Israele e Hamas sono «sulla soglia» del raggiungimento di un accordo per il cessate il fuoco a Gaza. A dirlo è il presidente uscente degli Stati Uniti, Joe Biden, dopo analoghe dichiarazioni da parte di diplomatici della Casa Bianca: «Nella guerra tra Israele e Hamas, siamo sull’orlo della realizzazione di una proposta che avevo illustrato nei dettagli mesi fa», ha annunciato Biden, mentre un funzionario informato sui negoziati ha parlato di una «svolta decisiva» avvenuta durante la notte. Secondo il funzionario, il testo dell’accordo, che prevede un cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi, è stato consegnato dal Qatar a entrambe le parti. Nel frattempo, comunque, l’esercito israeliano non ha fermato la propria aggressione nella Striscia: solo ieri, lunedì 13 gennaio, a partire dall’alba, gli attacchi israeliani hanno ucciso almeno 58 palestinesi in tutta Gaza, a cui vanno aggiunte altre 12 persone uccise nelle prime ore di oggi, mentre l’assedio israeliano del nord di Gaza ha superato la soglia dei 100 giorni.
Nelle ultime ore si parla di un cessate il fuoco imminente nella Striscia di Gaza. L’accordo, secondo i funzionari statunitensi, potrebbe arrivare entro questa settimana. I negoziati si sono svolti a Doha e hanno coinvolto figure chiave come i capi delle agenzie di intelligence israeliane Mossad e Shin Bet, oltre al primo ministro del Qatar, e a inviati dei presidenti Joe Biden e Donald Trump. Secondo le notizie diffuse dai media, nella serata di ieri i mediatori hanno consegnato a Israele e Hamas la bozza finale dell’accordo per porre fine alle aggressioni israeliane a Gaza. L’agenzia di stampa Reuters cita un anonimo funzionario della Casa Bianca che avrebbe detto che i negoziati sarebbero in fase avanzata e prevederebbero un primo scambio di prigionieri. Il notiziario saudita Asharq ha pubblicato una lista, che un funzionario di Hamas avrebbe confermato all’emittente NPR, di 34 ostaggi che l’organizzazione sarebbe pronta a liberare in cambio di un «indeterminato numero di prigionieri palestinesi e del ritiro parziale da Gaza». La lista comprende cinque donne soldato, cinque donne civili, due neonati e 22 uomini, tra cui i due cittadini israelo-americani Sagui Dekel-Chen e Keith Siegel.
I funzionari di entrambe le parti, pur non confermando la presenza di una bozza finale, hanno riferito di progressi. La delegazione di Hamas a Doha ha rilasciato una dichiarazione dopo un incontro con l’emiro del Qatar, Sheikh Tamim bin Hamad Al-Thani: «I negoziati su alcune questioni fondamentali hanno fatto progressi e stiamo lavorando per concludere presto ciò che resta». Anche il ministro degli Esteri israeliano, Gideon Saar, ha detto ai giornalisti che si starebbero facendo progressi, affermando che «la situazione sembra parecchio migliore rispetto alle precedenti». Secondo Reuters, questa mattina dovrebbero continuare i colloqui tra i mediatori «per finalizzare i dettagli rimanenti», mentre il sito di informazione Axios ha parlato con tre funzionari anonimi degli USA, che hanno riferito che «oggi il segretario di Stato Tony Blinken presenterà un piano», in fase di lavorazione dallo scorso ottobre, «per ricostruire e governare Gaza dopo la guerra tra Israele e Hamas». Altre conferme che i negoziati sarebbero a buon punto sono arrivate dal consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, Jake Sullivan, che è stato uno dei primi a esporsi pubblicamente.
Secondo un inviato in Palestina per l’emittente qatariota Al Jazeera, Tareq Abu Azzoum, che in questo momento si trova a Deir el-Balah, nell’area centrale della Striscia, «mentre i negoziati per il cessate il fuoco avanzano, i residenti di Gaza esprimono un miscuglio di emozioni tra ottimismo e profondo scetticismo. Hanno sopportato più di 15 mesi di guerra implacabile e sono ansiosi che venga annunciato un cessate il fuoco. Tutti seguono attentamente gli sviluppi». Lo stesso giornalista, tuttavia, riporta che nelle ultime ore gli attacchi non si sono fermati: «Qui a Deir el-Balah abbiamo sentito forti esplosioni per tutta la notte. Gli attacchi hanno raso al suolo una casa e hanno preso di mira un bar nella parte occidentale della città. È stato confermato che almeno otto civili sono stati uccisi». La situazione sembrerebbe analoga a Khan Younis, «dove testimoni riferiscono che un’altra casa è stata rasa al suolo», uccidendo una donna e alcuni bambini, mentre nel Governatorato di Nord Gaza, sotto assedio da 100 giorni, «le nostre fonti confermano che la portata delle operazioni militari si sta intensificando di minuto in minuto».
In generale. dall’escalation del 7 ottobre, l’esercito israeliano ha ucciso direttamente almeno 42.289 persone, anche se secondo uno studio della rivista scientifica The Lancet, i morti diretti in questo momento ammonterebbero a oltre 64.000. La stessa rivista ha inoltre pubblicato una dettagliata analisi in cui sostiene che, considerando gli effetti indiretti del conflitto come l’interruzione dei servizi sanitari, la mancanza di acqua potabile e servizi igienici, il numero delle vittime potrebbe superare le centinaia di migliaia di persone, come peraltro affermato da una lettera di medici volontari nella Striscia.
[di Dario Lucisano]