Con la scusante della minaccia armata rappresentata dai ribelli che ieri, domenica 8 dicembre, hanno rovesciato il regime di Bashar al-Assad, l’esercito israeliano (IDF) ha occupato parte delle Alture del Golan sotto il controllo della Siria. Qui, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha ordinato di occupare militarmente la «zona cuscinetto» esistente tra i due Paesi, dopo che i militari siriani hanno abbandonato le postazioni militari. Nella giornata di ieri, l’IDF ha anche effettuato diversi raid sulla capitale Damasco e nei suoi dintorni, prendendo di mira obiettivi militari nel nome dell’autodifesa e della «prevenzione del danno».
«In conformità con la valutazione della situazione successiva ai recenti eventi in Siria, compreso l’ingresso di personale armato nella zona cuscinetto, le IDF hanno schierato le proprie forze nella zona cuscinetto e in diversi altri luoghi necessari alla propria difesa, per garantire la sicurezza delle comunità delle alture del Golan e dei cittadini di Israele» ha comunicato nella giornata di domenica lo stesso esercito israeliano, riferendo che «le IDF non stanno interferendo con gli eventi interni in Siria» e che «continueranno a operare finché sarà necessario per preservare la zona cuscinetto e difendere Israele e i suoi civili». Secondo quanto riferito da Al Jazeera, le IDF hanno ordinato alla popolazione civile che abita la zona, in particolare i villaggi di Ofaniya, Quneitra, al-Hamidiyah, Samdaniya al-Gharbiyya e al-Qahtaniyah, di «rimanere in casa», in quanto le azioni dei ribelli hanno «costretto» l’intervento militare dell’esercito. «Non permetteremo ad alcuna forza ostile di stabilirsi lungo il nostro confine» ha dichiarato il primo ministro domenica, invocando la necessità «garantire la protezione di tutti gli insediamenti israeliani», come spiegato dal ministro della Difesa Israel Katz. La caduta di Assad rappresenta un «giorno storico» per il Medio Oriente, ha dichiarato Netanyahu, aggiungendo che questo «offre una grande opportunità« ma anche «notevoli pericoli» e concludendo inviando «un segnale di pace a tutti coloro che si trovano oltre il nostro confine in Siria: a Druze, ai Curdi, ai Cristiani e ai Musulmani che vogliono vivere in pace con Israele».
Nel frattempo, sono almeno tre gli attacchi israeliani condotti contro un sito di sicurezza e un centro di ricerca governativi situati nel quartiere di Kafr Sousa di Damasco nella giornata di domenica, secondo quanto riportato da Reuters. Il sito, secondo quanto riferito da fonti di sicurezza israeliane alla testata, oltre a contenere un gran numero di dati militari sensibili e attrezzature, sarebbe stato utilizzato in passato dall’Iran per lo sviluppo di missili. Gli attacchi, spiega Israele, sarebbero stati condotti per impedire che i ribelli che hanno rovesciato il regime di Assad possano impadronirsi di munizioni o armi chimiche e di altro genere. In base allo stesso principio, le IDF hanno anche effettuato almeno sette raid contro obiettivi militari situati a sud-ovest di Damasco, in particolare contro basi militari come quelle di Khalkhala, abbandonata dall’esercito siriano nella serata di sabato 7 dicembre e contenente missili, batterie di difesa e altre munizioni. Depositi di munizioni sono stati colpiti da attacchi aerei anche nei pressi dell’aeroporto di Mezzah, a sud-ovest di Damasco. «Israele sta lavorando per sventare ogni potenziale minaccia e prevenire qualsiasi danno alla sua superiorità aerea in Siria» ha dichiarato, in condizioni di anonimità, un funzionario israeliano ad Al Jazeera.
Il Golan siriano, situato nella Siria sud-occidentale, è stato occupato da Israele nel 1967. Con gli accordi di disimpegno che seguirono la Guerra d’Ottobre del 1973, la Siria riconquistò una parte di territorio che comprendeva Qneitra, la capitale del Golan – completamente rasa al suolo dagli israeliani pochi giorni prima del loro ritiro. Le restanti aree del Golan occupato furono formalmente annesse da Israele nel 1981, decisione cui seguì la condanna della comunità internazionale. La risoluzione 497 dell’ONU ha definito all’unanimità «nulla e non valida» la mossa israeliana e ogni anno, da allora, approva una risoluzione dal titolo Il Golan siriano occupato che ribadisce tale posizione. I colloqui di pace tra Siria e Israele sono iniziati nel 1991 e la restituzione dei territori del Golan occupati costituiva un argomento centrale. Tuttavia, questi si sono arenati proprio per il rifiuto di Israele a ritirarsi completamente dalla zona.
[di Valeria Casolaro]
La realtà è che stanno scoppiando guerre dappertutto, se gli USA non trovano la pace nemmeno con la Russia, che son Cristiani, scoppia tutto senza nemmeno usare le bombe nucleari e Israele in mezzo alla polveriera camperà ben poco.
Israele aveva tutto l’interesse affinché si spezzasse l’asse Iran/Hezbollah, non mi meraviglierebbe che i ribelli fossero in parte armati e/o guidati dai servizi segreti di Israele. Nell’accordo avrebbero così potuto mettere le basi per la costruzione del Grande Israele, iniziando dalle alture del Golan e dintorni.
La perfidia di Israele e’ stata mostrata anche dal fatto che ha bombardato e distrutto a Damasco gli archivi dove sono registrati i rifugiati palestinesi. Di conseguenza questi non avranno un documento per dimostrare di essere palestinesi e pretendere il ritorno nella loro terra.