mercoledì 4 Dicembre 2024

Caos in Corea del Sud: il presidente dichiara la legge marziale, bloccato dal Parlamento

Il presidente della Corea del Sud, Yoon Suk Yeol, ha dichiarato la «legge marziale di emergenza», che tuttavia è stata rapidamente bloccata dal Parlamento. L’annuncio è arrivato attorno alle 14:30 di oggi (le 22:30 ora locale), martedì 3 dicembre, quando il presidente, esponente del Partito del Potere Popolare (PPP, di orientamento conservatore) è apparso in televisione accusando l’opposizione del DPK (che ha la maggioranza in Parlamento) di essere vicina alle «forze comuniste della Corea del Nord», che «minacciano il Paese», e di operare contro l’ordine dello Stato. Qualche ora dopo, attorno alle 17:00 (1:00 locale), 190 dei 300 parlamentari sono riusciti a entrare nell’edificio dell’Assemblea Nazionale, precedentemente circondato dall’esercito, e a votare per annullare il provvedimento. Manca ora la conferma di revoca dello stato marziale da parte del presidente, che tuttavia non si è ancora espresso a riguardo. Sembrerebbe, inoltre, che il ministro della Difesa si sia schierato a favore della legge marziale, e che l’esercito stia attendendo una sua decisione.

Dopo l’annuncio del presidente coreano, il parlamento è stato chiuso, e i generali delle varie branche delle forze armate sono stati convocati per una riunione di emergenza. Seoul è stata invasa dalle camionette dell’esercito, e sono stati mobilitati anche gli elicotteri. Verso le 23:30 locali, le guardie di sicurezza dell’Assemblea Nazionale e gli agenti di polizia sono stati schierati lungo la recinzione del palazzo dell’Assemblea Nazionale, con l’ordine di fare entrare solo il personale della Segreteria dell’Assemblea Nazionale e gli assistenti dell’Assemblea Nazionale; la polizia ha inizialmente impedito ai parlamentari di accedere all’edificio, che poi sono riusciti comunque a entrarvi. Poco dopo, i militari e le forze speciali sono entrati nella struttura e hanno chiuso le entrate ai manifestanti radunatisi davanti a essa per protestare. Fuori dall’edificio la tensione è cresciuta sempre di più, è scoppiata una rissa, e sono stati effettuati degli arresti tra i manifestanti.

In seguito alla proclamazione della legge marziale, il generale dell’esercito Park An-soo è stato temporaneamente nominato capo dell’esecutivo, la Corte Suprema ha convocato una riunione esecutiva d’emergenza dell’Ufficio dell’Amministrazione Giudiziaria, e il DPK ha chiesto a tutti i membri del partito di radunarsi il prima possibile davanti all’Assemblea Nazionale. Di preciso, la legge marziale impone un comando militare al Paese e vieta il funzionamento di tutti gli organismi politici, passa il controllo dei media nelle mani della giunta, vieta gli scioperi (come quello dei medici attualmente in corso), le proteste e le manifestazioni di dissenso, e permette di arrestare chi vi si opponga. Essa è un ordinamento previsto dalla Costituzione del Paese, che stabilisce che il Presidente può proclamarla in caso di necessità militare o per mantenere l’ordine pubblico durante una guerra o un’emergenza nazionale. Essendo regolata dalla costituzione, la legge marziale deve venire approvata dal Parlamento, che come prevedibile ha annullato il provvedimento a pieni voti. In seguito alla votazione, tuttavia, sembra che il ministro della Difesa abbia preso le parti del Presidente e che l’esercito abbia dichiarato che la legge marziale rimarrà attiva fino a che Yoon Suk Yeol non la revocherà. Non è ancora possibile verificare queste informazioni.

La decisione di annunciare la legge marziale è stata presa dal presidente dopo il prolungarsi di uno dei tanti stalli politici che ha caratterizzato la sua guida del Paese, questa volta relativo alla legge di bilancio. Il fatto che egli detenga il potere esecutivo mentre l’opposizione mantiene quello legislativo, infatti, ha spesso creato situazioni di tensione e di sostanziale blocco tra le mura dell’Assemblea Nazionale. Yoon Suk Yeol, inoltre, accusava l’opposizione di essere troppo vicina alla Corea del Nord e di mettere a repentaglio la sicurezza del Paese. Le accuse del presidente fanno riferimento all’approccio che caratterizza gli esponenti del DPK nei confronti della Corea del Nord, storicamente più diplomatico rispetto a quello del PPP. Secondo alcuni analisti, la mossa del presidente intendeva prevenire un possibile procedimento di impeachment nei suoi confronti, ma non è davvero chiaro quali fossero le sue mire, né quali siano le sue attuali intenzioni.

[di Dario Lucisano]

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