giovedì 5 Dicembre 2024

L’Assemblea Generale ONU ha adottato tre risoluzioni per la pace in Medio Oriente

Nel silenzio della maggior parte dei media occidentali, l’Assemblea generale dell’ONU ieri 3 dicembre ha adottato tre risoluzioni per promuovere la soluzione a due Stati in Palestina che, secondo il presidente dell’Assemblea, Philemon Yang (Camerun), rimane «l’unica via per una pace duratura» in Medio Oriente. Gli oratori hanno sollecitato a larga maggioranza un cessate il fuoco a Gaza e hanno fatto pressione su Israele affinché permetta la consegna di cibo e aiuti di prima necessità nell’enclave prima dei mesi invernali. In particolare, le risoluzioni approvate riguardano la risoluzione pacifica della questione palestinese, la questione della Divisione per i diritti dei palestinesi del Segretariato e l’occupazione illegittima da parte di Israele del Golan siriano.

La prima risoluzione intitolata “Risoluzione pacifica della questione palestinese” (documento  A/79/L.23 ) ha sottolineato la necessità di impegnarsi urgentemente in un processo di pace in Medio Oriente, invitando Israele a rispettare il diritto internazionale, tra cui la cessazione di tutte le attività di insediamento e l’evacuazione dei coloni dal Territorio palestinese occupato. Il testo è stato approvato con 157 voti a favore, otto contrari (Argentina, Ungheria, Israele, Stati federati di Micronesia, Nauru, Palau, Papua Nuova Guinea, Stati Uniti) e sette astensioni (Camerun, Repubblica Ceca, Ecuador, Georgia, Paraguay, Ucraina, Uruguay). Con la seconda risoluzione, intitolata “Divisione per i diritti dei palestinesi del Segretariato” (documento  A/79/L.24 ), l’Assemblea ha chiesto al Segretario generale di continuare a fornire risorse e di garantire che la Divisione continui a svolgere efficacemente il suo lavoro. Il documento è stato approvato con 101 voti a favore, 27 contrari e 42 astensioni. Infine, la terza risoluzione, adottata con 97 voti a favore, 8 contrari (Australia, Canada, Israele, Stati Federati di Micronesia, Palau, Papua Nuova Guinea, Regno Unito, Stati Uniti) e 64 astensioni, riguarda il “Golan siriano” (documento  A/79/L.19 ). Il documento dichiara che Israele non ha rispettato la risoluzione 497 (1981) del Consiglio di sicurezza. “La decisione di Israele di imporre la propria giurisdizione sul Golan siriano occupato è nulla e non avvenuta”, dichiara il testo, invitando Israele a riprendere i colloqui su Siria e Libano e a ritirarsi da tutto il Golan siriano occupato.

A differenza delle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, quelle dell’Assemblea generale non sono vincolanti e la rappresentante di Israele all’ONU ha già dichiarato che la prossima settimana l’Assemblea convocherà tre riunioni per discutere del Medio Oriente e delle risoluzioni basate su quello che ha definito un «incosciente disprezzo per la verità». Se fossero «davvero interessati a portare soluzioni alla regione dilaniata dalla guerra, abbandonerebbero i loro sforzi ossessivi per delegittimare Israele», ha detto. Nonostante le dichiarazioni dei rappresentanti israeliani, sempre più rapporti e testimonianze dirette confermano che quello che si sta consumando a Gaza ha tutte le caratteristiche di  un genocidio: “I civili sono stati indiscriminatamente e in modo sproporzionato uccisi in massa a Gaza, mentre nella Cisgiordania occupata, compresa Gerusalemme est, i coloni israeliani, il personale militare e di sicurezza hanno continuato impunemente a violare i diritti umani e il diritto umanitario”, conclude l’ultimo rapporto pubblicato dal Comitato speciale della Nazioni Unite per indagare sulle pratiche israeliane che incidono sui diritti umani, istituito nel dicembre del 1968.

Tra le nazioni che hanno votato contro alle risoluzioni spiccano gli Stati Uniti, contrari anche al testo che chiede il ritiro dal Golan occupato, a conferma di come le critiche di Washington verso lo Stato ebraico per il mancato rispetto dell’incolumità dei civili sia solo di facciata, cosa confermata peraltro dal continuo invio di armi a Tel Aviv. A riguardo, il portavoce del Venezuela ha anche condannato l’ultimo veto degli USA che, a suo dire, «rappresenta un’ulteriore complicità» con la politica e le pratiche di Israele nei Territori palestinesi occupati, compresa Gerusalemme Est. Il portavoce della Giordania, invece, ha affermato che le azioni di Israele sono il risultato del fallimento della comunità internazionale nell’affrontare «l’arroganza israeliana». Alcuni oratori hanno espresso insoddisfazione nei confronti dell’ONU per il fatto che non sia riuscita a fare di più per combattere i crimini commessi contro il popolo palestinese, con il delegato della Malesia che ha sottolineato che l’Organizzazione non è riuscita a tradurre le parole in azioni. «Siamo rimasti impotenti mentre l’ingiustizia persiste», ha sottolineato.

Israele viola sistematicamente le risoluzioni dell’ONU, tra cui la 476 del 1980 che condanna l’annessione di Gerusalemme est da parte dello Stato ebraico, e la 497 del 1981 che ha dichiarato che la legge con cui Israele si è annessa le alture del Golan è da considerarsi “nulla e senza effetti legali internazionali”. Nonostante ciò, Israele continua a non rispettare le risoluzioni violando il diritto internazionale e accusando l’ONU di pregiudizi antisraeliani.

[di Giorgia Audiello]

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