Uno dei sindacati più potenti d’America, Teamsters, che conta quasi 2 milioni di lavoratori nelle proprie fila, ha indetto uno sciopero di protesta contro Amazon, con l’obiettivo di fare pressione sul gigante della tecnologia proprio nel pieno del periodo del commercio natalizio. Dalla mattina di ieri, 19 dicembre, almeno 7 strutture di Amazon vedono in sciopero i magazzinieri e gli autisti, che chiedono un compenso più alto e l’accettazione di un contratto collettivo negoziato con il sindacato. Teamsters ha dichiarato che questo rappresenta il più grande sciopero che Amazon deve affrontare negli Stati Uniti. Dal canto suo, il gigante tecnologico non riconosce la validità dello sciopero e dell’affiliazione sindacale a Teamsters. Addirittura, Amazon non riconosce i lavoratori in sciopero come propri lavoratori, nonostante essi portino giubbotti dell’azienda e guidino furgoni con il suo logo.
Sono circa 10.000 lavoratori di Amazon (delle filiali DBK4 di New York City, DGT8 di Atlanta, DFX4, DAX5 e DAX8 della California meridionale, DCK6 di San Francisco e DIL7 di Skokie, Illinois) in sciopero per protestare contro il rifiuto di Amazon di iniziare colloqui per la stipula di un contratto collettivo e l’aumento del proprio compenso di 1.50 dollari, arrivando così a 22 dollari all’ora. La scadenza per l’inizio dei negoziati tra il sindacato e l’azienda era fissata al 15 dicembre, ma Amazon non ha mosso foglia. I sindacati locali dei camionisti hanno comunicato che metteranno in atto picchetti primari in centinaia di centri logistici Amazon a livello nazionale, con la possibilità quindi che si moltiplichi il numero di lavoratori in sciopero. «Se il tuo pacco è in ritardo durante le vacanze, puoi incolpare l’insaziabile avidità di Amazon. Abbiamo dato ad Amazon una scadenza chiara per sedersi al tavolo e fare la cosa giusta per i nostri membri. L’hanno ignorato. Questi avidi dirigenti hanno avuto tutte le possibilità di mostrare decenza e rispetto per le persone che rendono possibili i loro osceni profitti. Invece, hanno spinto i lavoratori al limite e ora ne stanno pagando il prezzo. Questo sciopero è su di loro», ha detto il presidente generale dei Teamsters, Sean M. O’Brien.
Il sindacato ha sottolineato i profitti di Amazon, i quali sono aumentati vertiginosamente soprattutto negli ultimi anni. Amazon ha registrato un utile netto di 39,2 miliardi di dollari nei primi nove mesi di quest’anno, più del doppio rispetto allo stesso periodo del 2023, con un fatturato che quest’anno supera i 450 miliardi di dollari. Eppure, la stessa azienda non solo si rifiuta di riconoscere compensi più alti, ma anche di legittimare la rappresentanza sindacale all’interno dei propri stabilimenti. Il sindacato Amazon (ALU) ha acquisito circa 10.000 lavoratori in 10 strutture negli Stati Uniti negli ultimi due anni. A giugno, l’ALU ha votato per affiliarsi ai Teamsters ma Amazon, nonostante il riconoscimento del National Labor Relations Board che ne ha certificato l’elezione e la sindacalizzazione, si rifiuta di riconoscerla e di contrattare un contratto collettivo. L’azienda non è d’altronde nuova a tali pratiche. Nell’aprile 2022, un sindacato emergente, l’Amazon Labor Union, ha vinto alle votazioni dello stabilimento Amazon di Staten Island, New York, ma l’azienda continua a combattere i risultati di quelle elezioni attraverso appelli in tribunale.
Nell’ultimo anno gli Stati Uniti sono stati travolti da grandi ondate di scioperi e azioni sindacali come non se ne erano mai visti. D’altronde va detto che gli USA sono tra i Paesi meno sindacalizzati al mondo, quantomeno in quello occidentale. Le azioni sindacali hanno accelerato in tutto il settore dei servizi dopo un periodo in cui i lavoratori dell’industria automobilistica, aerospaziale, ferroviaria e portuale hanno ottenuto concessioni sostanziali dai datori di lavoro.
[di Michele Manfrin]