martedì 21 Gennaio 2025

I primi 42 decreti presidenziali annunciati da Donald Trump

Alle 18:00 (ora italiana) di ieri, lunedì 20 gennaio, è iniziata la cerimonia di insediamento di Donald Trump. Dopo un discorso di circa mezz’ora, il nuovo presidente degli Stati Uniti ha firmato, come da tradizione, i suoi primi ordini esecutivi per dare avvio al programma politico che guiderà il prossimo quadriennio del Paese. Trump ha promesso una stretta per quanto riguarda l’immigrazione clandestina e la messa in sicurezza dei confini, dichiarando lo stato di emergenza alla frontiera meridionale col Messico, inviandovi l’esercito, e designando i cartelli del narcotraffico come organizzazioni terroristiche; il presidente ha firmato ordini per fare uscire gli USA dagli accordi di Parigi e dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, e ha annunciato ufficialmente la messa in atto della politica America First, specialmente in ambito commerciale; ha rilanciato le politiche energetiche incentrate sul fossile per contrastare la neoistituita “emergenza energetica” del Paese e ha varato numerosi altri provvedimenti su temi cari al proprio elettorato. Tra ordini e revoche, all’insegna del MAGA (Make America Great Again), Trump ha mosso i primi passi per realizzare la sua agenda politica, inaugurando la 47esima presidenza degli Stati Uniti.

Nelle sue prime ore da presidente, Trump ha firmato un totale di 42 ordini esecutivi, tra cui rientrano 78 provvedimenti di revoca, sulle questioni più disparate. Uno dei temi maggiormente toccati è quello del contrasto all’immigrazione clandestina e della promozione della politica America First. Trump ha firmato un ordine per escludere il diritto d’asilo per le persone appena arrivate alla frontiera meridionale e per sospendere il programma di ammissione dei rifugiati «fino a quando l’ulteriore ingresso di rifugiati negli Stati Uniti non sarà in linea con gli interessi del Paese». Per contrastare l’arrivo di migranti, Trump ha dichiarato l’attraversamento irregolare del confine emergenza nazionale, mossa che gli consente di sbloccare più finanziamenti per contrastare il fenomeno senza passare dall’approvazione del Congresso. Sempre secondo i suoi ordini esecutivi, il nuovo modello di gestione dovrebbe imporre ai migranti di attendere al confine che la loro richiesta venga esaminata da un giudice per l’immigrazione. Trump ha inoltre varato un ordine per designare i cartelli del narcotraffico e altre organizzazioni come organizzazioni terroristiche straniere.

In ambito migrazioni e America First Policy, Trump ha cominciato a muovere i primi passi per abolire lo ius soli. Essendo tuttavia tale diritto costituzionale, non è chiaro come il presidente intenda negare l’accesso alla cittadinanza per nascita. Il presidente è poi tornato ad accanirsi su Cuba, annullando l’ordine di Biden che escludeva il Paese tra gli sponsor del terrorismo, e, come promesso nel corso dell’ultima conferenza stampa, ha cambiato il nome al Golfo del Messico in Golfo d’America. Revocate, inoltre, le sanzioni ai coloni israeliani in Cisgiordania. Sul fronte interno, Trump ha varato diversi regolamenti relativi alle assunzioni federali e perdonato circa 1.500 persone coinvolte nell’assalto al Congresso del 6 gennaio 2021. Il presidente ha firmato diversi ordini contro la comunità LGBT, cancellando i programmi federali di diversità e inclusione, rimuovendo le protezioni per le persone transgender nelle carceri federali e promulgando un regolamento che riconosce solo due generi.

Alcuni degli ordini più importanti firmati da Trump sono quelli relativi alle politiche commerciali, energetiche e ambientali. In ambito commerciale, il presidente ha gettato le prime basi per l’imposizione di dazi sui prodotti esteri, incaricando le agenzie federali di avviare un’indagine sulle pratiche commerciali estere, con particolare attenzione a Cina e Canada. Trump ha poi richiesto una valutazione della fattibilità della creazione di un “Servizio delle entrate esterne” per riscuotere tariffe e dazi, nonché una revisione completa della base industriale e manifatturiera degli Stati Uniti. Le questioni di ambiente ed energia, invece, sono spesso intersecate. Trump ha ritirato gli USA dagli accordi di Parigi, il patto internazionale per combattere il cambiamento climatico, dichiarato un’emergenza nazionale sull’energia, così da sbloccare più fondi in modo analogo a quanto fatto per il tema dell’immigrazione clandestina, e aperto l’Alaska a più trivellazioni.

Riguardo ad ambiente ed energia, il presidente ha anche gettato le basi per revocare diverse norme introdotte dal suo predecessore. In cima alla lista appare il divieto di trivellazione sui 625 milioni di acri di acque federali recentemente promosso da Biden. Questo divieto è seguito dalle norme interne sulle auto, gli elettrodomestici, i programmi di giustizia ambientale e dai regolamenti che impongono restrizioni all’uso di combustibili fossili. Trump ha infine ordinato il riavvio delle revisioni dei nuovi terminali di esportazione per il gas naturale liquefatto e l’interruzione delle concessioni delle acque federali per i parchi eolici offshore.

[di Dario Lucisano]

Ti è piaciuto questo articolo? Pensi sia importante che notizie e informazioni come queste vengano pubblicate e lette da sempre più persone? Sostieni il nostro lavoro con una donazione. Grazie.

L'Indipendente non riceve alcun contributo pubblico né ospita alcuna pubblicità, quindi si sostiene esclusivamente grazie agli abbonati e alle donazioni dei lettori. Non abbiamo né vogliamo avere alcun legame con grandi aziende, multinazionali e partiti politici. E sarà sempre così perché questa è l’unica possibilità, secondo noi, per fare giornalismo libero e imparziale. Un’informazione – finalmente – senza padroni.

Articoli correlati

Iscriviti a The Week
la nostra newsletter settimanale gratuita

Guarda una versione di "The Week" prima di iscriverti e valuta se può interessarti ricevere settimanalmente la nostra newsletter

Ultimi

+ visti