Nella notte di sabato 14 dicembre, è finito in manette a Palermo l’ex gelataio di Omegna Salvatore Baiardo, già condannato nel 1997 come favoreggiatore della latitanza dei boss stragisti Giuseppe e Filippo Graviano. Lo ha deciso la Cassazione, che ha confermato l’ordinanza di custodia cautelare disposta ad agosto dal tribunale del riesame di Firenze nei confronti di Baiardo, accusato di calunnia aggravata dall’aver favorito Cosa Nostra. L’uomo è ritenuto dai pm del capoluogo toscano responsabile di favoreggiamento nei confronti di Silvio Berlusconi e Marcello Dell’Utri, nonché di calunnia nei confronti del giornalista Massimo Giletti. La storia di Baiardo si inserisce dunque a pieno titolo nell’inchiesta fiorentina sui mandanti esterni delle stragi del 1993, in cui risulta indagato l’ex senatore di Forza Italia Marcello Dell’Utri (e, per vicende parallele, dallo scorso maggio anche l’ex capo dei ROS Mario Mori). Fino alla sua morte, nella lista degli indagati figurava anche il nome di Silvio Berlusconi.
Il provvedimento della Cassazione ha respinto l’ennesimo ricorso di Salvatore Baiardo, il quale, secondo i pm fiorentini, avrebbe aiutato Berlusconi e Dell’Utri a «eludere le investigazioni» attraverso «plurime condotte commissive e omissive di un medesimo disegno criminoso, attuato in tempi diversi, volto a compromettere l’attendibilità di collaboratori di giustizia» e a «ricostruire i rapporti esistenti tra (…) Giuseppe e Filippo Graviano e gli indagati Silvio Berlusconi e Marcello Dell’Utri in modo difforme rispetto a quanto realmente accaduto». L’inchiesta avrebbe evidenziato come le condotte di Baiardo siano andate incontro agli obiettivi perseguiti dal boss Giuseppe Graviano – arrestato il 27 gennaio 1994 e da allora in galera –, che puntavano allo screditamento dei pentiti di mafia Gaspare Spatuzza e Fabio Tranchina, che hanno illustrato ai magistrati di Firenze i legami tra gli uomini di Cosa Nostra, Dell’Utri e Berlusconi. Secondo la Procura, inoltre, l’ex gelataio avrebbe creato un falso alibi che collocava Giuseppe Graviano a Omegna il 19 luglio del 1992, giorno della strage di via D’Amelio. Un attentato per il quale Graviano è stato condannato in via definitiva all’ergastolo.
Salvatore Baiardo è diventato un personaggio celebre agli occhi del pubblico generalista nel 2022, quando ha cominciato ad apparire come ospite nella trasmissione “Non è l’Arena”, condotta su La7 dal giornalista Massimo Giletti. A quest’ultimo Baiardo avrebbe mostrato una fotografia in cui sarebbero stati ritratti insieme Silvio Berlusconi, il generale Francesco Delfino e il boss Giuseppe Graviano dopo gli attentati del 1992. Baiardo aveva accusato Giletti di avere reso false dichiarazioni al pm quando, in Procura, il presentatore televisivo raccontò che l’ex gelataio gli aveva mostrato la foto. Baiardo aveva anche riferito dell’esistenza della fotografia al giornalista di Report Paolo Mondani, che aveva registrato il colloquio, fornendone la traccia audio agli inquirenti. «Non sappiamo se la fotografia (…) sia vera, (…) ma in ogni caso la calunnia ha l’effetto di determinare una confusione a sua volta portatrice di agevolazione a Cosa Nostra – avevano scritto i giudici del Riesame nel dispositivo dello scorso agosto –. Se è vera, è evidente che la smentita di averla mostrata al giornalista potenzialmente preclude l’accesso ad un tassello importante per lo sviluppo investigativo sulle stragi del 1993 e su quella mai attuata dello stadio Olimpico di Roma. Se è falsa, l’aver mostrato una simile immagine falsificata, alterata o comunque l’aver fatto credere della sua esistenza ad un giornalista di primo piano quale Massimo Giletti, averne avvalorato l’autenticità parlando con un altro autorevole giornalista, Paolo Mondani, per poi smentirla, finisce per sbalestrare le investigazioni».
L’ingombrante figura di Baiardo si staglia anche sullo sfondo dell’arresto di Matteo Messina Denaro, avvenuto il 16 gennaio 2023. A tal proposito, infatti, sono risultate incredibilmente profetiche le dichiarazioni rese dall’ex favoreggiatore dei fratelli Graviano – legati a doppio filo con Messina Denaro, che nella fase post-Tangentopoli e pre-elezioni del 1994 fu una delle più sofisticate menti “politiche” di Cosa Nostra – alla trasmissione di Giletti “Fantasmi di mafia”, andata in onda su La7 il 5 novembre 2022: «Chi lo sa che magari non arriva un regalino? Che magari presumiamo che Matteo Messina Denaro sia molto malato e che faccia una trattativa lui stesso per consegnarsi e fare un arresto clamoroso? E che così, arrestando lui, possa uscire qualcuno che magari è all’ergastolo ostativo senza che ci sia clamore»? Baiardo, insomma, a novembre dimostrava di essere già al corrente del precario stato di salute del latitante (poi effettivamente morto di tumore nel settembre 2023), sostenendo che il suo imminente arresto potesse costituire l’oggetto dell’ennesimo do ut des sul binario di una trattativa ancora in essere tra la mafia e apparati istituzionali. Alla domanda di Giletti su quando sarebbe andata in scena la cattura di Matteo Messina Denaro, Baiardo rispose facendo un chiaro riferimento all’arresto di Totò Riina, avvenuto il 15 gennaio 1993: «Ci sono delle date che parlano». Messina Denaro sarebbe stato arrestato poco più di due mesi dopo la “profezia” di Baiardo, esattamente a 30 anni e un giorno di distanza dalla cattura di Riina.
Lo scorso maggio, all’indagine sui presunti mandanti esterni degli attentati del 1993 si è aggiunto un altro tassello. È infatti emerso che l’ex generale del ROS Mario Mori – divenuto anche capo dei servizi segreti nel 2001 su nomina berlusconiana –, è indagato a Firenze per strage, associazione mafiosa e associazione con finalità di terrorismo internazionale ed eversione dell’ordine democratico. Secondo i pm, Mori non avrebbe impedito «mediante doverose segnalazioni o denunce, ovvero con l’adozione di autonome iniziative investigative o preventive, gli eventi stragisti di Firenze, Roma e Milano di cui aveva avuto plurime anticipazioni». Con una clamorosa invasione di campo, vari membri del governo hanno difeso a spada tratta Mori. Alfredo Mantovano, Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, lo ha addirittura ricevuto immediatamente a Palazzo Chigi per esprimergli solidarietà.
[di Stefano Baudino]
Dove sono le chiamate dei vari sedicenti partiti, associazioni, ONG, ecc., ecc., ecc., ecc., e chi più ne ha più ne metta, a una qualche manifestazione con decine di migliaia di persone in piazza per chiedere un po’ di verità su questi temi????!!