Erano lì per sondare la calotta glaciale della Groenlandia e studiarne le caratteristiche, ma sono finiti per riscoprire una base segreta americana risalente agli anni della Guerra Fredda: è quanto accaduto agli ingegneri della NASA guidati dallo scienziato Chad Greene che, a bordo di un jet Gulfstream III, hanno inaspettatamente effettuato nuove analisi del sito Camp Century rivelando dettagli senza precedenti. Le nuove immagini, al contrario dei precedenti rilievi che hanno solo rivelato i segni distintivi producendo un profilo bidimensionale, sono state catturate con una tecnologia d’avanguardia che ha prodotto mappe con maggiore profondità, confermando inoltre alcune caratteristiche descritte nei referti storici. I ricercatori hanno spiegato che l’utilità scientifica delle nuove analisi “restano da vedere” anche se, d’altra parte, i nuovi risultati offrono una visione senza precedenti che potrebbe aprire nuove strade per la ricerca sulle calotte glaciali e sui cambiamenti climatici. «Stavamo cercando il letto del ghiaccio e fuori è spuntato Camp Century. All’inizio non sapevamo cosa fosse», hanno commentato i ricercatori.
La base di Camp Century fu costruita nella Groenlandia nordoccidentale nel 1959 dall’US Army Corps of Engineers, scavando un sistema di 21 tunnel per una lunghezza complessiva di 3 chilometri (1,86 miglia) sotto la calotta glaciale, che diede alla base il soprannome di “città sotto il ghiaccio”. La struttura era progettata per ospitare fino a 200 soldati e fino a 600 missili balistici nucleari a medio raggio ma, dopo appena otto anni, nel 1967 gli Stati Uniti la abbandonarono lasciando sepolte sotto al ghiaccio le tonnellate di rifiuti contenute al suo interno. Durante una missione svolta ad aprile di quest’anno e con l’obiettivo prefissato di testare le capacità del radar UAVSAR, progettato per studiare gli strati interni delle calotte glaciali e la loro interfaccia con il substrato roccioso, un team di ingegneri della NASA ha mappato inaspettatamente in dettaglio i resti della struttura, rivelando tunnel e installazioni coerenti con le mappe storiche della base. I ricercatori hanno spiegato che, tradizionalmente, i radar convenzionali fornivano immagini bidimensionali, individuando Camp Century come un “punto luminoso” negli strati del ghiaccio, mentre grazie alla nuova tecnologia è stata introdotta una nuova dimensione di profondità, consentendo di distinguere dettagli come tunnel e strutture parallele, mai osservati prima. Il metodo UAVSAR avrebbe agito similmente ad una ecografia, inviando onde radio verso il ghiaccio e misurando il tempo impiegato per il ritorno del segnale, offrendo mappe tridimensionali. «Nei nuovi dati, le singole strutture della città segreta sono visibili in un modo mai visto prima», ha dichiarato lo scienziato della NASA Chad Greene.
I ricercatori hanno aggiunto che le immagini acquisite fanno parte di un lavoro più ampio che mira a stimare lo spessore complessivo della calotta glaciale per comprendere meglio come lo scioglimento dei ghiacci influenzerà il nostro pianeta. Nonostante la base si possa collocare all’interno di tale obiettivo però, visto che lo scioglimento del ghiaccio potrebbe accelerare la contaminazione derivata dai rifiuti lasciati sepolti in passato, gli scienziati hanno aggiunto che le immagini di Camp Century ottenute tramite UAVSAR non saranno attualmente utilizzate per provare a risolvere direttamente il problema: «Il nostro obiettivo era calibrare, convalidare e comprendere le capacità e i limiti di UAVSAR per la mappatura degli strati interni della calotta glaciale e dell’interfaccia ghiaccio-letto. Senza una conoscenza dettagliata dello spessore del ghiaccio, è impossibile sapere come le calotte glaciali risponderanno al rapido riscaldamento degli oceani e dell’atmosfera, il che limita notevolmente la nostra capacità di prevedere i tassi di innalzamento del livello del mare», ha commentato Greene, aggiungendo però che i voli effettuati, tuttavia, consentiranno la prossima generazione di campagne di mappatura in Groenlandia, Antartide e oltre.
[di Roberto Demaio]