Secondo i dati diffusi dall’esercito, dal 7 ottobre 2023 (data dell’attacco di Hamas e della conseguente invasione di Gaza da parte dell’esercito israeliano), 891 soldati israeliani sono stati uccisi e altri 5.569 feriti. Una cifra che dimostra come l’invasione della Striscia continui a incontrare una feroce resistenza da parte dei gruppi armati palestinesi, nonostante i bombardamenti indiscriminati per eliminarla abbiano provocato oltre 45mila morti palestinesi, in gran parte civili, e l’accusa di genocidio per il governo di Tel Aviv. Inoltre, sempre secondo il report dell’esercito sionista, 28 soldati israeliani si sarebbero suicidati nel corso del 2024 e altre migliaia avrebbero richiesto e ottenuto la licenza per disordini, disagio o problemi mentali.
Tra gli 891 militari israeliani rimasti uccisi [1], 329 sono morti durante l’operazione di Hamas del 7 ottobre e i nei caotici combattimenti che ne sono seguiti, mentre 390 soldati sono deceduti nelle operazioni di terra nella Striscia di Gaza, dopo che le IDF sono entrate nell’area con ingenti forze. In seguito all’invasione del Libano da parte di Israele nell’ottobre 2024, nei combattimenti sono morti altri 50 soldati, mentre altri 11 sono stati uccisi durante le attività operative in Giudea e Samaria. L’attuale conflitto in Palestina ha segnato il più alto numero di morti nelle file dell’esercito israeliano dalla guerra dello Yom Kippur dell’ottobre 1973 contro Egitto e Siria, quando almeno 2.500 militari persero la vita in 19 giorni di combattimenti. Oltre a dare atto del numero dei decessi, le statistiche pubblicate dall’esercito israeliano attestano che, dal 7 ottobre 2023, migliaia di soldati israeliani hanno smesso di prestare servizio in ruoli di combattimento a causa di stress mentale. Su questo tema, l’esercito non ha però voluto fornire ulteriori approfondimenti.
I dati mostrano anche un forte aumento dei suicidi tra i soldati, passati da 17 nel 2023 a 21 nel 2024, il totale più alto su base annua dal 2011. Nello specifico, si ritiene che 28 soldati siano morti suicidi dallo scoppio dell’attuale conflitto. I documenti pubblicati dall’IDF mostrano che il suicidio è la seconda causa di morte nell’esercito israeliano, dopo il servizio operativo ma prima delle malattie e degli incidenti. Dei 21 soldati che si sono tolti la vita nel 2024, 12 risultano essere riservisti, mentre sette erano in servizio obbligatorio e due erano soldati di carriera. L’esercito israeliano ha anche affermato di essere al lavoro per prevenire i suicidi nell’esercito: dall’ottobre 2023, contestualmente all’inizio degli attacchi in Palestina, è stata aperta una linea di assistenza 24 ore su 24, 7 giorni su 7, che da allora ha ricevuto circa 4mila chiamate.
Nel frattempo, a Gaza la situazione rimane tragica. Nelle sole ultime 24 ore, i bombardamenti israeliani hanno ucciso 56 palestinesi, tra cui diversi bambini, prendendo di mira un’area dichiarata zona umanitaria da Israele. Nelle ultime settimane, la crisi umanitaria nella Striscia si è aggravata anche a causa del freddo invernale che si abbatte su una popolazione già decimata dalla guerra. In seguito agli oltre 15mila bambini uccisi [2] dai raid dell’esercito israeliano, nel giro di una sola settimana sei neonati palestinesi sono morti per ipotermia. Dopo i pesanti raid che hanno distrutto abitazioni e ospedali, infatti, centinaia di famiglie sono ammassate in tende di fortuna, che negli ultimi giorni hanno subito [3] allagamenti a causa delle forti piogge che hanno colpito l’area.
[di Stefano Baudino]