L’attuale situazione in Libano è più delicata che mai. Nonostante l’entrata in vigore del fragile cessate il fuoco tra Hezbollah e Israele, lo Stato ebraico continua a violare i termini dell’intesa, sostenendo di limitarsi a condurre operazioni difensive. Parallelamente, in Siria, il fronte di opposizione ad Assad ha conquistato Damasco, facendo cadere una dinastia durata oltre mezzo secolo senza che l’alleata Hezbollah potesse fare niente. In questo contesto di incertezza, Craig Murray è partito per Beirut, per riportare cosa succede direttamente dal posto. Craig Murray è un ex diplomatico britannico, scrittore e attivista per i diritti umani. Ha servito come ambasciatore del Regno Unito in Uzbekistan dal 2002 al 2004, denunciando le violazioni dei diritti umani nel Paese, e dedicato la propria carriera post-diplomatica a questioni di giustizia globale. In cima alla lista, la causa palestinese, per la quale nel clima repressivo del Regno Unito è stato fermato dalle forze dell’ordine, come successo ad altri giornalisti.
So che in questo momento è in Libano: dove si trova esattamente e qual è l’attuale situazione nel Paese?
In questo momento mi trovo nella capitale, a Beirut. La città è relativamente tranquilla, ma ci sono droni israeliani che sorvolano tutto il tempo. Da quando l’accordo è entrato in vigore non hanno bombardato Beirut, ma ci sono state numerose violazioni da parte di Israele nel sud del Paese. Dalla firma dell’accordo ci sono andato tre o quattro volte, e la situazione è ancora molto tesa. Qualche giorno fa, Israele ha ucciso circa 6 persone, tra cui un pastore, mentre altri pastori sono scomparsi. Così come continuano queste violazioni su piccola scala, continuano anche i bombardamenti. Il problema credo risieda nel fatto che l’accordo di cessate il fuoco è estremamente unilaterale. Il documento sancisce che tutti i gruppi libanesi devono interrompere tutte le operazioni contro Israele, mentre Israele deve cessare tutte le operazioni offensive contro il Libano: la qualifica di “operazione offensiva” si applica a una sola parte dell’accordo.
Nel sud del Libano l’esercito israeliano sta avanzando e conquistando più territori?
Sì. E, ancora, questo è un problema dell’accordo. Il cessate il fuoco stabilisce una zona demilitarizzata che si estende dal fiume Litani verso sud: entrambe le parti devono lasciare completamente l’area, ma durante il conflitto Israele non era riuscito a conquistare territori nella zona demilitarizzata. Sul fiume Litani è arrivato una sola volta, elitrasportandovi le truppe per scattare qualche foto e riportarle via. Insomma, Israele sta sfruttando l’accordo di cessate il fuoco per reclamare il diritto di operare fino al fiume Litani nonostante non ci sia mai arrivato durante i combattimenti. Ovviamente Israele sostiene che tutte le violazioni siano di natura difensiva, anche quando sparano ai pastori, e uccidono le persone ai funerali. Il fatto è che Hezbollah è designata da USA e Israele come un’organizzazione terroristica; gli attacchi quindi non contano come violazioni dell’accordo perché vengono considerati come operazioni anti-terrorismo.
A questo punto che ruolo giocano gli Stati Uniti in questo quadro?
Gli Stati Uniti sono a capo del “meccanismo” – come viene chiamato – di monitoraggio nel rispetto dell’accordo. Straordinariamente, il documento introduce una distinzione che non ho mai visto in nessun accordo: esso dice che le Nazioni Unite “ospiteranno” il comitato di monitoraggio, e che gli Stati Uniti lo “presiederanno”. Tuttavia “ospitare” non ha alcun significato in termini diplomatici o pratici. In un certo senso, tutto ciò che sembra significare è che alle Nazioni Unite sarà consentito di fornire tè e biscotti, mentre gli statunitensi gestiranno effettivamente la cosa, Quando in verità sono una delle parti nel conflitto, non un arbitro: le bombe che cadono in Libano sono fornite e pagate dagli Stati Uniti.
E per quanto riguarda il resto delle forze occidentali? Che interessi ci sono in gioco?
L’UNIFIL, che rappresenta l’unico contingente di forze occidentali, dovrebbe avere un ruolo nel monitorare l’accordo di cessate il fuoco. Anche la Francia, che è l’ex potenzia coloniale, affiancherà gli Stati Uniti nel meccanismo di monitoraggio. Parigi è molto ansiosa di mantenere il suo ruolo qui in Libano, e il suo status di ex potenza coloniale è molto importante per Macron. È per questo motivo che, in cambio dell’inclusione nel comitato, ha accettato di invertire la propria posizione sulla Corte Penale Internazionale e su Netanyahu, annunciando che il primo ministro israeliano avrebbe potuto visitare il Paese senza temere di venire consegnato alla CPI.
Vista la composizione del comitato di monitoraggio e le continue violazioni di cui abbiamo parlato in precedenza, secondo lei qual è l’obiettivo finale di Israele?
Non ho dubbi che l’obiettivo ultimo di Israele sia l’annessione del sud del Libano, che è parte del piano di espansione per la Grande Israele. Lo Stato ebraico ha una lunga storia di propagandisti sionisti che rivendicano il fiume Litani come confine settentrionale, il che significherebbe spostare di circa 25 miglia più a nord l’attuale confine del Paese. E ci sono sionisti che credono che dovrebbe spingersi ancora più a nord. Una vicenda interessante per capire meglio questo punto riguarda uno dei soldati israeliani uccisi durante l’invasione. Era un uomo che indossava l’uniforme militare completa e portava un’arma, ma che si è scoperto essere un archeologo di 72 anni: l’esercito israeliano porta con sé gli archeologi per cercare segni di antichi insediamenti ebraici e fornire una scusa per l’annessione. Tuttavia penso che questi obiettivi siano in coordinamento con le forze ribelli in Siria, sostenute da Israele e dagli Stati Uniti. Non è una coincidenza che l’attacco dei ribelli sia iniziato il giorno in cui è entrato in vigore il cessate il fuoco in Libano.
A proposito di Siria, come può cambiare e come sta cambiando il fronte in Libano ora che Damasco è caduta?
Ora Hezbollah è schiacciata nel mezzo. I ribelli siriani sono le stesse persone che militavano in Al-Qaeda e nell’ISIS, e l’ISIS in precedenza occupava le montagne sopra la valle della Beqaa. In passato sono stati sconfitti da Hezbollah, ma vogliono ancora prendersi la valle della Beqaa e il nord del Libano. Ciò che Hezbollah rischia di affrontare nell’imminente futuro è un attacco simultaneo da nord e da sud, dove invece attaccherebbe Israele. E non stiamo parlando di un’organizzazione enorme, non so se sarebbe in grado di affrontare una simile minaccia. Inoltre, non è affatto certo che l’esercito libanese combatterebbe i ribelli siriani se entrassero nella valle della Beqaa, perché anche gli americani sostengono i ribelli siriani, e gli statunitensi pagano circa il 50% dello stipendio di ogni soldato.
E per quanto riguarda la Palestina?
Ovviamente la situazione per i palestinesi è già disastrosa, ma quello che sta accadendo in Siria la aggrava ancora di più, perché rimuove il corridoio che collega l’Iran al Libano e a Hezbollah ed elimina la possibilità di aprire un fronte a nord contro Israele. Ora gli israeliani non dovranno più temere un attacco di Hezbollah quando decideranno di procedere allo sgombero etnico e all’annessione della Cisgiordania – perché ritengo che lo sgombero etnico e l’annessione di Gaza siano stati effettivamente già realizzati: hanno ancora un po’ di sterminio da fare, uccideranno molte più persone, ma i loro piani di annessione sono ormai abbastanza pubblici. La Cisgiordania, invece, è ancora sotto il controllo di un’autorità palestinese subordinata in tutte sue parti più rilevanti. Devono ancora completare il processo, perché la popolazione palestinese è ancora lì: sterminarli, fare una pulizia etnica, o espellerli. La situazione in Siria rimuove il timore di un fronte settentrionale mentre lo stanno facendo.
In un recente articolo ha sollevato la prospettiva di una soluzione finale in Medio Oriente, che consisterebbe nella creazione di due blocchi: il Grande Israele e, praticamente, un califfato sunnita. Questo non andrebbe contro ciò che è stata finora la politica degli Stati Uniti, ovvero quella di preservare il conflitto sunnita-sciita? Eliminando gli sciiti si eliminerebbe il conflitto, e non ci sarebbe più alcuna leva per contrastare un futuro governo ribelle sunnita in Siria o parte del Libano.
Sono d’accordo. Nel divario tra sunniti e sciiti l’equilibrio finirebbe per pendere decisamente a favore dei sunniti, eliminando potenzialmente le minoranze sciite in Libano e in Siria. Ora credo che gli Stati Uniti stiano dando priorità all’eliminazione di quella minaccia per Israele, a scapito della politica di mantenimento delle divisioni e di una visione a lungo termine. Credo che questo sia un esempio del fatto che, quando si tratta di formulare una linea politica, gli USA si preoccupino più di Israele di quanto si preoccupino di loro stessi: quando eliminarono Saddam, probabilmente non si erano pienamente resi conto che la conseguenza sarebbe stata un regime a maggioranza sciita in Iraq, e dunque un Iraq vicino all’Iran. Credo che al momento pensino che l’equilibrio sia troppo a favore dell’Iran e della Russia e che, in una certa misura, vada bilanciato per aiutare gli israeliani. Tuttavia è una scelta terribilmente miope, e prevedo anche si tratti di un disastroso errore di calcolo: questi gruppi per il momento sono subordinati agli USA, ma, come è successo con Al-Qaeda, così come con i talebani, e con tutte queste organizzazioni che gli USA promuovono nel breve termine, ci sarà un effetto di ritorno. Tra non molto, una volta che avranno consolidato il loro potere, questi gruppi attaccheranno gli Stati Uniti.
Un’ultima domanda, forse la più banale e allo stesso tempo dovuta che si possa porre in questo contesto turbolento. Qual è il futuro del Medio Oriente? Ci potrà essere un futuro di pace per la regione?
In questo momento il futuro del Medio Oriente appare molto cupo. La Siria sembra che regredirà in uno Stato fallito, come successo con la Libia. Se i turchi dovessero aumentare la repressione dei curdi e privarli dei loro territori, gli USA e la stessa Turchia finiranno per crearci campi di sfruttamento petrolifero, esattamente come è andata in Iraq. Il resto della Siria vedrà un continuo tentativo da parte dei salafiti di imporre una legislazione molto severa, che aumenterà di intensità in questo Paese così culturalmente diversificato. Tutto ciò che vedo con la caduta della dittatura di Assad è la mancanza di un centro di controllo, che potrebbe sfociare in massacri e repressione. Per i palestinesi ovviamente la situazione al momento è altrettanto cupa, ma non penso che Israele possa sopravvivere a lungo. Credo che ormai Israele abbia dimostrato di essere essenzialmente un’entità fascista, suprematista razziale, e genocida. La popolazione mondiale sta maturando un’idea sempre più forte di Israele come quella di uno Stato paria, un’entità illegittima. Alla fine, per mezzo della forza morale, Israele scomparirà perché le persone non vorranno più avere nulla a che farci, e la maggior parte del mondo promuoverà un enorme blocco economico.
Quali sono le possibili ripercussioni nel mondo Occidentale?
I politici di alto livello nei Paesi occidentali, se non cambiano, hanno un destino simile, perché le popolazioni troveranno il modo di liberarsene. E come nota a margine: è interessante notare come la situazione in Medio Oriente abbia fatto realizzare alle popolazioni del mondo che i politici non fanno gli interessi del proprio popolo e che non rispondono ai loro bisogni. In un modo o nell’altro questo scenario contribuirà a innescare un cambiamento rivoluzionario in Occidente. Le conseguenze di ciò che è accaduto con questo genocidio saranno affascinanti per gli storici futuri e saranno visibili nei decenni a venire. Probabilmente risulteranno nell’abolizione di Israele e porteranno a un cambiamento politico radicale nei cosiddetti “sistemi democratici” dell’Occidente.
[di Dario Lucisano]
Le visione ottimistica di un idealista: dietro israele c’e’ l’internazionale ebraico-sionista che ha in mano le leve economiche e dell’informazione del mondo occidentale. Che quindi il popolo abbia capito come stanno le cose non mutera’ nulla: guardate i cognomi dei nostri principali giornalisti, di quelli statunitensi, delle principali corporation economiche americane e in gran parte europee (industrie farmaceutiche in primis…) e capirete. I piu’ feroci sionisti sono fuori Israele e ognuno di loro, nella propria testa e se necessario anche in pratica, ha due passaporti…
Mi auguro che l’ex ambasciatore americano abbia ragione sulla mancanza di comunicazione tra i centri di potere europei ed i propri popoli… Il fatto che il 52 per cento degli europei non sia andato a votare lo dimostrerebbe. Purtroppo è anche demerito di quel 52 per cento se ora la UE capitanata dal maresciallo Von der LEYEN spadroneggia e decide. Speriamo che i popoli europei capiscano che non devono più assolutamente eleggere rappresentanti che non hanno più alcun senso morale, e si limitano ad obbedire agli USA ed Israele
“…questo scenario contribuira’ a innescare un cambiamento rivoluzionario in Occidente.” Profonda intuizione dell’ ex ambasciatore Craig Murray. in effetti Israele ha scoperchiato il vaso e il confronto tra le popolazioni e i loro regimi in Occidente e’ diventato palese. Da un lato i regimi hanno intrapreso una linea di repressione contro la popolazione e difesa aperta della menzogna. La finzione democratica e’ stata demolita dagli stessi governi. Ormai il potere occidentale gioca a carte scoperte: mostrare la forza, appoggiare e servirsi di milizie terroriste. Alla fine e’ l’illusione democratica che e’ stata sconfitta. Questo scenario “contribuira’ a innescare un cambiamento rivoluzionario in Occidente”. …ma anche nel resto del mondo.
Quello che è cambiato è che adesso gli Arabi possono comprare iper missili dotati di testate nucleari dalla Russia e con 5 radere al suolo per mille anni tutta Israele, bravo Biden!