mercoledì 11 Dicembre 2024

Stellantis, dopo una settimana di lotta i lavoratori ottengono lo stop dei licenziamenti

La lotta paga. Il picchetto iniziato lunedì scorso fuori dallo stabilimento Stellantis di Pomigliano d’Arco ha portato la multinazionale francese a sedersi al tavolo con governo e sindacati per discutere del futuro di circa 350 lavoratori dell’indotto. Si tratta dei dipendenti di Trasnova e delle due ditte in subappalto Logitech e Teknoservice, che ieri hanno sfilato per le strade di Roma fermandosi in presidio sotto il Ministero delle Imprese e del Made in Italy (MIMIT), sede dell’incontro con Stellantis. Le lettere di licenziamento sono state revocate e la commessa con l’indotto rinnovata per un anno. Una vittoria nell’immediato, frutto della mobilitazione, che però richiama l’urgenza della formulazione di una strategia industriale seria, che tuteli la dignità dei lavoratori e scacci gli spettri della precarietà.

È finita tra abbracci e lacrime di gioia la settimana di mobilitazione che ha visto i lavoratori dell’indotto Stellantis lottare per il proprio futuro. La protesta è scattata lunedì scorso, in seguito alla decisione del colosso francese di non rinnovare la commessa al gruppo Trasnova, specializzato nella logistica. Evidentemente nei conti di Stellantis non era stata inclusa la reazione dei lavoratori che, supportati dalla società civile, si sono piazzati agli ingressi dello stabilimento di Pomigliano d’Arco bloccando l’entrata dei camion merci.

Con lo scorrere delle ore il tavolo tra governo, Stellantis e sindacati inizialmente fissato per il 17 dicembre sembrava un miraggio lontano, minacciato dallo sgombero. Dall’altro lato dei cancelli però la produzione bloccata pesava sulla multinazionale, nel pieno di un cambio al vertice dettato dalle dimissioni dell’ad Carlos Tavares arrivate al culmine di un mandato in rosso. La voce della sua buonuscita milionaria alimentava la determinazione dei lavoratori, piombati a piè pari in un Natale da incubo.

Pomigliano d’Arco, lettera di una bambina al papà, lavoratore di Trasnova.

Poi nel fine settimana, a poche ore dall’arrivo delle lettere di licenziamento, la notizia dell’anticipazione del tavolo a lunedì 10 dicembre. I picchetti continuano, una delegazione raggiunge Roma e presidia il Ministero delle Imprese e del Made in Italy, da cui iniziano a filtrare spiragli positivi. Nel pomeriggio arriva l’ufficialità dei licenziamenti revocati e della proroga per un anno della commessa. Una vittoria per tutti i lavoratori di Trasnova, Logitech e Teknoservice, dislocati tra gli stabilimenti di Pomigliano d’Arco, Melfi, Piedimonte San Gennaro e Mirafiori/Rivalta. 

La questione non può esaurirsi senza uno sguardo a lungo termine. «Il tempo conquistato dovrà essere utile per trovare soluzioni strutturali per Trasnova e per l’intero settore, adottando le giuste politiche industriali», scrivono i sindacati in una nota a termine dell’incontro capitolino. La situazione emergenziale data dalla miopia politico-imprenditoriale è diffusa su tutto il territorio e vede un settore dell’automotive in crisi, lontano dalla sua base operaia e arroccato invece sulla torre d’avorio degli azionisti, che negli ultimi quattro anni hanno intascato ben 23 miliardi di euro.

La palla passa dunque alla politica, che dovrà rispondere con una strategia industriale seria, capace di mettere il profitto a servizio del benessere e non viceversa. A vegliare ci saranno gli operai, che a Pomigliano hanno dato una lezione spesso dimenticata: la mobilitazione e l’intersezione delle lotte, capace di coinvolgere tutti gli attori della società civile, non è tempo sprecato ma energia destinata alla difesa dei diritti.

[di Salvatore Toscano]

Ti è piaciuto questo articolo? Pensi sia importante che notizie e informazioni come queste vengano pubblicate e lette da sempre più persone? Sostieni il nostro lavoro con una donazione. Grazie.

L'Indipendente non riceve alcun contributo pubblico né ospita alcuna pubblicità, quindi si sostiene esclusivamente grazie agli abbonati e alle donazioni dei lettori. Non abbiamo né vogliamo avere alcun legame con grandi aziende, multinazionali e partiti politici. E sarà sempre così perché questa è l’unica possibilità, secondo noi, per fare giornalismo libero e imparziale. Un’informazione – finalmente – senza padroni.

Articoli correlati

Iscriviti a The Week
la nostra newsletter settimanale gratuita

Guarda una versione di "The Week" prima di iscriverti e valuta se può interessarti ricevere settimanalmente la nostra newsletter

Ultimi

+ visti