L’Alta Corte del Sudafrica, Stato dell’Africa meridionale, ha dichiarato illegittimi i piani del governo per la costruzione di nuove centrali elettriche a carbone, perché giudicati in violazione al diritto costituzionale alla salute delle future generazioni.
Il caso, noto come “Cancel Coal” e avviato nel 2020 da tre organizzazioni giovanili – African Climate Alliance, Vukani Environmental Justice Movement in Action e Groundwork Trust – con il supporto legale del Centre for Environmental Rights, ha contestato nello specifico il piano del Ministero delle Risorse Minerarie e dell’Energia per la produzione di 1,5 gigawatt di energia a carbone e l’approvazione concessa dall’ente nazionale di regolamentazione dell’energia (NERSA). La Corte ha stabilito che tali decisioni sono state prese senza un’adeguata valutazione dei danni ambientali e sanitari, compromettendo i diritti delle generazioni presenti e future.
Il giudice Cornelius van der Westhuizen ha ritenuto che il piano governativo non solo fosse economicamente insostenibile, ma anche contrario ai principi costituzionali che tutelano il diritto dei bambini a un ambiente sano. La sentenza ha evidenziato la mancata considerazione, da parte del governo, degli impatti devastanti della combustione del carbone, un errore che contravviene al dovere costituzionale di agire nell’interesse dei minori, sancito dalla sezione 28 della Costituzione sudafricana.
Oltre alla sua importanza intrinseca, la sentenza assume un rilievo ancora maggiore a causa della profonda dipendenza del Sudafrica dal carbone. Attualmente circa l’85% dell’energia elettrica del Paese proviene da centrali a carbone e oltre il 90% del carbone consumato in Africa è estratto in Sudafrica.
Con una produzione annuale di oltre 250 milioni di tonnellate, il Sudafrica è il quarto maggiore esportatore mondiale di carbone e il 14° emettitore globale di gas serra. Una dipendenza che si traduce in un costo elevato in termini di salute pubblica. Le centrali situate nella provincia di Mpumalanga, epicentro della produzione energetica a carbone, generano livelli record di anidride solforosa (SO2) e biossido di azoto (NO2), sostanze nocive associate a malattie respiratorie, attacchi d’asma e danni al sistema cardiovascolare.
Le emissioni derivanti dal carbone non solo provocano centinaia di morti ogni anno, come ammesso dalla stessa società elettrica statale Eskom, ma contaminano anche il suolo e le riserve idriche attraverso la dispersione di polveri tossiche ricche di mercurio. Questi elementi danneggiano il sistema nervoso umano, con effetti gravi sulla salute riproduttiva e sullo sviluppo cognitivo dei bambini.
In questo contesto la sentenz, che impone al ministro delle Risorse Minerarie e dell’Energia, Gwede Mantashe, e a NERSA di pagare le spese legali degli attivisti, segna una vittoria significativa per le organizzazioni ambientaliste e un precedente giuridico fondamentale. In un Paese che continua a basare la propria economia sull’estrazione di carbone, questa decisione sottolinea l’urgenza di una transizione verso fonti di energia più sostenibili e il rispetto dei diritti umani e ambientali.
[di Gloria Ferrari]