giovedì 2 Gennaio 2025

Guerra del gas: dal primo gennaio l’Europa rischia di rimanere senza gas russo

Dopo quasi tre anni dall’inizio del conflitto in Ucraina, prosegue la guerra del gas che vede contrapposte Russia e Europa: quest’ultima, a partire dal prossimo primo gennaio, potrebbe restare quasi completamente a corto di gas russo, in quanto scade a fine anno l’accordo quinquennale per il trasporto in Europa del gas proveniente dal gigante eurasiatico attraverso il gasdotto russo-ucraino. Kiev ha rifiutato di estendere l’accordo, poiché ha dichiarato di non volere sostenere finanziariamente la macchina bellica di Mosca. Tuttavia, l’interruzione delle importazioni di gas russo tramite l’Ucraina rischia di mettere in difficoltà diversi Paesi europei, tra cui i più colpiti saranno Slovacchia, Italia, Austria e Repubblica Ceca. Al contrario di quello che si potrebbe pensare, infatti, diversi Paesi europei ricevono ancora un quantitativo importante, sebbene ridotto rispetto al periodo precedente lo scoppio del conflitto, di gas russo e, in particolare, il flusso che arriva dal gasdotto ucraino rappresenta circa la metà delle esportazioni totali di metano dalla Russia verso l’Europa. La scadenza del contratto non ha provocato solo tensioni diplomatiche tra il primo ministro Slovacco Robert Fico – che vorrebbe che l’Ucraina prorogasse il contratto – e il presidente di Kiev, Volodymyr Zelensky, ma ha anche avuto effetti sul prezzo dei future sul gas, che è tornato, con un balzo del 3,6%, sopra quota 45 euro, proprio a causa della scadenza imminente dell’accordo – stipulato prima del 2022 – tra i due Paesi in guerra. Il contesto mette in evidenza come diverse nazioni europee non abbiano ancora raggiunto l’indipendenza energetica, rimanendo dipendenti in questo senso non solo da Mosca, ma anche da altri Paesi come Stati Uniti, Norvegia e Qatar.

Domenica 22 dicembre, il primo ministro slovacco si era recato in visita a Mosca per discutere con il presidente russo Vladimir Putin sul futuro delle forniture del gas russo alla Slovacchia e alle nazioni europee, criticando la scelta del presidente ucraino di non prorogare il contratto: «Il presidente russo V. Putin ha confermato la disponibilità della (Federazione Russa) a continuare a fornire gas all’Occidente e alla Slovacchia, cosa che è praticamente impossibile dopo il 1° gennaio 2025, vista la posizione del presidente ucraino», ha affermato Fico. La Slovacchia ha un contratto a lungo termine con la società energetica russa Gazprom e ha affermato che acquistare gas altrove gli costerebbe 220 milioni di euro in più in spese di trasporto. Zelensky ha a sua volta duramente criticato Fico per la sua riluttanza a porre fine alle importazioni di gas russo, affermando che il primo ministro slovacco avrebbe rifiutato un risarcimento di 500 milioni di euro. Fico ha confermato l’offerta di risarcimento, spiegando però, che questa sarebbe stata vincolata all’adesione alla NATO e proverrebbe da asset russi che, secondo il capo slovacco, l’Ucraina non possiede, motivo per cui ha rifiutato la proposta. Dopo i colloqui tra Putin e Fico, il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha dichiarato che la situazione con i paesi europei che acquistano il suo gas attraverso un accordo di transito attraverso l’Ucraina «è molto complicata» e necessita di maggiore attenzione.

Allo stesso tempo, le tensioni per il gas proveniente da Mosca hanno coinvolto anche la Moldavia e, in particolare, la regione separatista “filorussa” della Transnistria, che domenica ha interrotto le forniture di gas a diverse istituzioni statali a causa della scadenza del contratto tra Russie e Ucraina, ma anche perché Gazprom ha accusato la Moldavia di avere un debito arretrato nelle forniture. Accusa negata da Chișinău. La Russia fornisce alla Moldavia circa due miliardi di metri cubi di gas all’anno attraverso il gasdotto ucraino che arriva fino alla Transnistria. Sia la Moldavia che la Transnistria hanno imposto lo stato di emergenza prevedendo misure per ridurre il consumo di energia nelle ore di punta. L’ex ministro dell’Energia moldavo, Victor Parlicov, ha dichiarato a Radio Moldavia che «Il vero obiettivo del Cremlino qui è destabilizzare la Moldavia e gettarla nel caos», accusa seccamente respinta da Mosca.

Come avviene da tre anni a questa parte, a uscire vincente dalle diatribe sul gas tra Europa e Russia sono gli Stati Uniti: non pare un caso, infatti, che proprio mentre Kiev ha deciso di interrompere le forniture attraverso il gasdotto russo-ucraino, gli Usa abbiano inviato per la prima volta un carico di GNL (gas naturale liquefatto) all’Ucraina: il capo di gabinetto del Presidente ucraino, Andriy Yermak, ha definito la consegna un «passo strategico». Nonostante il gas russo rappresenti ancora percentuali significative nel mix energetico europeo, gli USA sono diventati il primo fornitore di GNL delle nazioni europee, che non hanno esitato a sostituire il gas di Mosca con il GNL di Washington nonostante quest’ultimo sia nettamente più caro. Le conseguenze economiche di questa scelta sono ben visibili nella crisi delle principali economie europee, tra cui quella tedesca e francese. Secondo i dati Eurostat, nel secondo trimestre del 2024, gli Stati Uniti hanno fornito quasi la metà del gas naturale liquefatto importato (46,0%), ma la Russia restava ancora il secondo fornitore con il 16,8% seguita dal Qatar (11,9%). La definitiva interruzione dei flussi di gas russo, dunque, potrebbe mettere in difficoltà quei Paesi che ancora si riforniscono da Mosca, avvantaggiando ulteriormente gli Stati Uniti.

[di Giorgia Audiello]

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1 commento

  1. Sarà un caso fortunato, ma il primo parto per il Kenya, né freddo né Guerre atomiche potranno più raggiungermi, addio fascistelli d’Italia fate pure guerra a tutto il mondo, quanto volete, seguite i Meloni e le Von del cazz, è quel che vi meritate.

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