domenica 5 Gennaio 2025

L’Ecuador autorizza la costruzione di una base militare USA nella riserva delle Galápagos

Sebbene in contrasto con l’attuale Costituzione, il presidente dell’Ecuador, Daniel Noboa, eletto a capo della coalizione neoliberale e filoamericana Acción Democrática Nacional, ha approvato una risoluzione che consente lo sfruttamento delle isole Galápagos, dichiarate Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO nel 1978, da parte delle forze militari statunitensi. Queste ultime potranno inoltre godere di privilegi, immunità ed esenzioni simili a quelle previste dalla Convenzione di Vienna per i diplomatici. L’accordo, in contrasto con il divieto costituzionale di istituire basi militari straniere sul territorio nazionale, autorizza l’impiego di navi, personale militare, armi, equipaggiamenti e sottomarini statunitensi nell’arcipelago, con l’obiettivo dichiarato di «combattere il traffico di droga, la pesca illegale e altre attività marittime illecite nella regione», oltre a «prevenire conflitti violenti tra gruppi narco-terroristici che si contendono le rotte di esportazione della droga».

Storicamente, l’Ecuador ha già ospitato basi statunitensi in tre occasioni: due durante la Seconda Guerra Mondiale e una agli inizi del XXI secolo. Con la stipula dell’accordo, Noboa spera di consolidare una partnership strategica con gli Stati Uniti, ma il prezzo da pagare per l’intero Paese potrebbe essere alto in termini di consenso e credibilità internazionale. E non solo. Diverse organizzazioni per la salvaguardia ambientale hanno espresso profonda preoccupazione per le conseguenze di tale decisione. La costruzione di infrastrutture militari e la presenza di attrezzature pesanti potrebbero causare danni irreparabili all’ecosistema delle isole. Inoltre, la firma dell’accordo violerebbe un altro articolo della Costituzione ecuadoriana, il numero 258, che vieta qualsiasi attività in grado di mettere a rischio l’equilibrio ecologico delle Galápagos, un patrimonio naturale unico al mondo situato a 906 chilometri a ovest della costa continentale dell’Ecuador.

Le isole Galápagos ospitano un ecosistema fragile e specie endemiche che richiedono una protezione costante. Secondo molti esperti, l’installazione di una base militare rappresenta una minaccia per il delicato equilibrio ambientale dell’arcipelago, proprio ora che gli sforzi di conservazione cominciano a dare i primi frutti. Nel 2022, ad esempio, l’ex presidente Guillermo Lasso aveva annunciato la creazione di una nuova riserva marina al largo delle Galápagos, istituita per espandere la già esistente Riserva Marina delle Galápagos, creata nel 1998 e che ricopre circa 138 mila chilometri quadrati. Si tratta di un vero e proprio corridoio sicuro per alcune specie marine in via d’estinzione e per la biodiversità ittica, fondamentale anche per il sostentamento delle popolazioni locali.

Le critiche sono arrivate anche da altri settori della società ecuadoriana. L’ex vicecancelliere Fernando Yépez ha definito l’accordo un atto di «sottomissione» agli interessi strategici degli Stati Uniti. Ha inoltre invitato l’Assemblea Nazionale a esaminare attentamente gli accordi di cooperazione in materia di sicurezza, per garantire che rispondano agli interessi del Paese e non a quelli di una potenza straniera. Anche l’ex candidato presidenziale Andrés Arauz ha espresso indignazione, definendo le Galápagos un «paradiso ecologico che rischia di essere trasformato in una base militare al servizio degli interessi statunitensi». Arauz ha denunciato pubblicamente la decisione come una rinuncia alla sovranità nazionale.

La presenza militare statunitense nelle Galápagos si inserisce in un contesto geopolitico più ampio. Dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, gli Stati Uniti hanno stabilito una rete di basi militari in America Latina come parte della loro strategia di controllo geopolitico. Queste basi sono spesso collocate in regioni strategiche o ricche di risorse naturali. Anche in questo caso, l’arcipelago delle Galápagos, grazie alla sua posizione nel Pacifico, rappresenta un punto chiave per il controllo delle rotte marittime e delle risorse della regione.

[di Gloria Ferrari]

 

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