendono infatti ad avere a disposizione «risorse molto più consistenti per promuovere le loro visioni del mondo e i loro interessi, che spesso sono in contrasto con le ambizioni ecologiche e climatiche» di cui dice di farsi portatrice l’Unione Europea. Secondo Agir pour l’Environnement, è inoltre «essenziale che i gruppi di pressione siano tenuti a fornire informazioni finanziarie più dettagliate», così come avviene ad esempio negli USA, dove «le entità di lobbying sono tenute a presentare relazioni trimestrali che includano i dettagli delle entrate derivanti dalle loro attività di lobbying, nonché le spese sostenute se l’entità svolge attività di lobbying per conto proprio», dovendo inoltre «presentare relazioni semestrali che rivelino tutti i contributi finanziari versati a candidati federali, titolari di cariche, comitati di azione politica dei leader, comitati di partiti politici, funzionari del ramo legislativo e comitati di nomina presidenziale».

[di Stefano Baudino]

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