Il governo svedese ha intrapreso una campagna di preparazione degli svedesi alla guerra, distribuendo dallo scorso novembre ai cittadini un opuscolo giallo dal titolo “Se arriva una crisi o una guerra”, dove sono fornite indicazioni su come comportarsi in caso di un attacco armato da parte di una superpotenza o di altri tipi di minacce, quali cyber attacchi, eventi metereologici estremi e patogeni pericolosi. Inoltre, l’Agenzia nazionale per le emergenze civili (Msb) ha incaricato la Chiesa di Svezia a Goteborg di prepararsi all’eventualità di dover seppellire 30.000 persone in caso di guerra o di grave disastro. Avvertimenti e istruzioni ai cittadini che non solo incutono timore – contrariamente a quanto sostengono le autorità svedesi – ma instillano anche la psicosi del pericolo bellico tra la popolazione. Come è facilmente intuibile, la prima minaccia arriverebbe da un possibile attacco russo, scenario che i Paesi nordici temono maggiormente da quando nel 2022 la Russia ha avviato la campagna militare in Ucraina. Il recente ingresso nella NATO della Svezia non sembra, dunque, un deterrente sufficiente a escludere, secondo Stoccolma, un possibile attacco di Mosca. Al contrario, il governo del Paese nordico sta facendo tutto il possibile per preparare psicologicamente e praticamente la popolazione a un possibile scontro sul campo, seguendo alla lettera la recente esortazione del nuovo segretario generale della NATO, Mark Rutte, a «passare a una mentalità di guerra».
L’opuscolo, preparato dall’ufficio del Comandante supremo delle forze armate svedesi, non è una novità assoluta per gli Stati del nord Europa: era, infatti, stato distribuito ininterrottamente alle famiglie svedesi dal 1943 al 1991. Con la fine della Guerra Fredda, la sua distribuzione si è interrotta, per riprendere solo nel 2018 a causa di quello che viene definito il deterioramento della situazione della sicurezza in Europa e nelle immediate vicinanze della Svezia. Anche la vicina Finlandia sta distribuendo lo stesso tipo di libretto informativo. “I livelli di minaccia militare stanno aumentando. Dobbiamo essere preparati allo scenario peggiore: un attacco armato alla Svezia”, si legge in una delle prime pagine del libretto, di cui quest’anno è stata distribuita una versione aggiornata più corposa con circa 30 pagine invece che 20. All’interno sono contenute indicazioni di ogni tipo su come comportarsi in caso di pericolo. In particolare, si spiega dove ripararsi in caso di attacchi aerei, come prepararsi per poter sopravvivere in una situazione di emergenza per almeno una settimana, come fermare un’emorragia e come riconoscere i diversi tipi di sistemi di allarme contraddistinti dalla diversa durata del suono della sirena. Un paragrafo a parte è dedicato al “Dovere di difesa totale”, in base al quale il dovere di difendere la Svezia appartiene a tutti i cittadini svedesi che vivono nel Paese o all’estero e anche agli stranieri che vivono nello Stato nordico. Esso consiste nel “Servizio di difesa militare o civile” e nel “Servizio generale nazionale”: “Dall’anno in cui compi 16 anni fino alla fine dell’anno in cui compi 70 anni, fai parte della difesa totale della Svezia e sei tenuto a prestare servizio in caso di guerra o minaccia di guerra”, si legge nell’opuscolo.
Ad acuire il sentimento di panico che provocano le pagine del libretto di sopravvivenza, si aggiunge la richiesta del governo di Stoccolma al comune di Goteborg di predisporre dieci ettari di terreno, così da poter seppellire in poco tempo l’equivalente del 5% della popolazione. «Dobbiamo essere pronti a seppellire i soldati caduti. Questa per noi è una novità», ha detto Katarina Evenseth, responsabile per i cimiteri presso la Chiesa luterana di Svezia. Similmente a Svezia e Finlandia, anche il Belgio è pronto a lanciare una campagna informativa su larga scala, coordinata dal Centro nazionale di crisi (Nccn), con l’obiettivo di preparare i residenti della Nazione a eventuali scenari di pericolo, come riportato da Belga News Agency. Anche in questo caso, vengono fornite indicazioni pratiche su come ripararsi, evacuare e creare piani di emergenza, considerato il contesto di instabilità globale attuale. «Non c’è motivo di farsi prendere dal panico, ma dobbiamo gettare le basi per una “cultura del rischio” nel nostro Paese», ha commentato il Centro di crisi del Belgio.
Come già lasciavano intendere le ultime parole di Rutte circa la mentalità di guerra e la necessità di aumentare le spese per la difesa, i Paesi europei non stanno cercando di predisporre le condizioni di pace con la Russia, bensì si stanno letteralmente preparando alla guerra e agli scenari di guerra, instillando ansia nella popolazione al solo fine di prepararla psicologicamente a un contesto bellico. Falliti gli accordi di Minsk risalenti al 2014, sabotati i negoziati a Istambul tra Russia e Ucraina avviati nel 2022 su pressione di Paesi occidentali e non favorevoli alla bozza di piano di pace proposta dal presidente eletto Donald Trump, in quanto prevedrebbe la cessione di territori, per i Paesi europei pare non ci sia altra soluzione se non quella di uno scontro militare diretto con Mosca, considerata la più immediata e vicina minaccia per il continente, soprattutto da parte degli Stati nordici e baltici. Tradotto, seguendo pedissequamente le disposizioni dell’Alleanza atlantica e la strategia geopolitica di Washington, l’Europa pare aver condannato se stessa alla necessità ineludibile della guerra.
[di Giorgia Audiello]
E se la meriterebbero, data la loro stupidità