sabato 4 Gennaio 2025

Anche la Costa d’Avorio ha deciso di cacciare i militari francesi

Il presidente della Costa d’Avorio, Alassane Ouattara, ha dichiarato che le truppe francesi dovranno iniziare a ritirarsi dal territorio del Paese a partire da gennaio 2025. Nelle dichiarazioni di rito, il presidente ha assicurato che l’ex padrone coloniale rimarrà un «importante alleato». Un approccio che mira ad essere conciliante nei modi, ma la cui sostanza è netta: le basi militari nazionali, a cominciare da quella di Port Bouet, saranno trasferite sotto il controllo ivoriano mentre i soldati francesi rimasti (che già erano stati ridotti a circa 100 unità dal migliaio di un tempo) dovranno lasciare il territorio. Si tratta di un altro chiodo sul poco che resta di quella che un tempo era la Françafrique, ossia il determinante potere d’influenza di Parigi sulle sue ex colonie africane.

La Costa d’Avorio è l’ultimo Stato dell’Africa occidentale che ha deciso di espellere le forze francesi dal suo territorio dopo Mali, Burkina Faso e Niger, tutte nazioni in cui, tra il 2020 e il 2023, si sono verificati colpi di Stato che hanno portato al governo giunte militari antioccidentali. Ma anche in Ciad e in Senegal i rispettivi governi hanno deciso che le truppe francesi non sono più utili alla sicurezza del territorio invitando i contingenti a lasciare le basi del Paese. Nello specifico, il Mali ha decretato l’espulsione delle truppe francesi nel 2022, seguito dal Burkina Faso e dal Niger nel 2023. Nel dicembre del 2024, invece, ministro degli Esteri del Ciad, Abderaman Koulamallah, aveva annunciato la fine dell’accordo di cooperazione in materia di difesa con la Francia, spiegando che la decisione «fa parte dell’impegno del Capo di Stato davanti al popolo sovrano» ed è un modo per «affermare la nostra sovranità». Anche il presidente senegalese, Bassirou Diomaye Faye, durante il discorso di fine anno, ha ribadito – con un tono ancora più aspro rispetto a quello del presidente avoriano –  «la chiusura di tutte le basi francesi nel paese», dopo la richiesta formale, di fine novembre, da parte di Dakar. Parallelamente alla cacciata dei contingenti francesi in tutta l’area del Sahel, si sta affermando sempre di più la presenza di altre potenze antagoniste dei Paesi occidentali, come Russia e Cina, viste come un’alternativa vantaggiosa all’ingombrante presenza neocoloniale delle nazioni occidentali.

I contingenti francesi erano presenti nella regione del Sahel fin dal 2014 con l’obiettivo di combattere i numerosi gruppi jihadisti attivi da anni nell’area, all’interno della cosiddetta “operazione Barkhane”. Tuttavia, dopo gli iniziali risultati positivi nel combattere il terrorismo, la situazione peggiorò rapidamente, poiché le attività dei jihadisti ripresero slancio con attacchi anche molto violenti, in particolare ai confini tra Mali, Burkina Faso e Niger. Inoltre, le truppe francesi divennero sempre più malviste dalla popolazione locale e l’operazione viene considerata a tutti gli effetti un fallimento da parte dei Paesi africani. L’aumento dell’instabilità nel Sahel a causa del terrorismo era stato uno dei motivi che ha portato al colpo di Stato in Mali nel 2020, in seguito al quale i rapporti con la Francia sono rapidamente peggiorati.

L’insuccesso dell’operazione Barkhane unitamente all’approccio predatorio francese nei confronti delle risorse naturali del Continente nero hanno velocemente aumentato il risentimento delle popolazioni locali nei confronti degli ex colonizzatori. Il risultato è stato un rapido mutamento politico nei Paesi dell’Africa Subsahariana, il cui obiettivo è quello di riacquisire la sovranità sul sistema economico, monetario e sulle risorse naturali. Proprio a tal fine, Niger, Mali e Burkina Faso hanno firmato un trattato con il quale hanno dato vita alla Confederazione degli Stati del Sahel, volta a creare una comunità libera dal controllo di potenze straniere. La recente decisione della Costa d’Avorio di espellere le truppe francesi, dunque, rappresenta solo l’ultimo tassello di un processo più ampio che vede l’Africa occidentale protagonista di un movimento per liberarsi delle potenze occidentali – non solo la Francia, ma anche gli Stati Uniti – e acquisire così la propria sovranità.

[di Giorgia Audiello]

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