È terminato con una richiesta di impeachment il caotico tentativo di rovesciamento avanzato dal presidente sudcoreano Yoon Suk Yeol, che ieri, martedì 3 dicembre, ha inaspettatamente dichiarato la legge marziale nel Paese, accusando l’opposizione del DPK (Partito Democratico di Corea) di avere legami con la Corea del Nord. Subito dopo l’annuncio, sono stati mobilitati militari e forze dell’ordine, mentre dall’altro lato opposizione e cittadini si sono sollevati contro la decisione, definita da molti come un autentico colpo di Stato. Nel giro di poche ore, l’Assemblea Nazionale ha annullato l’ordine di Yoon, che è stato costretto a revocare la legge marziale e a sollevare i militari dagli incarichi appena assunti. Intanto, a Seoul, sono proseguite le proteste di cittadini, sindacati e partiti di opposizione, appoggiati anche da membri del PPP (Partito del Potere Popolare, il partito di Yoon). Domani in Parlamento sarà presentata la mozione di impeachment contro il Presidente, che dovrebbe essere votata tra venerdì e sabato. Nel frattempo, i sindacati hanno annunciato ulteriori proteste, mentre parte del governo sembra avviarsi verso le dimissioni.
Seppur non senza conseguenze, la situazione in Corea del Sud sembra stare tornando alla normalità. Dopo il tentativo di instaurare la legge marziale avanzato ieri dal presidente Yoon, gran parte del Paese ha contestato la decisione, costringendolo a fare marcia indietro. Tra le 20:00 e le 21:00 di ieri è arrivato l’annuncio di revoca dello stato marziale, che ha inaugurato un nuovo capitolo del rocambolesco tentativo di golpe del presidente. Fuori dall’edificio dell’Assemblea Nazionale, i cittadini, ormai cresciuti di numero, hanno continuato a protestare per ore, ma le tensioni si sono attenuate e gli scontri scoppiati durante le poche ore di legge marziale sono terminati. Lee Jae-myung, leader del principale partito di opposizione, il DPK, che detiene la maggioranza in parlamento (la Corea è infatti una repubblica presidenziale, con elezioni legislative e presidenziali separate), ha dichiarato che non sarebbe «finita qui» e ha fatto pressioni sul governo e sul presidente, chiedendo le dimissioni di Yoon e minacciando l’impeachment.
Mentre fuori dall’Assemblea Nazionale i cittadini hanno continuato a cantare per ore, la politica si è organizzata per decidere come procedere dopo le ultime sei surreali ore. Il Parlamento sudcoreano è composto da 300 seggi, di cui 170 controllati dal DPK, a cui si aggiungono altri 22 seggi dei partiti minoritari di opposizione. Per essere approvata, una mozione di impeachment richiede il sostegno dei due terzi dell’Assemblea Nazionale. Tuttavia, diversi politici della maggioranza presidenziale hanno contestato la decisione di Yoon e lasciato intendere che potrebbero appoggiare un’eventuale richiesta di rinvio a giudizio. Nel frattempo, il capo dello staff e una serie di alti segretari del presidente Yoon hanno offerto le proprie dimissioni, mentre il leader del PPP, Han Dong-hoon, ha chiesto al presidente di licenziare il ministro della Difesa, Kim Yong-hyun, che aveva sostenuto il tentativo di instaurazione della legge marziale. A partire da stamattina, sembra che la maggior parte della galassia politica sudcoreana stia facendo fronte comune contro Yoon; la mozione di impeachment dovrebbe essere presentata domani e votata entro sabato 7 dicembre. Il ministro della Difesa, nel frattempo, ha presentato le proprie scuse ai cittadini.
Nel frattempo, i sindacati hanno indetto una mobilitazione generale e neanche i cittadini sembrano intenzionati a mollare la presa. Significative anche le conseguenze finanziarie dopo il tentativo di golpe: all’apertura di questa mattina, la Borsa di Seoul è crollata di circa il 2%, mentre i mercati hanno reagito con preoccupazione alle turbolenze politiche in Corea del Sud. Il Won sudcoreano, la valuta del Paese, ha raggiunto il livello più basso degli ultimi due anni. Inoltre, l’autorità di regolamentazione finanziaria del Paese ha dichiarato di essere pronta a iniettare oltre 7 miliardi di dollari per stabilizzare il mercato.
La decisione di annunciare la legge marziale è stata presa dal presidente Yoon dopo il prolungarsi di uno dei tanti stalli politici che hanno caratterizzato la sua guida del Paese, questa volta legato alla legge di bilancio. Il fatto che egli detenga il potere esecutivo mentre l’opposizione mantiene quello legislativo, infatti, ha spesso creato situazioni di tensione e di sostanziale blocco tra le mura dell’Assemblea Nazionale. Yoon Suk Yeol, inoltre, accusava l’opposizione di essere troppo vicina alla Corea del Nord e di mettere a repentaglio la sicurezza del Paese. Le accuse del presidente fanno riferimento all’approccio che caratterizza gli esponenti del DPK nei confronti della Corea del Nord, storicamente più diplomatico rispetto a quello del PPP. Secondo alcuni analisti, la mossa del presidente intendeva prevenire un possibile procedimento di impeachment nei suoi confronti; da quando è salito al potere, nel 2022, Yoon ha infatti perso sempre più consenso, e in tanti ritengono che dietro il tentativo di rovesciamento ci fosse una manovra disperata per riguadagnare forza politica.
[di Dario Lucisano]
Ma chi si crede di essere? Kim Jong-un?