martedì 24 Dicembre 2024

Israele ha ordinato la chiusura di uno degli ultimi ospedali funzionanti di Gaza

Si stringe sempre di più l’assalto delle Forze di Difesa Israeliane (IDF) all’ospedale Kamal Adwan di Beit Lahiya, città nel Governatorato di Nord Gaza assediato da mesi. Ieri, domenica 22 dicembre, i militari hanno ordinato la chiusura e l’evacuazione della struttura, uno degli ultimi complessi sanitari ancora parzialmente funzionanti nell’area assediata, costringendo i medici a cercare disperatamente un modo per portare in salvo centinaia di pazienti e personale. Il primario dell’ospedale, Husam Abu Safiya, ha dichiarato che obbedire all’ordine di chiusura risulta «quasi impossibile» perché non ci sono abbastanza ambulanze per portare via i pazienti: «Attualmente abbiamo quasi 400 civili all’interno dell’ospedale, compresi i bambini nell’unità neonatale, le cui vite dipendono dall’ossigeno e dalle incubatrici», ha affermato Abu Safiya. «Non possiamo evacuare questi pazienti in sicurezza senza assistenza, attrezzature e tempo». Parallelamente, le IDF continuano le proprie operazioni a Gaza e in Cisgiordania – dove sono spalleggiati dall’Autorità Palestinese –, prendendo di mira tende, scuole, ed edifici che fungono da rifugio per gli sfollati.

L’assedio dell’ospedale di Kamal Adwan è una delle molteplici operazioni analoghe condotte dall’esercito israeliano sin dall’inizio dell’escalation del 7 ottobre. Gli attacchi contro l’ospedale sono aumentati notevolmente di intensità a partire dall’inizio dell’assedio del Governatorato di Nord Gaza, lanciato nei primi giorni dello scorso ottobre. Da allora, le IDF hanno stretto sempre di più la morsa sugli ospedali e le strutture mediche della zona, tanto che oggi quello di Kamal Adwan risulta uno dei tre ancora parzialmente attivi nell’intero Governatorato. Abu Safiya ha comunicato all’agenzia di stampa Reuters che l’ordine di chiusura dell’ospedale coincideva con l’obbligo di trasferire i pazienti in un’altra struttura dalle condizioni ancora peggiori. Le foto inviate dal primario all’agenzia di stampa mostrano pazienti su letti stipati nei corridoi per tenerli lontani dalle finestre. «Stiamo inviando questo messaggio sotto un pesante bombardamento», ha scritto Abu Safiya, «mentre stanno prendendo di mira direttamente i serbatoi di carburante, che, se colpiti, causerebbero una grande esplosione e vittime di massa tra i civili all’interno della struttura».

Le operazioni israeliane nel Governatorato di Nord Gaza stanno colpendo tutti e tre i grandi centri di Beit Lahiya, Beit Hanoun e Jabaliya, ma in generale i combattimenti e le aggressioni si estendono in tutta la Striscia, e anche in Cisgiordania. Proprio in Cisgiordania, le IDF hanno preso d’assalto il campo di al-Fawar (a est di Dora), arrestando circa 50 cittadini; nel mentre, a Jenin, continuano i combattimenti tra movimenti di resistenza e Autorità Palestinese (ANP), che hanno ripreso fuoco all’inizio di dicembre, con il lancio di un’operazione da parte dell’ANP. Il 5 dicembre, infatti, l’ANP ha provato a mobilitare le proprie forze militari e di polizia per attaccare e disarmare le brigate di Jenin – tra le più storiche e importanti della resistenza palestinese – nella operazione “Protezione della patria”. Dal 5 dicembre si contano circa dieci morti e decine di feriti. Secondo quanto comunicano le brigate di Jenin, l’ANP avrebbe arrestato 237 membri delle proprie forze perché si erano rifiutati di partecipare all’operazione.

A Gaza, invece, nelle prime ore di questa mattina, quadricotteri e forze israeliane a bordo di veicoli blindati hanno circondato una scuola nel campo profughi di Nuseirat, nel Governatorato di Deir-al-Balah, nel centro della Striscia, impedendo agli sfollati di lasciare l’edificio; parallelamente, c’è stato un attacco a nord del campo, mentre intanto continuano anche gli scontri tra IDF e brigate di Al Qassam (il braccio armato di Hamas). Le fonti di resistenza palestinesi parlano di un «incidente» a Nuseirat che ha causato 50 vittime tra morti e feriti, ma non è chiaro a quale dei vari casi si riferiscano. Intanto, a sud, almeno undici persone – tra cui bambini – sono state uccise e molte altre ferite in due attacchi effettuati con droni dall’esercito israeliano nella zona designata come umanitaria di al Mawasi, vicino a Khan Younis. In totale, secondo i media palestinesi, oggi le IDF avrebbero ucciso 58 persone. Il capo dell’UNRWA ha denunciato la escalation di Israele a Gaza nelle ultime 24 ore, sottolineando che gli attacchi a scuole e ospedali sono ormai diventati «ordinari». Dall’escalation del 7 ottobre, l’esercito israeliano ha ucciso direttamente almeno 45.259 persone, anche se il numero di morti totale potrebbe superare le centinaia di migliaia di persone, come sostenuto da un articolo della rivista scientifica The Lancet, e da una recente lettera di medici volontari nella Striscia.

[di Dario Lucisano]

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1 commento

  1. Israele “vituperio delle genti”. E’ una vergogna per l’umanita’ comprendere al proprio interno entita’ come Israele. L’umanità’ e’ governata da una catena di poteri che la combattono e la condizionano. La situazione in Palestina mostra questa dualita’ e questo conflitto. Le popolazioni del mondo guardano con apprensione le sorti del popolo palestinese, lo difendono, manifestano, sono picchiate dalla polizia, incarcerate. Ma la popolazione del mondo vede la Palestina come l’ultima trincea. Se dovesse passare la linea di crudeltà espressa da Israele e condivisa dai poteri mondiali potrebbe essere il momento in cui si assesta e si impone la barbarie. Ma confido che non passera’.

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