Il Senato ha approvato in via definitiva il nuovo “decreto Flussi” voluto dal governo Meloni. Al suo interno è presente l’annunciata misura che toglie alle sezioni specializzate dei tribunali la competenza sulle convalide dei trattenimenti, affidandola alle Corti d’Appello, nel tentativo di fermare le sentenze che ostacolano i trasferimenti in Albania dei migranti. È inclusa inoltre una nuova lista di Paesi considerati sicuri (tra cui l’Egitto), una stretta sul diritto al ricongiungimento familiare e sanzioni più severe per le ONG che operano in mare. Infine, una norma poco discussa ma piuttosto significativa: i contratti relativi alla fornitura di mezzi e materiali destinati al controllo delle frontiere sono da ora secretati. Ciò significa che i dettagli sulle forniture alla Guardia Costiera di Libia e Tunisia non saranno più resi pubblici.
La lista dei Paesi sicuri (ovvero quei Paesi dove un cittadino non rischia la propria vita o la propria incolumità per via di persecuzioni, trattamenti inumani o degradanti, violenze o conflitti) era stata ripresa in mano dal governo dopo che i tribunali avevano negato la convalida del trattenimento dei primi migranti inviati nel CPR di Gjader, in Albania. Questi provenivano infatti da Egitto e Bangladesh, Paesi che, secondo una recente sentenza della Corte di Giustizia europea (in contrasto con la normativa italiana), non possono definirsi sicuri. Dopo quell’episodio, il governo aveva previsto un decreto (il 158/2024) rielaborando la lista dei Paesi sicuri ed eliminandone tre, ma mantenendone altri quali Tunisia, Bangladesh ed Egitto – dai quali arrivano il maggior numero di migranti sulle nostre coste. Ora, il decreto è stato trasformato in un emendamento, inserito all’interno del decreto Flussi. Sono inoltre previste nuove sanzioni contro le ONG che effettuano i salvataggi in mare, nella forma di fermi amministrativi più lunghi e multe più salate, fino alla possibilità di confisca del mezzo. Viene inoltre allungato fino a due anni il periodo di soggiorno legale all’interno del territorio italiano da parte di uno straniero, prima che possa essere accettata la richiesta di ricongiungimento di un familiare.
Una norma decisamente controversa è quella che impedirà da ora in poi di consocere l’entità di risorse che il governo italiano fornirà alla cosiddetta Guardia Costiera libica e a quella tunisina per monitorare le coste dei propri Paesi e bloccare le partenze dei migranti verso l’Italia. I contratti che riguardano l’«affidamento degli appalti pubblici di forniture e servizi relativi a mezzi e materiali ceduti, destinati alla cessione in uso di Paesi terzi per il rafforzamento della capacità di gestione e controllo delle frontiere e dei flussi migratori nel territorio nazionale e per le attività di ricerca e soccorso in mare» saranno infatti secretati, in base a quanto previsto dall’art. 139 del Codice dei contratti pubblici (d.lgs. 36/2023). Tanto in Libia quanto in Tunisia, l’Italia (con l’appoggio dell’Europa) ha fatto in modo di plasmare due organi appositi che si occupassero sostanzialmente di operare respingimenti per procura. In Libia questo è avvenuto creando dal nulla l’organo della Guardia Costiera, in Tunisia implementando strumenti quali la zona SAR tunisina – ovvero l’area marittima di ricerca e soccorso delle imbarcazioni di esclusiva competenza delle autorità di Tunisi. Il tutto non senza un notevole esborso di risorse, sia da parte del governo italiano sia dell’Europa, e ignorando le centinaia se non migliaia di testimonianze di gravi crimini commessi da entrambe le guardie costiere contro i migranti (pestaggi, stupri, rapine, torture, quando non veri e propri omicidi). Se già prima i dettagli di tali contratti erano nebulosi, ora si sancisce la definitiva segretezza del loro contenuto.
Immediatamente dopo l’approvazione del provvedimento al Senato, sono giunte critiche da più parti. Una tra tutte è quella del Consiglio Superiore della Magistratura (CSM), che in particolare boccia la decisione di trasferire dai tribunali alle Corti d’Appello alcune competenze in materia di trattenimento dei migranti. In questo modo, secondo il CSM, si allungheranno i tempi delle pratiche e vi sarà il rischio che a intervenire siano magistrati senza alcuna competenza in merito alla materia sulla quale sono chiamati a decidere. A seguito dell’approvazione del decreto è giunta inoltre notizia delle dimissioni di Iolanda Apostolico, la giudice che nel settembre 2023 aveva definito «illegittimo» il decreto Immigrazione (il cosiddetto “decreto Cutro”) varato dall’esecutivo, non convalidando il trattenimento di tre migranti nel centro di Pozzallo. Dal canto loro, in un comunicato congiunto, varie ONG hanno definito il decreto Flussi «un’altra legge dannosa, propagandistica e disumana, oltreché palesemente illegittima», volta ad «aggirare il diritto internazionale».
[di Valeria Casolaro]
I magistrati devono APPLICARE la legge anche interpretandola ma nei Paesi Civili, Liberi e Democratici NON POSSONO esprimere opinioni sulle leggi proprio perchè sono un potere autonomo dello Stato NON eletto dal popolo. La legge Organica dei magistrati della SPAGNA (che mi risulta essere un Paese UE attualmente con un governo di sinistra) all’rt. 395 così recita “I giudici o i magistrati non potranno appartenere a partiti politici o sindacati né svolgere mansioni al loro servizio e sarà loro vietato:
1. Rivolgere ai poteri, alle autorità e ai pubblici ufficiali o agli Enti ufficiali congratulazioni o censure per il loro operato, né partecipare, in qualità di membri della Magistratura, ad eventi o riunioni pubbliche che non abbiano carattere giudiziario, salvo quelle che abbiano allo scopo di integrare il Re o per coloro che sono stati convocati o autorizzati a partecipare dal Consiglio Generale della Magistratura.”Link https://www.boe.es/buscar/act.php?id=BOE-A-1985-12666
Sono d’accordo.