Anche quest’anno, a Capodanno, le città italiane hanno festeggiato con i consueti fuochi d’artificio e botti, nonostante fossero espressamente vietati in molte località. Il bilancio della notte è pesante: 309 feriti, di cui 69 ricoverati e 34 in condizioni gravi con prognosi superiore a 40 giorni. Preoccupa anche l’impatto ambientale: nell’area di Napoli, l’Arpa ha registrato livelli di smog superiori ai limiti, attribuibili in parte ai fuochi artificiali e aggravati da condizioni meteorologiche favorevoli alla stagnazione degli inquinanti. Situazione simile a Milano, dove le concentrazioni di polveri sottili hanno superato di tre volte i limiti consentiti. Nella notte di San Silvestro, migliaia di animali, per lo più selvatici, muoiono ogni anno a causa dei botti e dei fuochi, mentre l’ecosistema ne subisce i pesanti effetti a lungo termine. Tutti indicatori del fatto che, nonostante le campagne di sensibilizzazione e le misure preventive adottate, l’uso improprio o illegale di fuochi d’artificio continui a rappresentare un serio rischio per l’uomo e l’ambiente.
Dal 2012, secondo i dati della Società Italiana di Medicina Ambientale (SIMA), l’uso di fuochi d’artificio a Capodanno in Italia ha causato 7 morti e 3.803 feriti gravi. Anche se quest’anno non sono stati registrati decessi causati dai fuochi d’artificio o dai botti, durante i festeggiamenti il numero di feriti per l’incauto utilizzo di prodotti pirotecnici ha raggiunto il livello più alto dell’ultimo decennio, con un totale [1] di 309 persone coinvolte, di cui 90 minorenni. Tra questi, 69 hanno richiesto il ricovero ospedaliero. Si è dunque constatato un aumento rispetto all’anno precedente, quando i feriti erano stati 274, con 64 minorenni coinvolti e 49 ricoveri ospedalieri. Inoltre, durante la notte di Capodanno 2025, i Vigili del Fuoco hanno effettuato 882 interventi per incendi legati ai festeggiamenti, un incremento di 179 interventi rispetto all’anno precedente. I dati relativi agli arresti, alle denunce e ai sequestri, riferiti al mese di dicembre del 2024 risultano in aumento rispetto al 2023 sia per quanto concerne le persone denunciate (da 50 a 88) che sul fronte degli arresti (da 304 a 386).
I fuochi d’artificio causano anche gravi danni [2] all’ambiente, principalmente a causa delle emissioni di particolato fine, come PM10 e PM2.5. Quando i metalli pesanti contenuti nei fuochi vengono bruciati, essi vengono dispersi nell’aria sotto forma di particelle fini che, una volta inalate, possono penetrare profondamente nel sistema respiratorio umano. I metalli pesanti rilasciati possono avere effetti tossici, sia acuti che cronici, a seconda dell’esposizione. L’inalazione di particolato fine può aggravare condizioni respiratorie preesistenti, ad esempio asma e bronchite, nonché causare irritazioni agli occhi e alla gola e peggiorare problematiche cardiovascolari. Tali composti non solo peggiorano la qualità dell’aria, ma si depositano anche su suolo e acqua, contaminando gli ecosistemi. Durante le celebrazioni di Capodanno, i livelli di inquinamento atmosferico registrano spesso picchi, contribuendo allo smog e all’inquinamento secondario.
Gli effetti dei fuochi d’artificio non si limitano agli esseri umani: a subirli sono anche gli animali, domestici e selvatici. Cani e gatti, con un udito estremamente sensibile, soffrono stati di ansia e panico che li spingono a comportamenti pericolosi, arrivando in alcuni casi perfino a lanciarsi da balconi e finestre. Simili traumi scuotono anche la fauna selvatica: gli uccelli, disorientati dai botti, rischiano collisioni fatali durante voli improvvisi, mentre specie notturne come gufi e civette possono abbandonare i nidi, mettendo a rischio uova e piccoli. Mammiferi come volpi e cervi, in preda al panico, si espongono a varie tipologie di pericoli a causa del disorientamento. Si stima che ogni Capodanno muoiano [3] circa 5.000 animali, tra domestici e selvatici, per cause direttamente legate ai botti e agli esplosivi. Impattanti effetti chimici, inoltre, investono gli habitat, minacciando la fauna locale. Una contaminazione progressiva, con conseguenze a lungo termine.
[di Stefano Baudino]