martedì 14 Gennaio 2025

Brescia: arrestati ed espulsi per una protesta contro Leonardo Spa in solidarietà con Gaza

Sono stati rilasciati dopo oltre sette ore di fermo 23 attivisti che ieri hanno partecipato a una protesta nonviolenta davanti alla sede della Leonardo SpA di Brescia. I manifestanti fermati, appartenenti ai movimenti Extinction Rebellion, Ultima Generazione e Palestina Libera, sono stati denunciati per reati come “radunata sediziosa”, “imbrattamento” e “manifestazione non preavvisata”, mentre alcuni di loro sono stati colpiti da provvedimenti restrittivi come i fogli di via obbligatori, misura che li obbliga a lasciare la città. Alcune attiviste hanno inoltre denunciato trattamenti umilianti da parte delle forze dell’ordine, con perquisizioni invasive riservate esclusivamente alle donne. Il presidio, che ha paralizzato per alcuni minuti l’entrata e l’uscita dell’azienda, era stato organizzato per denunciare il legame tra crisi climatica, industria bellica e conflitti internazionali, con un focus particolare sul genocidio in corso in Palestina.

I manifestanti, incatenati davanti alla sede dell’azienda, hanno richiamato l’attenzione sull’implicazione di Leonardo, il colosso italiano della difesa e dell’aerospazio controllato per un terzo dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, nella fornitura di supporto militare a Israele. Nel corso della protesta, gli attivisti hanno ricordato che, come appurato da alcune recenti inchieste giornalistiche, Leonardo – i cui profitti sono lievitati dall’ottobre 2023 – ha fornito dopo lo scoppio del conflitto in Palestina materiale tecnico per gli aerei da addestramento israeliani, nonostante il governo italiano abbia sostenuto l’opposto. I manifestanti hanno inoltre evidenziato come l’industria bellica non solo uccida direttamente, ma aggravi la crisi climatica attraverso le ingenti emissioni provocate dalla produzione di armamenti.

Il presidio è stato però interrotto immediatamente con l’arrivo della Polizia, a bordo di cinque volanti. Gli agenti hanno subito prelevato gli attivisti, che sono stati condotti in questura, mentre sul posto sono giunti anche i Vigili del fuoco, i Carabinieri e la Polizia locale. «Nonostante si trattasse di una manifestazione completamente pacifica e tutti i partecipanti avessero fornito i propri documenti identificativi, le forze dell’ordine hanno deciso comunque di condurre le persone in questura e trattenerle in stato di fermo, in contrasto con quanto previsto dall’articolo 349 del codice di procedura penale», hanno denunciato in una nota gli attivisti, sottolineando che l’articolo in questione «stabilisce che il trasferimento negli uffici di polizia può avvenire solo nel caso in cui non sia possibile identificare le persone sul posto». Per giustificare il trasferimento in questura, hanno riferito gli attivisti, nel verbale è stato fatto riferimento «ai reati di resistenza a pubblico ufficiale (art. 337), oltraggio a pubblico ufficiale (art. 341-bis) e rifiuto di fornire indicazioni sulla propria identità personale (art. 651), nonostante fossero stati forniti tutti i documenti e nessuno avesse opposto resistenza». Inoltre, si legge ancora nella nota «si è appreso che molte delle persone identificate come donne sono state costrette a spogliarsi e a eseguire piegamenti sulle gambe, trattamento non riservato alle persone di sesso maschile».

«Leonardo è la prima produttrice bellica europea e contribuisce alla morte di migliaia di persone nei conflitti in corso e nel genocidio in Palestina – ha dichiarato una delle attiviste presenti alla protesta nel corso del presidio -. È necessario interrompere questa complicità e riconvertire le risorse investite nella guerra per affrontare la crisi climatica e garantire un futuro migliore». Nel comunicato in cui hanno dettagliato le motivazioni e gli obiettivi della loro azione dimostrativa, gli attivisti hanno inoltre rilanciato l’appello contro il DDL Sicurezza, chiedendo al presidente Mattarella di non promulgare una legge che, a loro avviso, reprime il diritto alla protesta e limita le libertà democratiche. «Di recente il Presidente ha dichiarato di aver promulgato leggi che non condivideva – si legge nel documento –. Anche questa legge non è condivisibile in un Paese democratico e siamo sicuri che anche il Presidente sia conscio di ciò. Il governo di un paese democratico deve ascoltare le ragioni di coloro che protestano, non arrestarli». Il disegno di legge si trova ora all’esame delle commissioni del Senato, i cui lavori riprenderanno questa settimana.

[di Stefano Baudino]

Ti è piaciuto questo articolo? Pensi sia importante che notizie e informazioni come queste vengano pubblicate e lette da sempre più persone? Sostieni il nostro lavoro con una donazione. Grazie.

L'Indipendente non riceve alcun contributo pubblico né ospita alcuna pubblicità, quindi si sostiene esclusivamente grazie agli abbonati e alle donazioni dei lettori. Non abbiamo né vogliamo avere alcun legame con grandi aziende, multinazionali e partiti politici. E sarà sempre così perché questa è l’unica possibilità, secondo noi, per fare giornalismo libero e imparziale. Un’informazione – finalmente – senza padroni.

Articoli correlati

4 Commenti

  1. Ormai siamo diventati uno stato di polizia, con le istituzioni che fanno da gendarme e si servono di “dipendenti” che non solo obbediscono ad ordini ma fanno anche peggio andando contro i diritti umani, democratici e civili…. Ma questo non da adesso e non con l’ultimo governo, anche prima ne avevamo avuto ampia e peggiore dimostrazione durante gli anni della presunta pandemia

  2. Essere della Forza dell’ordine non vuol dire dimenticare di avere rispetto della persona e identificare il male sempre in chi ti sta d’avanti.
    Forse si dimenticano che questi ragazzi giovani che si espongono in prima persona sono per lo più molto acculturati (fanno quello che gli adulti non riescono e non sanno più fare), sensibili e coscienti di quello che fanno e non hanno nulla a
    che fare con organizzazioni criminali.
    Riguardo al DDL Sicurezza, la società civile si sta prostando e non ci sono risposte efficaci.
    Possibile che il pensiero generale creda che reprimendo il dissenso le cose vadano meglio?
    Non vedo luminari che si siano fatti avanti a difendere questi atti dimostrativi diretti e franchi, sì forse noi tutti ci siamo abituati alla contestazione perbenista e aderiamo alla contestazione e al dissenso in una comoda poltrona con una bella tastiera (pfuii, che rischio).

Iscriviti a The Week
la nostra newsletter settimanale gratuita

Guarda una versione di "The Week" prima di iscriverti e valuta se può interessarti ricevere settimanalmente la nostra newsletter

Ultimi

+ visti