Con la fine del 2024, l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani (OHCHR) ha pubblicato un rapporto sulla situazione dei diritti umani in Ucraina, denunciando limitazioni alla libertà di culto e religiosa da parte dell’amministrazione di Kiev. Il 23 settembre 2024 sono entrate in vigore delle modifiche legali relative alle organizzazioni religiose, che colpiscono in particolar modo la Chiesa Ortodossa Russa: secondo l’ONU, i nuovi emendamenti «invocano la “sicurezza nazionale (o pubblica)” come motivo di limitazione della libertà di religione o di credo» e «stabiliscono restrizioni sproporzionate alla libertà di manifestare la propria religione o il proprio credo». Il ministero degli Esteri dell’Ucraina ha rigettato le «false accuse» dell’OHCHR, sostenendo che esse «distorcono la realtà». «Sottolineiamo ancora una volta che la legge menzionata nel rapporto non prevede la proibizione di nessuna delle chiese esistenti in Ucraina», continua il comunicato, malgrado la legge in questione scriva esplicitamente che «le attività della Chiesa Ortodossa russa in Ucraina sono vietate».
Il rapporto dell’OHCHR sulla situazione dei diritti umani in Ucraina è stato pubblicato lo scorso 31 dicembre, e riguarda il periodo che va dall’1 settembre al 30 novembre 2024. Nel documento, l’Ufficio umanitario denuncia il ricorso a «criteri vaghi» quali quello di «sicurezza nazionale» o di «ripetuta diffusione di propaganda» da parte delle «persone autorizzate» di una organizzazione religiosa, per limitare il diritto di culto. «Queste disposizioni possono comportare la responsabilità di intere comunità religiose per la condotta di individui specifici», scrive l’OHCHR. «Inoltre, la formulazione troppo ampia e ambigua potrebbe mettere in pericolo il diritto alla libertà di espressione». L’Ufficio sottolinea anche come l’appello a presunti motivi di sicurezza nazionale come motivo di limitazione della libertà di religione o di credo e la libertà di associazione religiosa non è ammissibile ai sensi del Patto internazionale sui diritti civili e diritti politici e della Convenzione europea dei diritti dell’uomo.
L’Ucraina ha respinto le accuse dell’OHCHR, sostenendo che «la legge impedisce solo la subordinazione delle organizzazioni religiose presenti in Ucraina ai centri dirigenti situati in uno Stato che ha effettuato o sta effettuando un’aggressione armata contro l’Ucraina e/o ha temporaneamente occupato parte del suo territorio, nonché alle organizzazioni religiose che sostengono l’aggressione armata contro l’Ucraina». La legge in questione è la n. 3894-IX, approvata il 20 agosto 2024 ed entrata in vigore circa un mese dopo. La norma «definisce le specificità delle attività delle organizzazioni religiose straniere in Ucraina», mantenendo «l’obiettivo di proteggere la sicurezza nazionale e pubblica, i diritti umani e le libertà». Essa getta i principi organizzativi del funzionamento delle organizzazioni religiose straniere, definendole e determinando quando e a che condizioni esse possano svolgere attività su suolo ucraino. Il criterio generale individuato dai legislatori è che «le organizzazioni religiose straniere possono svolgere attività in Ucraina, a condizione che le loro attività non danneggino la sicurezza nazionale o pubblica, la protezione dell’ordine pubblico, la salute, la morale, i diritti e le libertà di altre persone». Il criterio della sicurezza è dunque presente, esattamente come denunciato dall’ONU.
Sulla base del principio generale, la legge vieta le attività a tutte quelle organizzazioni religiose che «si trovano in uno Stato di cui è riconosciuto che ha effettuato o sta effettuando un’aggressione armata contro l’Ucraina e/o occupa temporaneamente parte del territorio dell’Ucraina» – contenuto citato direttamente dal ministero degli Esteri ucraino – e a quelle che «sostengono direttamente o indirettamente (anche attraverso discorsi pubblici di leader o altri organi di gestione) l’aggressione armata contro l’Ucraina». L’articolo 3 vieta poi in maniera diretta le attività della Chiesa Ortodossa Russa: «Considerando che la Chiesa Ortodossa Russa è un’estensione ideologica del regime dello Stato aggressore, complice dei crimini di guerra e dei crimini contro l’umanità commessi in nome della Federazione Russa e dell’ideologia della “Pace russa”, le attività della Chiesa ortodossa russa in Ucraina sono vietate».
La legge, inoltre, estende il divieto a tutte le organizzazioni religiose – anche ucraine – associate a un’istituzione bandita ai sensi della stessa legge, e alle organizzazioni religiose associate a quelle associate alle istituzioni bandite. Questo di fatto consentirebbe, scrive l’OHCHR, «lo scioglimento di molte organizzazioni religiose interconnesse senza una valutazione individuale caso per caso». La norma, infine, impone agli enti statali di annullare tutti i contratti di locazione di proprietà dell’organizzazione religiosa, anche prima che un tribunale abbia preso una decisione sullo scioglimento dell’organizzazione religiosa. «Dal momento che lo Stato possiede e affitta edifici ecclesiastici storici in tutta l’Ucraina», denuncia l’OHCHR, ciò potrebbe risultare nella negazione dell’accesso ai siti ecclesiastici da parte dell’amministrazione centrale. È dopo tutto il governo a concedere e stabilire le possibili deroghe alla legge, elargibili solo a singoli individui e per non precisati «motivi comprovati». Sebbene insomma sia vero, come sostenuto da Kiev, che la legge vieta le attività delle organizzazioni religiose subordinate a un’autorità statale nemica, è altrettanto vero quanto affermato dall’ONU, ossia che essa impone la chiusura delle attività di istituzioni religiose per la condotta di singoli individui, sulla base di criteri quali quello della sicurezza e di una non meglio definita propaganda non riconosciuti come validi dalle leggi internazionali.
[di Dario Lucisano]
Ah beh, si beh, un mio amico ha scoperto pure l’acqua calda, un’altra verità difficilissima da comprendere.
Zelenski & Co. seguono la dottrina dei loro consimili di ottant’anni fa.
Questi bandera si adattano proprio bene alla dittatura europa.