Al terzo giorno di tregua a Gaza, la guerra silenziosa in Cisgiordania riesplode con nuova violenza. Questa mattina, le forze dell’IDF, insieme allo Shin Bet e alla Border Police, hanno lanciato l’Operazione “Muro di Ferro”, attaccando il campo profughi di Jenin, uno dei bastioni della resistenza palestinese in Cisgiordania. Al momento si contano nove morti e almeno 40 feriti in quello che appare già come uno degli attacchi più sanguinari degli ultimi mesi, destinato a durare diversi giorni. Droni ed elicotteri Apache militari sorvolano i cieli di Jenin, sganciando bombe e sparando con armi pesanti in varie zone della città e del campo profughi. Numerosi cecchini, appostati sui tetti, prendono di mira chiunque si muova per le strade del campo, mentre i militari assediano sia l’ospedale al-Amal che l’ospedale governativo di Jenin. Tra i feriti si contano anche tre medici e due infermiere, mentre un gruppo di paramedici ha rischiato di essere colpito da due missili che hanno centrato un sito vicino a dove stavano operando all’interno del campo profughi. Le forze militari bloccano tutti gli accessi al campo, impedendo alle ambulanze di raggiungere i feriti. Anche i giornalisti denunciano gravi difficoltà a svolgere il proprio lavoro a causa delle restrizioni e delle azioni dell’IDF.
L’obiettivo dichiarato dell’operazione sarebbe quello di «sradicare il terrorismo» e rafforzare la sicurezza, prevenendo attacchi in «Giudea e Samaria». Si tratta dei termini biblici, e in buona sostanza coloniali, con i quali i politici israeliani sono soliti chiamare – rivendicandone la sovranità – i territori della Cisgiordania occupata, che secondo le Risoluzioni ONU è parte dello Stato di Palestina. «Oggi il concetto di sicurezza in Cisgiordania sta cambiando, dopo Gaza e il Libano, come parte dei nostri obiettivi più ampi per eliminare il terrorismo nella regione», ha dichiarato il Ministro delle Finanze, Bezalel Smootrich. Il movimento Jihad Islamico Palestinese ha condannato l’attacco israeliano definendolo un «atto brutale e barbaro», descrivendolo come il risultato del fallimento di Israele nel raggiungere i suoi obiettivi a Gaza. Secondo il movimento, l’operazione rappresenta un tentativo disperato di salvare la coalizione di governo guidata da Netanyahu. «L’obiettivo è quello di disturbare l’atmosfera di gioia tra la popolazione della Cisgiordania, che ha costretto Israele a rilasciare un gran numero di prigionieri», si legge nella dichiarazione del movimento.
Hamas ha invocato una mobilitazione generale contro quella che ha definito la «diffusa aggressione dell’occupazione» a Jenin, esortando a sostenere i combattenti della resistenza per affrontare l’esercito israeliano. Nel comunicato stampa, Hamas ha anche espresso sorpresa – forse con tono ironico – per il comportamento dell’Autorità Palestinese (ANP), che si è ritirata dalle vicinanze del campo di Jenin proprio all’inizio dell’operazione militare israeliana, dopo un assedio durato più di 48 giorni. È infatti consuetudine che la polizia dell’ANP scompaia durante gli assedi dell’esercito israeliano.
Le Brigate di Jenin e le forze dell’ANP avevano raggiunto un accordo di tregua la settimana scorsa, dopo gli attacchi aerei israeliani che avevano provocato 12 vittime in soli due giorni. L’assedio della polizia palestinese era stato interrotto. Tuttavia, meno di una settimana dopo, è iniziata una nuova operazione, seguita da un assedio israeliano.
Jenin è la città della Cisgiordania che ha subito il maggior numero di vittime: almeno 245 morti dal 7 ottobre a oggi, su un totale di circa 866 in tutta la regione. Le strade e gran parte delle infrastrutture del campo profughi rimangono gravemente danneggiate a causa dei ripetuti raid militari.
La violenza di Israele in Cisgiordania continua ad aumentare. In tutto il territorio si sono registrati numerosi attacchi da parte di coloni contro civili e proprietà palestinesi, oltre a decine di arresti effettuati dalle forze dell’IDF. Solo questa notte, con la protezione dell’esercito, i coloni hanno incendiato case, automobili e negozi nella città di al-Funduq e devastato 150 alberi di ulivo a Masafer Yatta. Arresti di massa sono stati segnalati ad Azzun e Beit Furik.mNel frattempo, Donald Trump, appena tornato alla presidenza, ha firmato un ordine esecutivo per revocare le sanzioni contro i coloni israeliani in Cisgiordania. «L’abolizione delle sanzioni ai coloni estremisti li incoraggia a commettere altri crimini contro il nostro popolo», ha dichiarato il ministero degli Esteri palestinese in un comunicato. Intanto, droni militari sorvolano i cieli di Tulkarem, segno che la guerra in Palestina è tutt’altro che finita. E la Cisgiordania è nel mirino.
[di Moria Amargi, corrispondente dalla Palestina]