venerdì 10 Gennaio 2025

Raid, arresti e uccisioni: la nostra corrispondente racconta l’assedio israeliano a Tubas

Tublas, Palestina – Altre due persone sono state uccise ieri da un missile sganciato da un drone a Tubas, nel nord della Cisgiordania. Sale così a 810 il numero dei palestinesi uccisi dai militari israeliani in Cisgiordania dal 7 di ottobre scorso, inclusi 169 bambini, con oltre 6.450 feriti. Forse, il numero più alto da sempre. L’incursione è iniziata con personale delle Forze Speciali israeliane infiltrato in città dalla mattina; poco dopo, almeno 6 veicoli militari hanno bloccato la strada principale di Tubas, occupandola per circa 3 ore e mezza e impedendo il passaggio di persone e mezzi. I militari si sono posizionati con i mitra puntati verso case, negozi e mirando chiunque si provava ad avvicinare, sparando proiettili e bombe stordenti.

Quattro persone sono state arrestate, bendate e tenute con le mani legate dietro la schiena prima di essere portate via. Una persona è stata rilasciata. Nel mentre, due droni sorvolavano il cielo sopra di noi a bassa quota, per sorvegliare i movimenti della popolazione. Forse proprio uno di questi ha ucciso Khalil Magdi Al-Masri e Udi Radwan Daraghma, di 26 e 32 anni, nella zona di Al-Safah, al nord della città. Sembra che la bomba li abbia uccisi sul colpo. L’esercito ne ha anche sequestrato i corpi, impedendo alle famiglie di piangere i loro cari. La Palestine Red Crescent Society denuncia che i loro operatori sono stati bloccati dai militari, prevenendoli dall’accedere al sito dell’attacco e dal soccorrere eventuali feriti. Nel mentre, vari giovani della città, pietre alla mano, avevano posizionato barricate fatte di copertoni e cassonetti sulle vie laterali, nel tentativo di limitare il movimento dei militari alla strada bloccata dagli stessi mezzi israeliani.

Gli arrestati costretti con benda sugli occhi [foto de L’Indipendente]
É finito così uno degli ormai quotidiani attacchi che l’esercito israeliano effettua in molte città e villaggi della Cisgiordania. Di giorno come di notte, le IDF irrompono nelle case dei palestinesi per effettuare arresti e perquisizioni, o semplicemente per rompere la tranquillità e ricordare ai palestinesi che si trovano in un territorio sotto occupazione armata. La guerra a bassa intensità che Israele sta effettuando in Cisgiordania miete vittime quotidianamente: solo nella piccola cittadina di Tubas sono ormai 66 le persone uccise dai jesh, i militari israeliani, dal 7 di ottobre. Svariate decine gli arresti.

Pochi giorni fa, la cittadina di Tubas era stata oggetto di un altro violento raid israeliano: martedì 3 dicembre i militari di Tel Aviv hanno effettuato un’irruzione nell’ospedale turco di Tubas, arrestando numerosi dottori tra cui il direttore della struttura. L’attacco delle IDF è avvenuto dopo che un drone israeliano aveva colpito una macchina uccidendo due giovani palestinesi e ferendone un terzo nella cittadina di Aqaba, nel nord della città. L’ambulanza aveva portato il ferito e i deceduti all’ospedale turco. Nel tentativo di prendere i corpi dei giovani martiri e di arrestare il ferito, i militari israeliani hanno tenuto sotto scacco l’intero ospedale e le strade circostanti per ore, spaccando varie vetrate all’interno dello stabile, minacciando il personale e scatenando il panico. Numerose volte è stato aperto il fuoco dentro all’ospedale, arrivando a ferire uno dei civili radunato nel cortile della struttura. I dottori sono stati arrestati e poi rilasciati; intervistati da Middle East Eye, hanno denunciato insulti, botte e minacce di morte se non gli avessero consegnato i corpi.

Dopo che i militari hanno lasciato la struttura, sono stati effettuati i funerali dei due giovani uccisi per impedire un nuovo tentativo di furto dei corpi. La situazione in Cisgiordania si fa sempre più tesa. Ai continui attacchi, ai morti e agli arresti, si aggiunge la paura per il futuro. E le ultime dichiarazioni del governo israeliano e del ministro delle Finanze Smotrich, che parla apertamente di un piano di annessione della Cisgriordania a Israele per il 2025 – inziando con il smantellamento dell’amministrazione civile durante la presidenza di Donald Trump, passo chiave per l’annessione – non lasciano intravedere alcuna speranza di fine del conflitto. Anzi.

[di Moira Amargi, corrispondente dalla Palestina]

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3 Commenti

  1. La disumanità di costoro mi rabbrividisce e rattrista.Il silenzio e l’appoggio delle maggiori istituzioni è ancora peggio.
    Spero vivamente che TUTTI dai fautori,da chi esegue ciecamente gli ordini,a chi smentisce,ai finti giornalisti,TUTTI paghino per le loro sporche nefandezze.

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