lunedì 27 Gennaio 2025

Rimpatri scenici e soldati alle frontiere: è iniziato il piano anti-migranti di Trump

A soli quattro giorni dall’insediamento del presidente Trump, il programma di deportazione di migranti è iniziato. L’operazione è stata annunciata con un post su X condiviso dalla stessa Casa Bianca, in cui l’amministrazione presidenziale mostra un’immagine che ritrae nove migranti incatenati in fila indiana mentre salgono su un aereo militare. «Promesse fatte, promesse mantenute. I voli di deportazione sono iniziati», si legge in sovraimpressione sulla foto, in riferimento alle dichiarazioni del presidente durante la campagna elettorale. L’appariscente operazione ha interessato circa 150 migranti provenienti dal Guatemala, rispediti nel loro Paese di origine a bordo di due voli militari separati. I piani della Casa Bianca prevedono di rimpatriare migliaia di persone, e di annullare il programma di accoglienza dei migranti in fuga dell’era Biden. Per farlo, il presidente ha già mosso i primi passi per rafforzare il confine con il Messico, inviandovi truppe militari e annunciando uno stato di emergenza nazionale, con l’obiettivo di  portare avanti una tanto drastica quanto vistosa operazione di repressione dell’immigrazione.

La scenica operazione ha destato parecchio clamore, sia tra i sostenitori di Trump che tra i suoi critici. La natura tanto d’impatto della foto suggerisce che, almeno in questo primo momento, l’intento primario sia proprio quello di fare rumore: per quanto sia stata delineata una bozza del programma di rimpatri, infatti, non è ancora chiaro quanto costerà, quante persone coinvolgerà, come verranno deportate, né se i Paesi di origine saranno disposti ad accoglierle. In questi giorni, i media stanno parlando di una prima fase che dovrebbe interessare circa 5.000 migranti, ma il piano intero potrebbe arrivare a coinvolgere centinaia di migliaia di persone: se dovesse prevedere un volo militare ogni 80 individui, il programma risulterebbe particolarmente oneroso. A sottolineare la possibile natura propagandistica di questi primi interventi di Trump, arriva anche il decreto con cui il presidente ha abolito lo ius soli; l’ordine risultava più che altro di natura simbolica perché essendo il diritto di cittadinanza per nascita garantito dalla Costituzione, non era possibile che potesse venire confermato senza passare da una revisione della Carta fondamentale. Esso, infatti, è già stato sospeso.

Le operazioni di rimpatrio, inoltre, non sono così austere e lineari come l’immagine dei migranti incatenati potrebbe far pensare. Mentre i 160 detenuti erano in volo verso il Guatemala, sembrerebbe che il Messico abbia rifiutato un’analoga richiesta di atterraggio da parte dell’amministrazione statunitense. La fallita operazione di rimpatrio verso il Paese confinante è stata citata da diversi media e confermata in almeno due occasioni da funzionari anonimi tanto degli USA quanto del Messico, ma non è apparsa su fonti ufficiali. La questione messicana è probabilmente quella per cui Trump, sin dai suoi primi decreti presidenziali, si è mosso in maniera più celere e decisa: il primo giorno di lavori, il tycoon ha firmato un ordine per escludere il diritto d’asilo per le persone appena arrivate alla frontiera meridionale e uno in cui dichiara l’attraversamento irregolare del confine con il Messico un’emergenza nazionale, sbloccando così più finanziamenti per contrastare il fenomeno senza passare dall’approvazione del Congresso. Il presidente ha inoltre varato un ordine per designare i cartelli del narcotraffico e altre organizzazioni come “organizzazioni terroristiche straniere” e ha inviato 1.500 soldati al confine per «sigillare la frontiera».

Parallelamente, il presidente si è mosso per fermare la piattaforma di accoglienza promossa dalla precedente amministrazione Biden. Il programma, introdotto all’inizio del 2023, consentiva ai migranti provenienti da Cuba, Nicaragua, Haiti e Venezuela di volare negli Stati Uniti se soddisfacevano alcuni criteri. I migranti che entravano nel programma potevano restare fino a due anni, a meno che non trovassero altri modi per restare a lungo termine. Secondo il New York Times, alla fine dello scorso anno, più di 500.000 migranti erano entrati nel Paese grazie a questa iniziativa. Trump ha inoltre bloccato il funzionamento della piattaforma su app per gestire gli appuntamenti con CBP One, anch’essa lanciata da Biden.

[di Dario Lucisano]

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