giovedì 12 Dicembre 2024

Luigi Spera è libero, dopo 8 mesi in carcere per aver tirato fumogeni contro Leonardo Spa

Il Tribunale del Riesame ha disposto ieri l’immediata scarcerazione di Luigi Spera, pompiere palermitano detenuto da oltre 8 mesi in regime di Alta Sicurezza nel carcere di Alessandria. L’uomo era accusato di aver commesso atti terroristici contro la sede di Leonardo S.p.a., nel contesto di una protesta messa in atto alla fine del 2022 dagli attivisti della realtà indipendentista siciliana Antudo, volta a denunciare il ruolo dell’azienda nell’etnocidio dei curdi attraverso la vendita di armi alla Turchia. Il Tribunale ha stabilito che l’azione di Spera non deve essere considerata un atto terroristico, bensì un atto dimostrativo volto a esprimere dissenso politico, disponendo per lui l’obbligo di firma e di dimora nel comune di Palermo, dove ha la residenza.

Nello specifico, la Procura accusava Luigi Spera di avere lanciato, nel novembre di due anni fa, due bottiglie molotov contro la sede palermitana della società a controllo pubblico Leonardo S.p.a. I pm gli avevano addebitato l’aggravante della finalità di terrorismo, mentre i legali di Spera hanno sostenuto che il pompiere avesse lanciato, nel quadro di un’azione dimostrativa e pacifista, petardi e fumogeni. Nell’esaminare le richieste del pm, il giudice per le indagini preliminari aveva confermato l’imputabilità per i fatti contestati, ma senza l’aggravante della valenza terroristica. Tuttavia, a causa di alcuni precedenti minori legati ad atti di contestazione, il gip aveva ritenuto vi fosse il rischio di reiterazione del reato, disponendo le misure in carcere. È stato poi il tribunale di Palermo, nel corso dell’udienza di riesame – fissata in seguito alla contestazione delle misure cautelari da parte del legale di spera, Giorgio Bisagna – a riconfermare la natura terroristica degli atti e dunque la custodia in carcere. I giudici della Cassazione hanno invece bocciato la contestazione di terrorismo, sulla base della quale Spera era stato ristretto nella sezione di massima sicurezza del carcere di Alessandria. Alla luce di quanto stabilito dalla Cassazione, il Tribunale è stato dunque chiamato a riesaminare le misure cautelari, revocando l’ordinanza che teneva dietro le sbarre il pompiere palermitano dal marzo scorso e sostituendola con l’obbligo di firma e l’obbligo di dimora entro i confini del capoluogo siciliano. «Terminano qui otto mesi di ingiusta detenzione con accuse spropositate per il pompiere palermitano, accusato di aver protestato contro il colosso degli armamenti Leonardo – ha scritto in una nota l’associazione Antudo –. Mesi in cui la solidarietà e le iniziative contro la guerra e l’invio di armi da parte dello stato italiano si sono moltiplicate in tutta Italia e oltre, nonostante la censura della posta e la lontananza da casa».

«Si è finalmente chiuso il capitolo riguardante le misure cautelari, ma il processo va avanti in Corte d’Assise, dove il mio assistito è sotto processo per attentato incendiario con finalità terroristiche e ordigni micidiali con finalità terroristiche – ha dichiarato a L’Indipendente l’avvocato Bisagna –. Il procedimento cautelare è dunque parallelo a quello volto ad accertare la verità dei fatti: in questo caso si è creato questo scollamento e abbiamo una Suprema Corte che ha detto in maniera tombale e irrevocabile che i fatti di cui Spera è accusato non possono essere qualificati come atti terroristici». Il legale ritiene questa pronuncia un «passaggio fondamentale», sebbene non sia vincolante ai fini del giudizio in Corte d’Assise. «Vedremo cosa accadrà in dibattimento, ma nel frattempo, sulla base degli atti d’indagine, possiamo dire che la Cassazione ha stabilito che la qualificazione dei fatti fatta dal pm per cui si sta andando a processo è erronea», ha aggiunto, manifestando un «atteggiamento positivo» verso il processo. «Ho sentito ieri al telefono Luigi Spera appena uscito dal carcere, era molto contento e un po’ frastornato – conclude Bisagna –. Sappiamo di aver vinto una battaglia importante, ma che la guerra non è finita».

[di Stefano Baudino]

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