In Lombardia e Veneto, nell’ambito di una vasta operazione antibracconaggio, sono state sequestrate 90 armi e oltre 17.000 munizioni, nonché quasi 1.200 dispositivi illegali, tra cui trappole e reti per uccelli. I Carabinieri forestali, con l’Operazione Pettirosso, hanno così denunciato cento persone per reati contro l’avifauna selvatica e arrestato quattro individui per detenzione illegale di armi. I militari hanno inoltre sequestrato 1.400 uccelli abbattuti e oltre mille esemplari vivi catturati illegalmente. Tra i principali reati accertati figurano il furto aggravato di fauna selvatica, ricettazione, maltrattamento e uccisione di animali e utilizzo di strumenti di cattura vietati.
La cattura degli uccelli veniva infatti effettuata con strumenti del tutto illegali, tra i quali richiami acustici a funzionamento elettromagnetico, reti da uccellagione, gabbie trappola, archetti e trappole metalliche – dove gli animali possono rimanere appesi ad agonizzare per ore, provando grande sofferenza. Molti degli uccelli sequestrati, denuncia la LIPU (Lega Italiana Protezione Uccelli), presentavano anelli contraffatti, «il che significa che si tratta di animali catturati in natura e dotati di anello in modo abusivo, e destinati al mercato dei richiami vivi per l’utilizzo durante la caccia».
Le Prealpi lombardo-venete sono una delle aree italiane più colpite dal bracconaggio, secondo quanto denunciato dal WWF. Complice di questa situazione è anche una legislazione sempre più permissiva: nella sola Lombardia, per esempio, la legge sulla caccia ha subito ben 14 modifiche negli ultimi 4 anni, riferisce l’associazione. Questo ha favorito la riduzione della tutela della fauna selvatica, facilitando l’attività di bracconieri e cacciatori. L’incapacità dell’Italia di proteggere l’avifauna, e in particolare le specie migratorie, è valsa al nostro Paese anche l’apertura di una procedura d’infrazione a livello europeo per violazione della direttiva Uccelli (2009/147/CE). «L’Italia deve adottare misure urgenti per fermare l’escalation delle violazioni, dotando l’ordinamento di norme e sanzioni efficaci ma anche investendo nel supporto dell’attività di prevenzione e contrasto – ha dichiarato Domenico Aiello, responsabile WWF per la tutela giuridica della Natura – Il recepimento efficace della Direttiva sulla Tutela Penale dell’Ambiente rappresenta in questo senso una occasione imperdibile. Solo così si potrà garantire il rispetto della legalità e la tutela della biodiversità, che è patrimonio di tutti».
[di Valeria Casolaro]