venerdì 24 Gennaio 2025

L’Italia continua ad aumentare i sussidi alle industrie dannose per l’ambiente

Per il 2022 il Ministero dell’Ambiente ha censito 55 Sussidi Ambientalmente Dannosi (SAD), i quali hanno pesato complessivamente sulle casse dello Stato per 24,2 miliardi di euro. Tenendo fede alle sole valutazioni ministeriali, si tratta del 15% in più rispetto al 2021. In mancanza di una definizione condivisa a livello internazionale di questi sussidi, le stime sono però molto variabili. Per lo stesso anno, il Fondo monetario internazionale stima per l’Italia 63 miliardi di dollari, mentre Legambiente arriva perfino a 94,8 miliardi di euro. Ad ogni modo, attraverso il PNRR, è previsto un taglio di almeno 2 miliardi entro dicembre 2026 e la definizione di un calendario per ridurre i sussidi di ulteriori 3,5 miliardi entro il 2030.

I SAD sono agevolazioni, incentivi o benefici economici concessi da governi o enti pubblici che, direttamente o indirettamente, favoriscono attività, prodotti o comportamenti che hanno un impatto negativo sull’ambiente. Questi sussidi possono manifestarsi sotto forma di esenzioni fiscali, sovvenzioni dirette, prezzi agevolati, riduzioni di tariffe o altri meccanismi che sostengono settori o pratiche inquinanti. Nella maggior parte dei casi si tratta di agevolazioni fiscali per l’uso di petrolio, carbone o gas naturale, come la riduzione delle accise sui carburanti fossili. Nella categoria rientrano però anche gli incentivi per l’uso di fertilizzanti e pesticidi in agricoltura, quelli alla pesca a strascico e gli gravi fiscali per il carburante utilizzato nei trasporti marittimi e aerei. I dati rilasciati dal dicastero guidato da Pichetto Fratin si riferiscono al 2022 poiché, per motivi ignoti, il Governo Meloni aveva smesso di aggiornare il Catalogo dei sussidi dannosi per l’ambiente così come previsto dalla legge n.221 del 28 dicembre 2015. Secondo tale norma, il Catalogo andava aggiornato ogni anno con relativa relazione alle Camere. Dopo un lungo e ingiustificato silenzio, e solo sotto la spinta del PNNR, l’esecutivo è quindi tornato ad aggiornare la lista dei sussidi statali alle attività dannose per la natura e il clima. «Nell’ambito del processo di revisione del PNRR per consentire l’integrazione degli obiettivi del RePowerEu – ha spiegato lo stesso ministro – è stata approvata la riforma che pone un primo obiettivo di riduzione dei SAD al 2026 e un percorso di ulteriore graduale riduzione fino al 2030, a seguito di un’ampia consultazione con le parti interessate».

Ad ogni modo, i dati più aggiornati per i SAD italiani sono quelli dell’associazione ambientalista Legambiente, la quale è da sempre attiva nel loro monitoraggio a livello nazionale. Secondo il rapporto del Cigno Verde redatto lo scorso anno, nel 2023 i SAD hanno toccato quota 78,7 miliardi di euro. Una cifra pari al 3,8% del Pil nazionale, in calo rispetto alle stime della stessa associazione per il 2022. Una tendenza – specificano – legata però alla riduzione delle risorse stanziate per far fronte all’emergenza energetica negli anni passati. Guardando nel dettaglio il documento, i SAD italiani risultano suddivisi in 119 voci. Tra i settori più interessati, al primo posto si conferma quello energetico con 43,3 miliardi di euro, segue il settore dei trasporti (12,45 miliardi di euro), il settore edilizia (18 miliardi di euro), il comparto agricolo e della pesca (3,2 miliardi di euro) e infine canoni, concessioni e rifiuti (1,6 miliardi di euro). A livello globale, le cose non vanno meglio. Secondo un’analisi dell’organizzazione Earth Track, in tutto il mondo, nel 2023 si sono spesi almeno 2,6 mila miliardi di dollari all’anno in sussidi che alimentano il riscaldamento globale e distruggono l’ambiente. L’aumento è di oltre 800 miliardi di dollari rispetto al 2022.

[di Simone Valeri]

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