TULKAREM, PALESTINA OCCUPATA – È iniziata con forza quella che sembra la nuova vendetta di Tel Aviv a seguito dell’attacco che ha portato alla morte di tre coloni israeliani lunedì 6 gennaio. Solo ieri tre giovani palestinesi – di 8, 10 e 23 anni – sono stati uccisi in quella che Israele ha definito una “Operazione antiterrorismo” nella città di Tammun, nella provincia di Tubas, tramite un attacco aereo. I militari hanno impedito l’arrivo delle ambulanze, e hanno inizialmente portato via i loro corpi, rilasciandoli in serata. “Si tratta di un attacco deliberato contro i civili”, ha dichiarato Ahmed Al-Asaad, governatore di Tubas e della Valle del Giordano settentrionale. “Le forze di occupazione stanno inviando un chiaro messaggio: nessun palestinese, nemmeno i nostri bambini, è al sicuro”. Intanto un altro giovane di 18 anni è morto a seguito delle ferite riportate in un altro attacco aereo che aveva colpito sempre la città di Tammun il giorno precedente, nel quale erano stati uccisi altri due palestinesi. Sempre martedì 7 un uomo è stato ucciso dai militari durante un raid nella città di Taluza. Sette morti in due giorni, mentre i raid e le aggressioni continuano in tutto il Paese. Un’altra incursione militare ha preso di mira martedì 7 il campo profughi della città di Tubas, Al-Far’a, distruggendone ancora una volta le strade e le infrastrutture vitali, mentre si sono registrati nuovi attacchi di coloni a macchine e proprietà palestinesi in varie località.
Nel frattempo, a Tulkarem è iniziata verso le 13 di ieri una grossa operazione militare, conclusasi stamattina, chiamata “Operazione Zero“. L’obbiettivo dichiarato era di eliminare tutta la resistenza dai campi profughi della città. Il raid è iniziato nel pomeriggio al campo rifugiati di Tulkarem, e intorno a mezzanotte ha colpito anche il campo profughi del campo di Nur Shams. Entrambe i campi – la cui popolazione conta circa 40 mila individui – sono stati circondati dai mezzi israeliani, che hanno nuovamente attaccato i sistemi idrici, elettrici e la rete internet, lasciando gli abitanti senza acqua e luce. Vari bulldozer hanno distrutto le strade interne, mentre si sentivano forti esplosioni e spari. Alcuni residenti del campo profughi hanno riferito della presenza di cecchini sui tetti delle case più alte, i cui abitanti sono stati mandati via dai militari per prendere il possesso delle abitazioni. Numerosi i blindati con armi automatiche montate sui tetti delle vetture e dei bulldozer. Testimoni dicono che l’abitazione della famiglia di due palestinesi uccisi e di un prigioniero, al campo di Tulkarem, è stata evacuata con la forza e che i militari avrebbero cercato di farla saltare in aria. Intanto nella notte il rumore di droni che volano ad altezza molto bassa hanno impedito il sonno dei cittadini di Tulkarem. Almeno una donna è finita in ospedale dopo essere stata picchiata dai militari.
Parallelamente all’aggressione nella Striscia di Gaza, l’esercito israeliano sta portando avanti una campagna militare anche in Cisgiordania, la più violenta mai realizzata fino ad oggi. Sono oltre 800 i morti e oltre 7 mila i feriti, mentre sono 10.300 le persone arrestate (45 solamente nelle ultime ore): si tratta del bilancio più alto mai registrato nella storia dei Territori Occupati. Le violenze sono aumentate di intensità dopo che uomini armati palestinesi hanno sparato e ucciso tre israeliani vicino all’insediamento illegale di Kedumim. In seguito all’attacco, il ministro delle Finanze israeliano, Bezalel Smotrich, esponente del Partito Sionista Religioso, ha invocato una pulizia etnica in Cisgiordania: «Al-Funduk, Nablus e Jenin devono assomigliare a Jabalia», la città del Governatorato di Nord Gaza che l’esercito israeliano tiene sotto assedio da mesi. Dal 5 dicembre, inoltre, l’ANP, l’organismo politico palestinese che governa la Cisgiordania, ha provato a mobilitare le proprie forze militari e di polizia per attaccare e disarmare le brigate di Jenin – tra le più importanti della resistenza palestinese – nella operazione “Protezione della patria”. Lo scontro è tra i più feroci degli ultimi anni tra personale “regolare” e brigate di resistenza, e ha già fatto diversi morti e decine di feriti.
[di Moira Amargi, corrispondente dalla Palestina]
Continua inarrestabile e nel silenzio di tutta l’informazione mainstream il processo di pulizia etnica di un popolo coraggioso ed usurpato in tutto. Tutti coloro che non denunciano e giustificano tale azioni sono complici di questo immane genocidio.
Non esisterà più alcuna palestina, alcun palestinese, né cisgiordania etc, solo israele ovunque; tutto a nostra maggior vergogna
Insomma un giorno di ordinario Sionismo.